Dawn Brower

Cuori Svelati


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domanda. Claire non ne aveva idea. Sembrava fare progressi. La sua attitudine stramba lo aveva tirato su appena, e faceva gli esercizi e svolgeva le attività che gli aveva suggerito la dottoressa. Voleva prendersi cura di sé stesso ed essere nuovamente indipendente.

      L’idea di avere Claire attorno tutto il giorno lo faceva incazzare—fra lei, la dottoressa, ed il fiume di infermiere che invadevano il suo spazio, l’uomo faceva fatica a trovare un momento per sé. Era un concetto che non aveva problemi ad esprimere ogni volta che tali soggetti incrociavano il suo cammino.

      Claire amava il suo lavoro. Se lo studio legale avesse dovuto chiudere avrebbe dovuto trovare una nuova occupazione, e dubitava che ogni nuovo lavoro che sarebbe stata in grado di trovare sarebbe stato al livello dell’attuale che aveva. Non ci pensava troppo. Dani non sarebbe dovuta restare inattiva tanto quanto Matt, il quale aveva molto da superare causa la sua vista. Non che la ferita di Dani non fosse seria, ma poteva svolgere qualche minima attività da casa. Il che, senza dubbio, era la ragione per la quale voleva restare aggiornata—compito che Claire era felice di eseguire. Le faceva piacere di avere un po’ di tempo con il suo capo. Forse avrebbe ricevuto qualche consiglio su come gestire Matt ed il suo pessimo carattere.

      “Non so. È…” Come spiegarlo ad Amy? “Matt vuole stare meglio, ma non sta riacquistando la vita velocemente come vorrebbe. Sta facendo progressi nel muoversi senza aiuto, e ci si sta abituando”. Si lamentava con ogni passo del cammino. La sua crescente indipendenza gli aveva concesso un po’ di spazio vitale, per brevi momenti in cui poteva essere lasciato da solo, ottenendo preziosi istanti lontano dagli altri. Aveva cominciato a pentirsi di aver accettato a trasferirsi da lui. “Anche con i progressi che fa, il suo ritorno allo studio è lontano almeno diverse settimane”.

      “Non riesco a credere a cos’è successo in questo ufficio…” le venne la pelle d’oca. “Ero qui quando è arrivato—se avessi saputo…” Amy si accigliò. “Forse non avrebbe sparato alla Signora Brosen”.

      Claire non riusciva a comprendere come Amy credesse che avrebbe fatto la differenza, ma dubitava che qualsiasi cosa avrebbe fatto la ragazza avrebbe aiutato. Forse anche lei sarebbe rimasta ferita. Era meglio che non fosse stata presente quando il Signor Nettles aveva attaccato Dani. Nessuno poteva sapere che cosa sarebbe successo. Era così semplice guardare al passato e pensare, “Avrei potuto fare così…” ma in realtà non c’era modo di tornare indietro e cambiare il risultato di una situazione.

      Nessuno al mondo non aveva qualcosa nella propria vita che avrebbe voluto cambiare. Sarebbe un disastro di proporzioni epiche se al mondo venisse data l’opportunità di rifare qualcosa. Tristemente, in molte situazioni, nessuno prometteva che la vita sarebbe stata semplice. Nessuna quantità di desideri avrebbe reso il mondo una specie di utopia in cui esiste la perfezione. Anche nei momenti peggiori si trovava della bellezza. Gli uni non potevano esistere senza gli altri. Amy poteva pensare che avrebbe potuto cambiare qualcosa, e forse se le fosse stata data l’opportunità l’avrebbe fatto, ma era improbabile.

      “Non pensarci. Non si può tornare indietro, ed è andato tutto bene. Con il tempo le cose torneranno alla normalità. Ci vorrà un po’ per fare in modo che le cose ritornino al modo in cui siamo abituati” Claire sorride affettuosamente. “Se chiama qualcuno fatti riferire a meno che non sia importante. Ho deciso che sarò più produttiva senza interruzioni”.

      Amy annuì. “Dubito che qualcuno chiamerà. Dovrebbe essere una giornata tranquilla”.

      Claire si diresse verso il suo ufficio e si sedette alla scrivania. L’accolsero una pila di documenti ed il pacco di cui aveva parlato Amy. Il carico di lavoro stava aumentando, ma nessun avvocato era disponibile per accettare i casi o presentarsi in tribunale. Poteva preparare tutte le mozioni, fare le dovute ricerche, e diffondere tutte le citazioni di giudizio che voleva. Niente di tutto ciò avrebbe avuto senso fino a quando almeno uno dei suoi capi sarebbe rientrato in studio. Un assistente legale non era abilitato a fare di più di preparare i documenti per un avvocato. Quindi non aveva scelta, e dovette continuare il lavoraccio in modo che sarebbe stato tutto pronto quando uno di loro avrebbe ripreso a lavorare. Le cose sarebbero state relativamente più facili quando tale compito sarebbe stato completato, ed almeno se i documenti fossero stati completi avrebbero potuto proseguire con un certo numero di casi.

