Dawn Brower

Tutte Le Signore Amano Coventry


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rispose Abigail. Aveva altre idee ed aveva bisogno che sua sorella si occupasse di altro. “Penso che sia tempo che tu trovi un partner per ballare”. Circondò Belinda con un braccio e la spinse verso le due donne che era stata ad ascoltare. “Salve”, le salutò. “Io sono Abigail e questa è mia sorella Belinda.” Odiava presentarsi. Non le piaceva la gente in generale ed avrebbe preferito di molto essere a casa- da sola. Ma era per sua sorella e, beh, anche per se stessa ad essere onesta. Voleva parlare all’uomo misterioso ed ottenere qualche informazione su di lui. Valutare da sola se valeva la pena sognarci sopra.

      Le due signore avevano la stessa espressione perplessa sul volto. La bellezza dai capelli scuri recuperò per prima la compostezza. “Io sono Lady Matilda Emerson”, le informò. Accidenti. Aveva dimenticato di usare i loro titoli completi quando si era presentata. Abigail era terribile in queste cose…”E questa è mia cugina, Lady Carolyn Westwick.”

      “E’ un piacere conoscervi.” Belinda sorrise ad entrambe. Il suo accento scozzese veniva fuori mentre parlava. Almeno aveva una bella voce…”Siamo nuove in città.” Probabilmente se ne erano accorte…Abigail trattenne un sospiro e lasciò che sua sorella continuasse. “Vi piacerebbe venire a farci visita? Siamo talmente inesperte di tutto ed avremmo bisogno di qualche saggio consiglio”.

      Bene…Forse sua sorella sapeva esattamente come affrontare la situazione. Le signore forse avrebbero pensato che fosse un bel modo di guidarle nella ragnatela che la città tesseva. C’erano così tante cose che potevano o non potevano essere fatte, da rendere difficile stare dietro a tutte.

      Lady Matilda guardò sua cugina, poi di nuovo Abigail e Belinda. “Sarebbe meglio se voi veniste da noi.” Poi diede loro l’indirizzo. Raggiunto uno scopo, ce n’erano ancora tanti da compiere. Alla fine tutto sarebbe andato bene. Belinda avrebbe trovato un marito e Abigail sarebbe potuta tornare a casa. Non c‘era niente a Londra per lei.

      L’uomo che aveva attirato la sua attenzione precedentemente era tornato a farsi vedere, lei si mordicchiò un labbro e girò la testa dall’altra parte. Non era per lei.

      “Oh”…sospirò Lady Carolyn. “Eccolo di nuovo. E’ così irraggiungibile- pensi che ballerà stasera?”

      “Probabilmente no”, disse Lady Matilda. La sua voce era piena di ammirazione per l’uomo misterioso. “Lord Coventry non balla. Mi chiedo perché abbia seguito Lord e Lady Harrington stasera. Ha sempre una ragione per partecipare ad un ballo anche se non ho mai saputo nei dettagli quando lo faccia. Mio fratello me ne ha già parlato. Qualcosa riguardo un club…”

      Più imparava riguardo Lord Coventry- evviva, finalmente aveva un nome da dare alla sua persona- più si sentiva intrigata. Era tornato nella sala da ballo, quindi sarebbe stato difficile trovarlo da solo. Qualsiasi chance avesse avuto, era svanita quando lui era ricomparso- ma non voleva dire che lei avesse rinunciato. Prima o poi avrebbe avuto una conversazione con lui e allora, soltanto allora, avrebbe potuto valutare il suo valore.

      Abigail si vantava di essere un buon giudice del carattere di una persona.

      Tre gentiluomini si avvicinarono e, prima che lei avesse la possibilità di chiedere a Lady Matilda o a Lady Carolyn di approfondire i loro precedenti commenti, le due furono trascinate sulla pista da ballo, seguite da sua sorella. La lasciarono da sola sul bordo della pista, L’unica vera tappezzeria nel mazzo…Abigail sospirò e decise che lasciare la sala era la cosa migliore per lei. Non voleva che qualcuno provasse pietà per lei. Forse sarebbe andata nella stanza riservata alle signore o in biblioteca. Avrebbe potuto trovare un libro da leggere fino alla fine del ballo. Ora che sua sorella aveva trovato un partner per ballare, sarebbe stata occupata per il resto della serata. Tutti quei signori che l’ avevano guardata di nascosto, non sarebbero rimasti lontani adesso…

      Rassegnata a passare la serata da sola, uscì e non si guardò indietro. Anche se avrebbe voluto. Non per controllare sua sorella, ma per dare un’ultima occhiata a Lord Coventry, tuttavia aveva dell’orgoglio e non avrebbe ceduto alla tentazione che la stava quasi consumando.

