Amy Blankenship

Mai Sfidare Il Cuore


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mentre tornavano alla capanna.” rifletté Shinbe.

      Sennin era l’anziano proprietario della capanna in cui si fermavano quando rimanevano nei pressi del santuario. Aveva badato a Suki e il fratello da solo dopo che sua moglie era stata uccisa dai demoni durante un attacco al villaggio. Suki era troppo piccola per ricordarsi di sua madre, la migliore cacciatrice umana di demoni in tutto il regno.

      Per la gente del villaggio Sennin era una specie di sciamano, ma i guardiani sapevano chi era davvero. Era un maestro nel lanciare incantesimi e sapeva molte più cose della maggior parte degli umani del regno. Shinbe sorrise tristemente mentre vedeva il vecchio avvicinarsi.

      «Perché quell’aria triste, Shinbe?» gli chiese Sennin, squadrandolo con i suoi occhi stanchi. Il guardiano ametista si comportava in modo strano ultimamente… e non era una cosa da sottovalutare perché, a suo parere, tutti i guardiani erano un po’ strani per natura.

      Shinbe si alzò mentre si avvicinavano, come se stesse aspettando loro invece di litigare con Toya.

      Suki guardò la statua dietro di lui e gli chiese: «Kyoko è già tornata a casa?».

      Lui la fissò senza espressione e rispose: «Sì, se n’è andata.».

      Kamui smise di cercare da mangiare nel cestino e guardò suo fratello, con il sorriso che svanì per lasciare posto alla preoccupazione. «E perché se n’è andata?» gli chiese. Poi gli venne in mente qualcosa e, restringendo lo sguardo, aggiunse: «Che cos’ha fatto Toya, stavolta?».

      Shinbe gli mise una mano sulla spalla per tranquillizzarlo, sapeva che anche Kamui odiava quando Kyoko tornava nel suo mondo. «Va tutto bene, tornerà presto.» o almeno così sperava.

      Suki sembrava turbata, Kyoko era tornata quella notte e non aveva avuto neanche la possibilità di parlare con lei, se non per qualche istante al mattino. «Gli ha lanciato l’incantesimo?» gli chiese.

      Shinbe la guardò e sorrise, «Credo proprio di sì. Adesso non è di buonumore.».

      «Immagino. Sai per cosa hanno litigato, stavolta?» gli chiese Sennin restringendo lo sguardo, mentre si dirigeva verso la capanna. Suki lo seguì e Kamui riprese a rovistare nel cestino. Shinbe pensò a come rispondere alla domanda e disse: «Secondo voi a Toya serve un motivo per sgridarla?», poi scrollò le spalle, sperando che nessuno percepisse il suo senso di colpa.

      Toya era seduto ai piedi di un albero non lontano dalla capanna e aveva sentito la loro conversazione. Aveva sentito anche la risposta di Shinbe e gli venne voglia di ridurlo in poltiglia ma, a pensarci bene, era meglio non raccontare quello che era successo. I suoi occhi emanavano scintille argentate mentre ripensava al bacio. Decidendo di tacere per il momento, si appoggiò all’albero e chiuse gli occhi, fingendo di dormire.

      «Toya, sei sveglio?» disse Sennin.

      Lui lo ignorò, non gli doveva niente.

      L’uomo fece una pausa, poi aggiunse: «L’hai fatto di nuovo. Non potevi aspettare che lei rimanesse ancora un po’?».

      Toya si sporse in avanti e gli lanciò un’occhiataccia: «Sta’ zitto, tu. Non sai neanche di cosa stai parlando.», poi si alzò di scatto e si diresse verso la foresta.

      Shinbe sospirò di sollievo, temeva che Toya gli avrebbe detto di quel bacio innocente e che lui avrebbe dovuto dargli una spiegazione. “Ho detto ‘innocente’?” si chiese mentalmente, sentendo un peso sullo stomaco. Se era così “innocente”, perché continuava a pensare a quanto fossero morbide le labbra di Kyoko? Gemette a quel pensiero ed entrò nella capanna.

      Kaen, amico dei guardiani, meglio descritto come uno “spirito di fuoco”, apparve davanti a Kamui sorridendo. Spesso lo aiutava con l’allenamento ed era molto protettivo nei suoi confronti durante la battaglia. Il fatto che potesse trasformarsi in un drago era utile… rendeva l’allenamento molto più intenso. Iniziarono a lottare fuori dalla capanna, e Sennin e Suki si scambiarono un’occhiata.

