Dawn Brower

Cuori Svelati


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dei figli così ingrati”.

      Santo cielo, stava giocando ancora quella carta? Sua madre era molto audace. Era la donna più severa ed irritante al mondo. Crescendo, Claire ed i suoi fratelli non avevano potuto respirare senza che la loro madre imponesse delle regole. Il modo in cui li controllava faceva arrossire il modo in cui volano gli elicotteri. C’era da sorprendersi se tutti loro si erano ribellati in qualche modo? Carter era entrato nell’arma di Polizia, Claire era diventata un’assistente legale, facendosi beffa dell’occupazione di avvocato, e Reese, beh, Reese era perfetta e faceva tutto ciò che diceva la mammina. La sua ribellione era stata la scelta della specializzazione. Aveva frequentato medicina ed era diventata un dottore, ma non aveva intrapreso il ramo che desiderava sua madre. Aveva scelto pediatria invece di neurologia.

      “Forse Carter è impegnato”. Era il detective principale dell’arma e stava per essere promosso a luogotenente. “Sta chiudendo il caso Andersen Nettles a senza dubbio sta investigando su altri casi”. Non aveva idea di cosa facesse suo fratello ogni giorno, ma doveva essere preso da qualcosa.

      “Se lo sentissi…”

      Il suo telefono prese a vibrare, quindi mise sua madre in attesa. Il telefono vibrò appena al suo orecchio quindi l’allontanò per guardare lo schermo. Sorrise quando lesse il messaggio da parte di Carter, e soppresse una risata.

      Emergenza. Non posso andare a cena da mamma. Inventati qualcosa e mi sdebiterò. Ti spiego dopo.

      “Scusami, ero distratta. Puoi ripetere ciò che hai detto?” Claire rispose al messaggio assicurandosi che suo fratello sapesse di doverla ripagare quando avrebbe chiesto un favore. “Ho ricevuto un’email che attendevo da un cliente”.

      “Certo” borbottò sua madre. “Ho bisogno che tu venga a cena. Dì a Carter che deve esserci anche lui. Tua sorella ha una grande notizia da darci e festeggeremo. Ho invitato alcune persone”.

      Aveva tutto improvvisamente senso. Quelle persone sarebbero state lì per uno scopo. Carter non doveva spiegare niente. La loro madre voleva che i due uscissero con le persone che aveva invitato a cena, poiché cadevano nella sezione delle accettabili. Claire non aveva bisogno dell’aiuto di sua madre per trovare un uomo. Non c’era da sorprendersi se suo fratello stava evitando le sue telefonate.

      “Mi spiace ma ho un altro impegno. Anche Carter. Mi sta aiutando con un progetto a casa di Matt”.

      Anche lui avrebbe aiutato, accidenti. Avevano entrambi una buona ragione per evitare la cena. Matt doveva uscire da casa. Vi si era rinchiuso per troppo tempo—forse sarebbero potuti andare a trovare Dani o qualcosa del genere. Qualsiasi cosa piuttosto che ciò che sua madre aveva programmato. Avrebbe preferito farsi fare una devitalizzazione piuttosto che trascorrere del tempo con sua madre.

      “Annullalo. È troppo importante”.

      “Mi dispiace, non posso”. Anche se potesse non lo farebbe. “È l’unico giorno in cui io Carter siamo liberi per farlo”.

      “Che cosa c’è di così importante per cui hai bisogno di tuo fratello?”

      A volte si domandava se fosse stata scambiata alla nascita. Sua madre era cosi esigente e ridicola. “Non posso parlartene adesso. Ne parleremo più tardi. La mia scrivania è ricoperta di documenti che richiedono la mia attenzione”. Non avrebbe fornito nessuna informazione poiché sua madre le avrebbe analizzate minuziosamente.

      “Ti conviene trovare un modo per venire a cena. È già tutto programmato. Nolan e Reese vengono”. Sua madre chiacchierò per altri istanti con Claire prima che quest’ultima la congedasse. “Ci sei ancora? Lascia stare, devo andare. Chiamami quando avrai annullato il tuo impegno”. Sua madre riagganciò senza aspettare che Claire l’avesse sentita. Il che non la soprese nemmeno un po’.

