Matteo Vittorio Allorio

Lo Spirito Del Fuoco


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storie giovanotto!», s’intromise burbero Boris percependo lo stato d’animo dell'amico.

      Senza via d’uscita, Jack iniziò a spogliarsi togliendosi i suoi adorati jeans e la sua inseparabile quanto puzzolente maglietta, per poi vestirsi.

      I due sorrisero compiaciuti nel vedere il cambiamento apportato dagli indumenti. Ora, era un vero abitante della Grande Costellazione.

      Il ragazzo era lì davanti a loro con il capo chino sulle vesti.

      «Come funziona questa strana maglia?» domandò tirandone le corde di canapa da una parte all’altra senza successo.

      «Vieni qui», Santos gli si avvicinò e con fare paterno passò le piccole cime nelle apposite asole quasi invisibili. Così, in pochi secondi, l’utilità di quelle strane cordicelle si manifestò. La larga maglietta grigia dalle lunghe maniche gli si attaccò al corpo stretta dalle corde. Ora l’effetto era totalmente diverso e nel guardarsela indosso, Jack sorrise. Gli piaceva, gli dava quel tocco dark medievale che attribuiva alle sue fantasie quando, con l’amico Max, immaginava mondi lontani.

      «Iniziamo a ragionare», sorrise allungando davanti a sé le braccia per ammirare il cambiamento. Le piccole cordicelle di canapa serpentavano intorno al busto avvolgendosi poi sulle braccia per terminare sui polsi, lasciando liberi solo gli ultimi centimetri della stoffa grigia che, strappata qua e là, gli accarezzava la parte inferiore delle mani. A dargli il tocco finale, lo scollo a v dai bordi tagliuzzati che lasciava scoperta la parte superiore dei piccoli ma definiti pettorali.

      A terra, solo più lo scuro mantello. Lo raccolse entusiasta e, dopo averlo scrutato da cima a fondo, ci si avvolse dentro sentendosi più grande di quel che era, ignorando la secchezza e lo sgradevole odore dei tessuti.

      «Tira su il cappuccio», lo invitò impaziente l’astro.

      Jack ubbidì. Il contatto non fu piacevole. Il tessuto granelloso gli coprì il volto fin sotto il naso e istintivamente, lo tolse infastidito.

      «Non vedo nulla e mi manca l’aria.», si lamentò boccheggiando.

      «Tiralo su…» cantilenò Santos alzando gli occhi al cielo.

      Boris ghignò da sotto la sua lunga e folta barba grigia. Vedere l’amico alle prese con un adolescente era uno spettacolo insolito quanto divertente.

      Jack sbuffò e ubbidì nuovamente. Il fastidio sul viso fu il medesimo e dopo pochi secondi l'aria mancò.

      «Santos non ti sto mentendo, non vedo e non respiro.» reiterò il giovane alzando le braccia.

      «Aspetta!».

      Jack, arreso, annuì. Subito dopo, la secca stoffa davanti al suo volto si sfilò lievemente creando così una fitta rete. Sorpreso, sorrise. Improvvisamente riuscì a vedere e l’aria, fresca e rigeneratrice, iniziò a filtrare tra i filamenti regolandogli il respiro.

      «Fantastico!» esclamò incredulo.

      Davanti agli occhi soddisfatti dei due compagni di viaggio, il giovane terrestre aveva lasciato il posto a una figura irriconoscibile.

      «Perfetto, possiamo andare», tagliò corto Santos stringendo le mani sulla sua cinta. Si vedeva, per quanto volesse nasconderla, la tensione nei suoi gesti.

      «Ma…», il giovane guardò la sacca spostando poi il suo sguardo verso Boris.

      Subito non ci aveva fatto caso ma ora, il dubbio sul come un essere così minuscolo avesse potuto trasportare un peso del genere lo incuriosiva.

      «Insolente!» ruggì il folletto.

      «Magia ragazzo mio, magia», s’intromise Santos sorridendo.

      «Non sai con chi hai a che fare, stolto di un terrestre.», continuò Boris paonazzo.

      «Scusami…», provò a giustificarsi Jack, non aspettandosi una reazione del genere.

      «Mi sottovaluti giovane. Non commettere questo stupido errore. In molti sono caduti sotto la mia forza».

