Amy Blankenship

Mai Sfidare Il Cuore


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rispetto a Hyakuhei e i suoi demoni. Si accigliò e si mise alla ricerca di sopravvissuti.

      «Se si è disturbato a distruggere questo villaggio, vuol dire che qui è nascosto un frammento del cristallo.» disse preoccupato.

      «Dobbiamo aiutarli.» disse Suki mentre camminava accanto a Kamui, poi si chinò per controllare un bambino che piangeva e sembrava tutto solo.

      Toya chiuse gli occhi per quella scena familiare mentre il suo sangue ribolliva. Hyakuhei era in possesso di quasi tutti i pezzi del talismano e non gli importava delle vittime lasciate lungo il cammino… dopotutto, aveva ucciso il suo stesso fratello. E ora i guardiani stavano cercando di proteggere Kyoko da quell’assassino.

      Se Hyakuhei avesse trovato tutti i pezzi del cristallo, sarebbe stato in grado di entrare nel mondo di Kyoko, portando con sé molti demoni. Non potevano permettere che ciò accadesse. Toya sentì un brivido freddo lungo la spina dorsale e capì che qualcosa non andava.

      “Kyoko”, la parola riecheggiò nella sua mente come un avvertimento.

      «Voi due, rimanete qui a dare una mano. Io vado a controllare Kyoko.» disse, correndo nella direzione da cui erano venuti. Sapeva che qualcosa non andava… lo sentiva dentro di sé. Non avrebbe mai dovuto lasciarla senza protezione, non con i demoni di Hyakuhei così vicini. Non riusciva a scrollarsi di dosso la paura di perdere l’altra metà del proprio cuore.

      «Non gli permetterò di toccarti!» gridò mentre correva per raggiungere Kyoko e salvarla dal pericolo.

      Capitolo 3 “Il bacio della gelosia”

      Kyoko era diretta verso la sorgente calda, si sentiva stanca e dolorante, e non vedeva l’ora di rilassarsi nell’acqua. Inciampò su una roccia e si chiese se avrebbe impiegato settimane per riprendersi dalla sbornia di una sola sera.

      «Maledizione! … Oh, adesso parlo come Toya.» disse con una risatina.

      Shinbe la seguiva in silenzio, sbirciando da dietro gli alberi. Dovette trattenere una risata quando la sentì paragonarsi a Toya. Era bello sapere di non essere l’unico del gruppo a parlare da solo, se lui era pazzo, allora insieme erano una coppia perfetta.

      Arrivando finalmente alla sorgente, Kyoko rovistò nel suo zaino. Trovando ciò di cui aveva bisogno, sistemò i suoi articoli da bagno sulla riva. Si spogliò velocemente e si adagiò nell’acqua fumante. «Ah, che bello.» disse chiudendo gli occhi, poi si massaggiò le gambe per allentare la tensione. Soddisfatta, si distese e si rilassò completamente.

      Shinbe era appoggiato a un albero e osservava affascinato quel suo rituale quotidiano. Era aggraziata e pura… improvvisamente si sentì di nuovo in colpa per quello che aveva fatto. Si voltò di spalle e si portò una mano al petto, sentendo un dolore che lo attanagliava.

      Non avrebbe dovuto trovarsi lì… non era stato onesto. Lei lo avrebbe odiato quando avrebbe scoperto che cosa le aveva fatto. Si accigliò mentre il peso sul petto aumentava. Tuttavia, non riuscì a resistere all’impulso di voltarsi di nuovo. Sospirò con desiderio mentre la guardava galleggiare in acqua.

      «È molto meglio della vasca moderna che ho a casa.» disse Kyoko guardandosi intorno. Sembrava una piscina nascosta, era un posto davvero tranquillo e appartato. Alberi e piccoli arbusti circondavano la sorgente, dandole assoluta privacy. “Quella roccia sporgente sarebbe l’ideale per prendere il sole.” pensò sorridendo.

      Canticchiò allegramente mentre galleggiava, poi decise di proseguire con il lavaggio “purificatore”. S’insaponò i capelli e si chinò sott’acqua per risciacquarli, emerse e ripeté l’operazione. Poi, prima di uscire dall’acqua, ripulì i vestiti con la speranza che si asciugassero in fretta.

      Avvicinandosi furtivamente, Shinbe la osservava da un cespuglio a pochi metri di distanza. Ammirò le sue curve… era bellissima, come una dea emersa dalle acque. Kyoko si legò un asciugamano al petto e ne avvolse un altro attorno ai capelli, mentre iniziava ad asciugarsi.