      Se le fossero serviti altri motivi per non andare a cena da sua madre quel sabato, la presenza di Nolan sarebbe stata sufficiente. Nolan Pratt era la rovina della sua esistenza, e l’ultimo uomo a cui aveva permesso di distruggere il suo cuore. Era il serpente che l’aveva tradita con l’ultima persona che lei aveva potuto considerare—sua sorella. Sua madre poteva cercare di persuaderla ed anche minacciarla, ma Claire sarebbe stata dannata prima di sedersi a tavola con Nolan. Avrebbe preferito di gran lunga dover gestire il comportamento acido di Matt. Almeno lui aveva un motivo per comportarsi in tal modo, ed a lei importava di lui. Gli altri potevano andare all’inferno. Aveva cose molto migliori da fare.

      CAPITOLO TRE

      Claire parcheggiò l’auto nel vialetto di Dani e poi si voltò per afferrare i documenti che aveva raccolto per l’avvocato. Scese dall’auto e chiuse la portiera dell’auto con il piede. Sospirò e si diresse verso l’ingresso. Una volta raggiunta la porta bussò qualche volta ed attese che qualcuno la fece entrare.

      “Arrivo” udì una voce ovattata dall’interno. Dani aprì la porta e sorrise ampliamente. Indossava un paio di pantaloni della tuta ed una maglietta di cotone. “Oh, bene. Ho bisogno di compagnia. È il lavoro che hai portato per me?” indicò i documenti che Claire reggeva.

      “Esatto. Amy ha detto che hai chiamato”. Claire guardò dietro le spalle di Dani esaminando il corridoio. “Ren è con te?”

      Claire seguì Dani in salotto e posò i documenti sul tavolino da caffè. Sembrava che Dani si fosse trasferita in pianta stabile sul divano. Aveva tutto ciò che le poteva servire nelle immediate vicinanze. Claire diede un’occhiata al sofà ed optò per accomodarsi su una sedia vicina. Non voleva disturbare qualsiasi processo il suo capo aveva intrapreso nel proprio spazio.

      Dani scosse il capo. “Voleva restare, ma l’ho mandato via. Non ho bisogno di un babysitter, e ha altri pazienti che lo necessitano. Lo amo, dico davvero…” si morse il labbro. “Ma mi sta addosso, e a volte mi viene voglia di dargli un pugno. Non fraintendermi, mi rendo conto di essere quasi morta e tutto quanto…”

      “Ma non hai bisogno di un cane da guardia. La tua vita non è finita e vorresti la possibilità di viverla appieno” terminò Claire.

      “Sì, esatto” annuì. “Dopo un po’ si calmerà, almeno lo spero. Abbiamo il resto della vita da trascorrere insieme. Persino la mia famiglia è stata rispettosa e mi ha dato spazio” Dani arricciò il naso. “Non è completamente vero. Sullivan non mi lascia stare. Se non telefona mi viene a trovare a sorpresa. Sto iniziando a domandarmi perché abbia voluto una famiglia”.

      L’esperienza di Claire con la propria famiglia lasciava poco a desiderare. In un certo senso poteva comprendere, ma Sullivan sembrava una brava persona. Potrebbe essere stato diverso se le fosse stato accollato un fratello maggiore che non sapeva di avere. Suo fratello, Carter, non era niente male. Faceva le sue cose e la lasciava in pace. Si aiutavano quando potevano e facevano fronte unito quando sua madre diventava troppo difficile. Più tardi si sarebbe fermata da lui e gli avrebbe raccontato la telefonata di prima.

      “È stato prepotente?” domandò Claire. “Mandalo a quel paese”.

      Dani scoppiò a ridere. “Non glielo direi mai in faccia—complimenterei il suo ego, e non ne ha bisogno—ma è stato bravo. Mi sono persa molto causa Andersen Nettles. È bello sapere che pagherà per ciò che mi ha fatto”.

      A Claire vennero i brividi. Ci era mancato poco che Dani ci rimettesse la vita. Dovevano ancora pulire le macchie di sangue dalla moquette nel suo ufficio. Forse sarebbe stato meglio rimuoverla e sostituirla. Sembrava una buona scusa per ridecorare l’ufficio.

      “Il tuo segreto è al sicuro con me” Claire esalò. “Di che cosa dovevi parlarmi? Amy ha detto che era importante”.

      Dani afferrò un bicchiere d’acqua e ne prese un lungo sorso. Poi lo posò e si appoggiò allo schienale del divano. “Ridurrò le mie ore in ufficio”. Alzò una mano quando Claire aprì la bocca per parlare. “Fammi finire prima di pormi delle domande”.

      Claire annuì. Che cosa voleva fare? Non potevano portare avanti lo studio ed il carico di clienti se Dani avesse ridotto le sue ore all’ufficio. Avrebbe potuto significare meno introiti per lei, e come sarebbe sopravvissuta ad un taglio sulla busta paga?

      “Devo analizzare