      CAPITOLO 2

      Charles avrebbe desiderato non essere costretto a partecipare a quel maledetto ballo. Odiava uscire in società, a meno che non fosse necessario. Sfortunatamente, era importante che lui fosse presente. C’era un lord in carica che voleva attirare al club. Fino a quel momento non era riuscito a localizzarlo, ma c’era da aspettarselo. Il conte di Shelby era una canaglia ancora peggiore di quanto Charles potesse affermare di essere. La moglie di Shelby era morta dopo avere avuto una figlia e lui annegava i dolori nel brandy e nelle donne. Non aveva nemmeno guardato suo figlio o sua figlia per almeno un anno. George pensava che, se avessero invitato Shelby a far parte del club, avrebbero potuto guidarlo su una strada diversa. Il club era qualcosa di più di un covo di peccati. Era anche un posto in cui un uomo poteva trovare un posto comodo se ne aveva bisogno, e ciò non indicava sempre la morbidezza del seno di una donna, anche se quello non guastava.

      Charles ridacchiò piano a quell’ultimo pensiero. Non gli sarebbe dispiaciuto trovare una donna calda e disponibile a condividere il suo letto dopo il ballo. Doveva trovare Shelby e velocemente. Poteva quasi sentire tutti gli sguardi di quelle donne. Senza dubbio stavano tutte progettando di metterlo in trappola, almeno per quanto riguardava un ballo. Charles non ballava con nessuna. Ciò faceva venire delle idee alle altre. Le affascinava se era necessario e, sfortunatamente, ciò avveniva spesso durante gli eventi mondani. Di tanto in tanto doveva frequentarle, quindi faceva del suo meglio per non alienarsene nessuna.

      “Coventry”, lo chiamò una profonda voce maschile. Si girò ed incontrò lo sguardo di Lord Dashville. I suoi capelli neri erano un po’ spettinati, ma aveva un ampio ghigno sul viso. Era da un po’ che non vedeva il suo amico.

      “Dash”, disse lui e poi sorrise. “Come stai? Ho saputo che hai un figlio”.

      “Sì”, l’altro sorrise radioso. “Lo abbiamo chiamato Oliver come il mio bisnonno. Stavo per andare al club per vederti ma, con mia grande sorpresa, ho sentito che eri qui. Cosa ti porta al ballo dei Loxton?”

      Trovare Lord Dashville al ballo era una benedizione che non si era aspettato. George avrebbe dovuto stare con sua moglie per la maggior parte dell’evento, ma la moglie di Dashville sarebbe rimasta a casa subito dopo la nascita del figlio “Hai visto il Conte di Shelby?”

      “In verità, sì”. Guardò oltre le sue spalle verso una fila di porte. “Stava dirigendosi verso la biblioteca, penso per qualche incontro. Era brillo da quanto ho potuto vedere. Ondeggiava un po’ mentre camminava.”

      Coventry trattenne un sospiro. Avrebbero avuto molto da fare se lo avessero accettato nel club. Era meglio che Harrington sapesse quello che lo aspettava, perché avrebbero dovuto far tornare sobrio il conte, prima di poter anche solo discutere i dettagli del club con lui. Essere perverso e conte normalmente era un bonus, ma Shelby avrebbe avuto bisogno di raddrizzare la propria vita prima che loro gli concedessero l’ammissione. Non concedevano la chiave di accesso al club a cuor leggero.

      “Non devo supporre che tu sia disposto ad aiutarmi con lui?”

      “Diventerà il vostro nuovo membro?” Dashville non poteva fare parte del club perché era sposato. A un certo punto lungo il cammino avevano ammesso solo i conti nel club, ma quella non era stata la loro intenzione originale. Dashville era un marchese. Se non fosse stato fidanzato nel momento in cui il club aveva aperto, sarebbe stato invitato a farne parte. Non lo mandavano via se gli succedeva di presentarsi al club. Era più probabile che non avesse l’accesso completo e che fosse portato direttamente nell’ufficio di Harrington. Quello era il modo in cui trattavano i non membri che sapevano veramente che il club esisteva.

      “Lo stiamo prendendo in considerazione. Harrington pensa che possa essere salvato.” Charles fece un profondo respiro e poi disse, “Non ne sono così sicuro. Spero di sì perché sarebbe una vergogna perdere un uomo con un tale potenziale. Prima che sua moglie morisse, prometteva così bene. Ora è il peggior depravato di Londra.”

      “Pensavo che quel titolo spettasse a te.” Dashville diede una pacca sulla spalla a Charles e ridacchiò.

      L’altro guardò l’amico e sogghignò. “In qualche modo mi ha superato. Anche