      Shinbe l’aveva spiata in segreto molte altre volte, ma non era mai rimasto così a lungo per assistere alla parte finale, arrivava sempre qualcuno a cercarlo prima che lei finisse. Sospirò mentre Kyoko faceva scorrere lentamente l’asciugamano sulle gambe. Il dolore gli fece stringere i denti quando lei indossò i sottili indumenti che le coprivano i punti più preziosi. Si sforzò per non percorrere la poca distanza che li separava e raggiungerla.

      All’improvviso si udì uno scricchiolio dal lato opposto. Kyoko si bloccò, e sia lei che Shinbe si concentrarono per sentire altri rumori. Si sentì un altro ramo spezzato, questa volta da un cespuglio vicino. Shinbe la vide avvicinarsi al cespuglio, brandendo l’asciugamano come se fosse uno scudo.

      «Ok, Shinbe! Lo so che sei tu, vieni fuori… così posso darti un ceffone!» esclamò Kyoko, e guardò il cespuglio in attesa… Shinbe aveva la fama di guardone, e poi era l’unico rimasto alla capanna, perciò… . Il cespuglio si mosse appena. «So che sei lì e, quando Toya scoprirà che mi stavi spiando, probabilmente ti ucciderà. Per non parlare di Suki, sono sicura che non le dispiacerà picchiarti.».

      Il cespuglio si mosse di nuovo e una zampa nera, lunga e appuntita, sbucò dai rami contorti.

      «Ma che cos’è?» esclamò Kyoko, mettendosi a correre proprio mentre un enorme demone-scorpione usciva allo scoperto. Corse verso i suoi vestiti e il suo zaino, in cui teneva la balestra.

      «Kyoko! Stai giù!» gridò Shinbe, sbucando dai cespugli con un grosso ramo in mano. Lo lanciò verso il demone, che lo vide arrivare e lo bloccò con una zampa, facendolo volare in aria. Il ramo atterrò ai piedi di Kyoko, proprio mentre lei si chinava per prendere la balestra… quel colpo l’avrebbe stesa.

      Shinbe corse verso di lei e prese il ramo. Alzando un sopracciglio, la guardò e sorrise, «Ho l’impressione che sei un po’ troppo svestita per combattere con un demone.». Il suo sorriso si allargò quando vide la sua espressione, che si trasformò subito in orrore…

      Sentendo un brutto presentimento, Shinbe si voltò facendo oscillare il ramo proprio mentre lo scorpione si scagliava su di loro. Lo colpì a una zampa, ma la creatura lo infilzò in un fianco, sbalzandolo in aria. Il sangue di Shinbe si raggelò mentre lo scorpione si avvicinava alla sacerdotessa.

      Sapeva che quella creatura posseduta percepiva il suo potere. Doveva fare subito qualcosa, perciò decise di usare i propri poteri telecinetici per sollevare una roccia, e la scagliò più forte che poté, sorridendo quando colpì lo scorpione alla testa.

      Il demone urlò e si girò, lanciando un’occhiataccia al guardiano ferito. Shinbe si sforzò per rialzarsi da terra quando la creatura si scagliò di nuovo su di lui. Rotolò appena in tempo per puntare la punta affilata del ramo. I suoi occhi brillarono mentre sussurrava un incantesimo per ammorbidire la carne dura del mostro.

      Kyoko, in preda al panico, gridò il nome di Shinbe mentre il demone si fiondava su di lui. Era successo così rapidamente che quasi non aveva avuto neanche il tempo di sbattere le palpebre. Il demone saltò verso a Shinbe e, un attimo dopo, l’estremità del ramo gli fuoriuscì dalla testa, con il sangue nero che grondava sul terreno. La creatura si contorse, poi cadde esanime addosso al guardiano.

      «Shinbe!» gridò di nuovo Kyoko. Corse verso di lui, vedendo tutto quel sangue che si riversava a terra. Sperava che non fosse anche il suo, ma era difficile da capire perché l’enorme scorpione lo aveva travolto quasi completamente, lasciandogli libero soltanto il viso. Shinbe aveva gli occhi chiusi e, per un momento, il cuore le si fermò per il terrore.

      Lui percepiva ancora il terrore di Kyoko e, qualunque fosse la causa, doveva distruggerla. Cercando di lottare contro il dolore, aprì gli occhi e la trovò lì a fissarlo, bianca come un fantasma. Il cuore iniziò a battergli forte quando si rese conto che era terrorizzata per lui. Ma era vivo e quel terrore iniziò a svanire, facendogli riscaldare il sangue.

      Con voce roca le disse: «Kyoko, per favore, aiutami… a togliermelo di dosso.». Si sforzò per spingere via la bestia morta, ma le sue braccia rimasero intrappolate per il peso. Pur essendo posseduta, quella creatura non avrebbe dovuto pesare così tanto, né avere una tale resistenza. Restrinse lo sguardo, percependo un frammento del cristallo molto vicino e