Matteo Vittorio Allorio

Lo Spirito Del Fuoco


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cui le due divinità tradite riversarono la loro furia, li investì e il frutto del loro amore nacque maledetto. Venne alla luce un essere potente, spaventoso e maligno, il Trokor. Ashar, che era la suprema autorità, non rimase a guardare e lo sigillò nelle viscere di Naef come monito per le altre divinità. Queste vicende e il male generato portarono il sommo dio del sole a scindere l’enorme pianeta e a crearne dieci più piccoli. Il tempo dei sacri dei, contaminato dall’odio e dai tradimenti, era giunto al termine. Con uno sforzo enorme, racchiuse gli spiriti delle altre divinità tra i vari pianeti per punirli della loro crudeltà. Ma la punizione più grande fu quella di lasciarli a osservare per l’eternità i loro mondi governati dalle creature da loro stessi create. Ashar e Venia, terribilmente affranti, decisero di sacrificarsi e da quel giorno, dei loro due potenti spiriti non se ne ebbe più notizia».

      «Benissimo, davvero affascinante. Adesso mi vuoi spiegare come fai a sapere del mio sogno?»

      Nel sentirlo, Santos trattenne a stento il nervoso ma i rami circostanti tremarono improvvisamente. Non c'era vento.

      Il giovane si guardò intorno spaventato non riuscendo a capire quel che stava accadendo.

      «Come ti dicevo, l’odio generato dallo spirito di Marmorn risvegliò la potente creatura Trokor, che per una coincidenza fatale si ritrovò imprigionato nello stesso pianeta del Re.

      Unendo i loro poteri e la loro malvagità, riuscirono a rompere i sigilli che li tenevano prigionieri e ad aprire un portale che li trasportò in un’altra costellazione a noi sconosciuta.»

      Inconsapevole se più spaventato o spazientito, Jack non riuscì a interrompere quell'immane monologo.

      «Le grandi sacerdotesse del pianeta Numit, hanno predetto che il quinto mese dell’anno del vento la Grande Costellazione verrà ricoperta dalle tenebre e che sarà la fine di tutto…»

      «Basta, finiscila! Non so come tu sappia del mio sogno ma ora non mi interessa».

      Nel vederlo perdere il controllo, Santos gli si avvicinò con l'intento di tranquillizzarlo.

      «Cerca di calmarti. So che hai paura ma devi fidarti di me».

      Jack indietreggiò istintivamente stringendo i pugni.

      «Stai lontano! Io non ho paura!» tuonò isterico.

      Non poteva far trasparire i suoi timori, doveva essere forte, coraggioso. Sospirò tremante e ostentò un finto sorriso.

      «Hai molta fantasia, prova a scrivere un libro. Ti saluto!».

      Lo liquidò Jack. Aveva perso fin troppo tempo e con la fattoria non troppo lontana, non poteva indugiare ulteriormente.

      «Non mi lasci altra scelta Zeno!».

      Santos congiunse le mani alzandole al cielo con occhi severi. Senza pensarci due volte, pronunciò alcune frasi incomprensibili.

      «Sei anche un ballerino?», scoppiò a ridere il ragazzo avviandosi verso la fattoria.

      I rami degli alberi vicini si mossero velocemente facendo volar via alcuni corvi per poi pararglisi davanti.

      Paura.

      Inspiegabilmente, un lungo arbusto lo afferrò per una caviglia sollevandolo a testa in giù.

      «Ma cosa sei? Cosa vuoi da me? Questo è un altro incubo, lasciami stare!» urlò isterico.

      «Forse così comincerai ad ascoltarmi, giovane impertinente!».

      Si avvicinò Santos pienamente soddisfatto sfiorandogli il viso capovolto con la punta del lungo naso.

      Jack, smarrito, non rispose. Collegare quegli irreali eventi, impossibile.

      «Bene, ora che ho la tua attenzione, finisco di raccontarti questa bellissima storiella. Poi, magari, se vorrai il libro lo scriverai tu», lo schernì compiaciuto lo straniero ridendogli in faccia.

      «Le sacerdotesse di Numit hanno anche visto un barlume di speranza in questo oblio, il ritorno dello spirito del grande Ashar, l'unico in grado di salvarci.

      Ora apri bene le orecchie, quello che sto per dirti è vitale».