      Santos trattenne a stento una risata. Il suo caro e piccolo amico stava come al solito esagerando. Era nel suo essere, non poteva fare a meno di esaltare le proprie doti e, quando possibile, di intimorire gli altri. Quello, solo uno specchio per le allodole, una maschera che indossava per il proprio piacere.

      «Questa è la prima e ultima volta che tu, piccolo essere mingherlino, ti rivolgi a me con questo tono. In molti sono stati puniti per aver mancato di rispetto al grande Boris, re dei folletti dell’Ovest delle terre di Abram.», continuò il suo piccolo teatrino stringendo i pugni e perdendo leggeri sprazzi di saliva qua e là.

      «Non volevo offenderti»

      «Ma l’hai fatto!» ruggì il re dell’Ovest.

      «Calmati amico mio. Zeno non voleva offenderti ma nel mondo da cui proviene, la magia è assente. Ricordi?», lo guardò l’astro sorridendogli.

      «Già…», si contenne il piccolo essere tirando fuori da sotto le vesti un piccolo bastoncino.

      «Questa è la mia fedele compagna», continuò minaccioso.

      Jack, nel vedere quel minuscolo legnetto lungo meno del suo mignolo, capì che doveva essere una sorta di bacchetta magica o qualcosa di simile.

      «Ne siamo consapevoli e Zeno si scusa per la sua leggerezza.», concluse Santos facendo da paciere.

      Il ragazzo annuì, rivolse nuovamente lo sguardo verso il piccolo folletto e si lasciò scappare un leggero sorriso da sotto il cappuccio. Aveva percepito nelle parole di Boris non la forza e la paura che voleva trasmettergli ma una simpatia particolare. Gli erano bastati pochi minuti al re dell'Ovest per essere capito realmente e il comportamento tranquillo di Santos ne era la prova.

      Per quanto duri e minacciosi, i suoi discorsi cozzavano pienamente col suo minuto e simpatico aspetto, ricordando uno di quei pupazzi presenti nelle slot machine dei luna park. Ovviamente, questo non poteva dirglielo se non voleva mandarlo nuovamente su tutte le furie.

      Gli piaceva e si ripromise di non offenderne più l'orgoglio cercando di conoscerlo meglio.

      I tre raccolsero tutte le loro cose e, aggrappati alla speranza, ripresero il viaggio verso Fati, la città del mercato.

      12

      Il secondo giorno fu meno pesante del primo e la compagnia del folletto si rivelò piacevole. Grazie alle sue storie inverosimili e al suo modo di fare, Jack non ebbe modo di pensare pienamente alla situazione in cui si trovava e al distacco improvviso dai suoi cari. Racconti di draghi, di insetti dalle mille ali e di principesse dalle sembianze gnomiche forti e rudi avevano reso le ore di marcia meno pesanti. Santos aveva ascoltato i racconti alzando gli occhi al cielo nel sentire il piccolo amico rendersi il protagonista di quelle strabilianti vicende. In ogni storia passata, Boris ne usciva sempre come l’impavido e temibile nonché ammaliante re delle terre dell’Ovest. Una sorta di eroe delle popolazioni gnomiche di Abram. Il terrestre si era limitato ad ascoltare immaginandosi ogni scena raccontata. Aveva anche chiesto informazioni ma solo dove i discorsi di Boris si contraddicevano.

      Quando calò la sera, si accamparono vicino a un torrente dalle acque cristalline e accesero un piccolo fuoco. Jack, nel vedere le fiamme apparire dal nulla sui palmi di Santos e schizzare affusolate sulla legna raccolta per poi arderla, ne restò ammaliato.

      «Il controllo degli elementi naturali è la nostra specialità».

      «Il solito sbruffone».

      Boris non si trattenne indicando l'amico dai lunghi arti. Quando si trattava di ricevere meriti e complimenti era il primo ma se doveva farli, il discorso cambiava.

      «La voce della verità», scherzò Santos alzando le spalle.

      I tre si guardarono e in pochi secondi, come se il resto non contasse, scoppiarono a ridere di gusto. Jack sembrò sereno, spensierato. Vederlo così, per il suo protettore fu un enorme sollievo. Era il primo e vero sorriso del terrestre da quando lo aveva incontrato. Ne aveva passate tante, fin troppe, eppure ora era lì, a proprio agio in un altro mondo e di fronte a due creature appartenenti a razze completamente diverse dalla sua.

      Ma