      Claire guardò la scatola e pensò…perché non aprirla? Che cosa potrebbe essere? Si armò di un tagliacarte e recise il nastro che la sigillava, poi estrasse la scatola di un regalo. Era di un viola metallico con un brillante fiocco rosa legato sulla parte superiore. Claire sciolse il nodo e lo gettò da parte, poi alzò il coperchio della scatola. Estrasse della carta dello stesso colore della scatola, e poi trovò una camicia da notte bianco candido. “Che diamine?” Chi le manderebbe qualcosa del genere? Quando trovò una nota la lesse velocemente. “Un perfetto indumento setoso da notte per la mia perfetta Claire. Non vedo l’ora che tu l’indossi per me la prossima volta che ci vedremo” Non era firmata.

      Inquietante. Gettò il biglietto nella scatola e lanciò la stessa a terra. Non avrebbe nemmeno pensato alla scatola se non l’avesse trovata sulla sua scrivania.

      Estrasse il cellulare dalla borsetta e cliccò il pulsante a lato. Per forza nessuno l’aveva chiamata. Il dispositivo era spento. Quante chiamate perse aveva? Premette nuovamente il pulsante ed il telefono si accese, facendo comparire diversi messaggi sullo schermo. La maggior parte di essi provenivano da sua madre e suo fratello, ma uno era di Dani. Ignorò quelli della sua famiglia e rispose a Dani. Carter e sua madre potevano aspettare, specialmente sua madre. Rachel Jackson aveva le idee molto chiare su ciò che era accettabile e che cosa no. Reese, sua sorella minore, era schierata dalla parte positiva della lista. Niente che Claire faceva era al pari di sua sorella. Era quasi come se tutte le sue scelte fossero elencate nella colonna delle inaccettabili. Non voleva sentire una filippica sulle sue colpe e sui successi della sorella. Almeno una volta a settimana sua madre li elencava con un’efficienza che Claire avrebbe apprezzato—se non fosse stata l’argomento di discussione.

      Il suo telefono squillò. Rispose e sospirò. Era sua madre. Quindi non fu in grado di tenerla in sospeso per troppo a lungo. Le conveniva togliersi questo arduo compito per poter lavorare in pace—accettò la telefonata portandosi il dispositivo all’orecchio. “Pronto, Madre”.

      “Perché mi ha ignorata?” domandò sua madre con fare deciso. “È tutto il giorno che ti chiamo”. Un’esagerazione, ma era qualcosa in cui sua madre eccelleva.

      Claire alzò gli occhi al cielo e fece del proprio meglio per controllare il sarcasmo che voleva prevaricare su di lei. “Sono impegnata. Lavoro per vivere. Di che cosa hai bisogno?”

      “Ah. Non iniziare a fingere che tu abbia troppo da fare”. La voce di sua madre era madida di disgusto. “So che entrambi i tuoi capi sono riusciti a farsi mutilare, ergo sono inutili e lo saranno per almeno due settimane. Che cosa avrai mai da fare per nessuno per cui lavori?”

      Claire prese un respiro profondo e contò mentalmente fino a dieci prima di rispondere. Strinse i denti, e quando non funzionò, ricominciò da capo. Come poteva una persona essere così dannatamente senza cuore? Dani e Matt erano entrambi quasi morti! Sua madre era una professoressa al college locale, ed insegnava sociologia. Avrebbe dovuto importarle, o no? “Qualcuno deve mantenere attivo lo studio per quando ritorneranno. Ho molti documenti da completare”. Non avrebbe dovuto spiegarsi a sua madre, ma doveva dirle qualcosa o non avrebbe proseguito con la conversazione. “Perché hai chiamato?”

      “Hai parlato con Carter?”

      Era una nuova tattica. Carter solitamente non era il motivo per il quale sua madre la chiamava. Che cos’aveva fatto suo fratello? Era il suo secondo preferito—in realtà c’era pochissima differenza fra lui e Reese. Dipendeva dalla giornata e che successi erano riuscivi a conquistare. Carter era il figlio perfetto con un difetto discernibile: lavorava come detective per il Dipartimento di Polizia di Envill. Era un po’ troppo un impiego da operaio per i gusti di sua madre, ma aveva perdonato la sua scelta di carriera perché almeno lui aveva avuto abbastanza ambizione per salire di livello nel suo campo di scelta. Claire, d’altro canto non stava avanzando rispetto alla posizione in cui si trovava. Non c’era posto per lei più in alto,