      «Grazie per avermelo imprigionato giovane astro».

      Una voce penetrante risuonò nel bosco accompagnata da una forte risata maligna.

      Lo sguardo di Santos mutò in un istante e gli arbusti si ritrassero veloci.

      «Prendi, Zeno!», Santos scattò contro un albero lanciandogli un grosso pugnale dall’impugnatura dorata, che però finì tra le foglie davanti ai suoi piedi. Jack, ancora dolorante per la caduta, si sentì svenire.

      Un forte bagliore illuminò la vegetazione e una figura comparve dal nulla.

      «Jack!» urlò l’astro pronto allo scontro.

      Il bagliore e il forte urlo riportarono il ragazzo alla realtà tutto d’un colpo e in preda al panico, raccolse velocemente l'arma senza accorgersene.

      Appena la luce svanì, la figura che gli si presentò davanti fu quella del gobbo. Con gli occhi spalancati e incredulo, Jack arretrò di alcuni metri. Le tempie bruciarono e nessun pensiero riuscì a dargli una spiegazione. Del vecchio impacciato nessuna traccia. Di fronte a lui, un individuo dalle stesse sembianze ma dal corpo diritto e possente.

      I rami si mossero repentini colpendo in pieno la figura facendola volare nel verde circostante.

      «Corri Jack!», si tuffò Santos tra i cespugli pronunciando nuovamente parole incomprensibili.

      Jack restò immobile, solo e spaventato. Poi, un brivido lo percorse lungo tutto il corpo. Un tremore, quello, che lo sbloccò all'istante. Improvvisamente tornò lucido e, senza pensarci, si voltò e iniziò a correre a perdi fiato stringendo forte l'elsa del pugnale. Di pregiate fattezze, l’arma sembrava uscita, come il suo proprietario, da un film hollywoodiano.

      Dopo alcuni minuti senza tregua, scavalcando la fitta vegetazione, rallentò esausto. In quelle condizioni, il suo fisico non si mostrò efficiente come doveva. I duri ed estenuanti allenamenti, a cui si sottoponeva da anni in palestra, sembrarono vani e con i muscoli sempre più dolenti a ogni movimento, la paura si impossessò di lui.

      La macchia verde iniziò gradualmente a diminuire lasciando così spazio agli immensi campi di grano. Sudato e pervaso da forti capogiri, continuò a correre senza fermarsi.

      Santos, ormai troppo lontano.

      Poi, una luce violacea apparve in lontananza davanti ai suoi occhi.

      «Corri Zeno!», sbucò veloce l’astro dagli alberi lontani alla sua destra. «Salta dentro, muoviti!» urlò.

      Jack, nel panico, non seppe cosa fare. Nei suoi timpani, solo più l'assordante rumore del suo affannato respiro. Si girò di scatto.

      Il vecchio aveva ormai raggiunto Santos.

      Dalla rugosa mano esplose una lingua di fuoco che, ignorando l'astro, si diresse verso di lui a gran velocità.

      Era spacciato.

      Ricominciò a correre, non aveva altra scelta.

      Il calore lo stava raggiungendo, sarebbe morto carbonizzato entro pochi secondi. Il cerchio violaceo, ancora troppo distante. Nella speranza che tutto finisse, cadde a terra stremato con gli occhi fissi sull'imminente sfera di fuoco.

      All’improvviso, dal terreno uscirono numerose e alte radici sulle quali, con forza, si abbatté il potente attacco carbonizzandole all'istante.

      «Muoviti Zeno! Non posso bloccarlo per molto».

      Colpito solo dall’onda di calore generatasi, il giovane si fece coraggio e si alzò ricoperto dalle ceneri. Le gambe dolevano ma non poteva assolutamente fermarsi. Strinse i denti richiamando a sé le ultime energie e si lanciò il più velocemente possibile verso la luce. Non sapeva cosa fosse ma non aveva tempo per porsi nessun’altra domanda. Tutto era esploso in una feroce battaglia. Fuoco e terra si stavano fronteggiando dietro di lui in uno scontro senza precedenti. Alle sue spalle, altre radici uscirono prepotenti proteggendogli così la fuga dalla furia del loro aggressore, che con un attacco dopo l’altro aveva ormai devastato la tranquilla e rigogliosa