      Lei scrollò le spalle ed entrambi entrarono nella capanna. Shinbe era sdraiato di spalle su una stuoia, con un braccio sotto la testa. Lo guardarono ma nessuno dei due disse nulla sul suo umore depresso. Suki accese il fuoco mentre Sennin preparava il cibo per la cena.

*****

      Toya era rimasto lontano dalla capanna per tutto il giorno, finché il sole non era iniziato a calare. Si avvicinò in silenzio mentre sentiva Sennin e Suki che parlavano a bassa voce. Il suo udito di guardiano captò ogni parola sussurrata dalle loro labbra.

      «Pensi che sia malato?» chiese Suki preoccupata mentre guardava Shinbe, che stava ancora dormendo.

      «Non ha mangiato nulla.» rispose Sennin mentre puliva le ciotole.

      «Spero davvero che non si stia ammalando. Senza l’aiuto di Kyoko, domani avremo bisogno di lui per cercare i frammenti.» disse Suki, poi scrollò le spalle e srotolò il suo materassino. «Quando si sveglia gli preparo una tisana alle erbe.» aggiunse.

      Sennin non pensava che fosse malato perché i guardiani avevano un’elevata immunità alle malattie umane. In realtà, non ne aveva mai visto uno ammalarsi. Doveva esserci qualcos’altro.

      Poi pensò al frammento del cristallo e il suo sguardo s’incupì. Da quando la gemma era andata in frantumi, le schegge erano finite ovunque e quasi sempre nelle mani sbagliate. Un demone debole che ne possedeva uno diventava forte e molto pericoloso. L’esercito malvagio di Hyakuhei sembrava crescere di giorno in giorno e, ultimamente, Sennin aveva sentito il male avvicinarsi.

      Toya era fuori dalla capanna, indeciso se entrare o no, quando si sentì nominare.

      «Chissà per cosa si è arrabbiato Toya al punto da far andare via Kyoko.» disse Suki sbadigliando.

      Sennin annuì: «Spero che abbia imparato la lezione. Abbiamo bisogno di lei quanto dei guardiani.».

      Suki si sedette sul materassino e aggiunse: «Beh, non gli ci vuole molto per farla arrabbiare. Scommetto che le ha detto qualcosa sul fatto che si era ubriacata.». Si voltò per guardare Kamui quando sentì la sua risatina, poi afferrò un pettine e glielo lanciò dritto in testa, «Pensavo che stessi dormendo!».

      Sennin rise mentre si dirigeva verso la porta, «Buonanotte, Suki… Kamui.».

      Toya era ancora lì fuori, aveva dimenticato che Kyoko si era ubriacata. Bene, non avrebbe avuto bisogno di dire cos’era successo davvero… anche se sarebbe stato bello mettere Shinbe nei guai con Suki. Si sarebbe arrabbiata così tanto che lo avrebbe picchiato per un secolo.

      Saltando sull’albero, Toya rise all’idea, sapendo che suo fratello non avrebbe mai reagito per fermarla.

      Capitolo 5 “Gelosia pericolosa”

      Kyoko era triste, non faceva che pensare a Shinbe, Toya e quello stupido bacio. Era sdraiata sotto le coperte, completamente sveglia, e rifletteva sul desiderio di essere baciata da entrambi. Da una parte c’era Shinbe, il guardiano pervertito che flirtava con tutte le ragazze che incontrava. Avrà avuto parecchie donne, eppure il solo pensiero del suo bacio la faceva quasi svenire.

      Dall’altra c’era Toya, che la sgridava per le sciocchezze e cercava sempre di controllare ogni sua mossa. A volte, però, era molto dolce. Lo erano entrambi. Kyoko affondò la testa nel cuscino e sospirò. Che strano, di solito prima di dormire pensava soltanto a Toya, mentre da un po’ di tempo c’era Shinbe nei suoi pensieri. “Shinbe…” si addormentò dormendo sognandolo di nuovo.

*****

      Shinbe si svegliò madido di sudore nel cuore della notte, aveva fatto un altro sogno. Gemette mentre si alzava. Perché continuava a pensare a lei? Stava diventando matto. Si guardò intorno per assicurarsi che Suki e Kamui dormissero ancora. Sgattaiolando in silenzio, uscì dalla capanna e fece un respiro profondo guardando il cielo. In quel momento notò Toya che lo fissava dall’albero proprio di fronte alla capanna.

      «Che c’è?» gli chiese; non voleva litigare in quel momento, ma il modo in cui l’altro lo stava fissando era irritante.

      Toya annusò l’aria e ringhiò, percependo l’eccitazione di suo fratello, «Che stai facendo?».

      Shinbe