Matteo Vittorio Allorio

Lo Spirito Del Fuoco


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piedi gli bruciavano tantissimo, si fermò.

      Solo allora si accorse di non avere le scarpe. Spostò un po’ più in su lo sguardo e capì che non aveva nessun altro indumento addosso.

      Questo però non lo fermò, doveva trovare Stella. L’imbarazzo, per quanto forte, cedette all'istinto.

      Ricominciò la corsa.

      La voce sembrava più vicina a ogni passo.

      Jack corse ancora più veloce. La milza non doleva più ormai, la fatica era diventata parte di lui, sua amica.

      Il richiamo era assordante. Jack sorrise, avrebbe abbracciato la sua amata e non l’avrebbe più lasciata. Non importava il diluvio, non importava non avere vestiti, in qualche modo si sarebbe coperto. L’unica cosa importante era raggiungerla.

      Le spighe di grano erano sempre più alte, ormai più di lui.

      La pioggia cessò all’improvviso. Tutt’intorno i danni della tempesta. Svariate spighe piegate a forza dalla pioggia galleggiavano spezzate nelle pozzanghere. Con i piedi immersi nel fango, scrutò affannato in ogni dove.

      Jack corse ancora, ormai mancava poco.

      Intravide una candida mano spuntare in mezzo alle spighe. Accelerò e la prese. Il contatto fu flebile.

      Il campo di grano finì improvvisamente. Ora, aveva il vuoto sotto di lui.

      La mano era scomparsa così com’era apparsa.

      Stava precipitando nel vuoto più assoluto.

      Il richiamo della giovane ora si era trasformato in un forte pianto, acuto e assordante.

      Stella singhiozzava e lo chiamava.

      Lui non poté far nulla, se non precipitare.

      Ricominciò a piovere.

      Sotto di sé il vuoto. Voleva urlare.

      Le labbra, serrate come una cassaforte.

      Il suo destino, quello di continuare a cadere per l’eternità in preda al panico nel buio più profondo.

      3

      Il ragazzo aprì gli occhi spaventato alzandosi di scatto con il braccio destro proteso in avanti.

      La maglia indossata, completamente sudata. La testa girava.

      “È stato solo un brutto sogno.” si disse alzandosi dal letto.

      Si guardò attorno spaesato.

      Il suo corpo, provato come se avesse compiuto veramente le fatiche sognate.

      Prese il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e guardò l’ora.

      Era mezzogiorno.

      Sua madre doveva essere già arrivata da più di due ore.

      Strano che non lo avesse svegliato urlandogli contro perché non era andato di nuovo a scuola.

      Decise comunque di non scendere subito.

      Doveva lavarsi, era diventato un tutt’uno con gli indumenti che indossava.

      Entrò nel piccolo bagno della sua camera e levatosi le vesti bagnate, aprì l’acqua per immergersi completamente.

      Era un getto bollente, ma lui non lo sentì. Tra i vapori dell’acqua che in pochi secondi invasero il bagno, ricominciò a pensare a Stella. Quella, la prima volta che gli appariva in sogno.

      Era stranito.

      L’acqua continuava incessante e il corpo era tranquillo.

      Jack guardò il regolatore dell’acqua. Si stupì.

      Di solito si lavava con l’acqua tiepida se non fredda, soprattutto nelle giornate di sole calde come quella. Il caldo non lo sopportava.

      “Si sarà rotto il regolatore.” pensò passandosi le mani tra i folti capelli neri. Restò immobile ancora per diversi minuti, fisso nei suoi pensieri. Chiuse il rubinetto e intorno a lui, i vapori acquei quasi gli impedirono di vedere dove mettere i piedi. Senza accorgersene era rimasto sotto la doccia per più di mezzora. Si sentiva strano. Non sapeva decifrare quel che provava.

      Uscì dalla doccia, si asciugò velocemente e ritornò in camera sua per vestirsi.

      Si accorse che il pigiama che usava gli era piccolo e decise di chiedere a sua madre se nel pomeriggio sarebbero potuti andare al centro commerciale per comprarne uno nuovo.

      Ottima scusa.

      Sapeva che con qualche bacio la donna poi gli avrebbe comprato altri capi.

      Uscì dalla camera.

      La casa era avvolta dal silenzio.

      “Strano.” pensò il giovane. Poi scese le scale.

      Nel salotto non c’era nessuno e guardandosi intorno spaesato vide la borsa della madre sul grazioso tavolino di cristallo che separava la televisione dal divano.

      Si diresse verso la cucina, sicuramente la donna era impegnata ai fornelli.

      Ma anche quella stanza, vuota. Confuso, fece per uscire quando un particolare attirò la sua attenzione.

      Il coltello non era più vicino al lavandino.

      “Lo avrà ritirato mamma.”

      Se lei in casa non c’era forse era nel giardino, luogo dove passava molto tempo.

      Uscì dalla piccola porta della cucina che si affacciava sul loro modesto terreno.

      Anche lì però, non c’era nessuno.

      Rientrò in casa turbato. Quella che stava vivendo era la giornata più strana di tutta la sua vita.

      Andò in salotto e si mise nuovamente a guardare la televisione sul divano. L’effetto rigenerante della doccia lo aveva rilassato e poggiandosi sui grossi cuscini, sentì la stanchezza, più che altro mentale, abbandonarlo lentamente. Era piacevole.

      L’attenzione cadde sul tavolino di cristallo.

      Il piano su cui poggiava la borsa di pelle nera della madre era sporco. Uno strano liquido rosso scuro, a delimitarne i contorni.

      Si alzò velocemente dal divano e lo andò a esaminare.

      “Sangue.” pensò terrorizzato.

      La fronte iniziò nuovamente a gocciolare. Il cuore scoppiava nel petto quasi volesse liberarsi delle carni che lo proteggevano. La testa girò vertiginosamente. La piacevole sensazione di relax provata poco prima, svanita.

      L’unica stanza che non aveva ispezionato era quella della madre.

      Si fiondò di sopra facendo le scale due a due, svoltò a sinistra nello stretto corridoio e aprì la porta. Quello che vide lo tranquillizzò all’istante.

      La donna era sotto le coperte.

      “Sta dormendo …”. Era ancora spaventato.

      «Mamma … mamma svegliati, dobbiamo pranzare.» disse il giovane sorridendo e pensando già a come salvarsi da una sicura punizione per aver marinato la scuola.

      Dalle dolci labbra, nessuna risposta.

      Jack si avvicinò e le scosse dolcemente il capo ripetendole la frase.

      Nulla.

      La madre non si mosse.

      Un pensiero cupo lo avvolse.

      “No, non può essere…”, tremò vistosamente.

      Levò velocemente il piumone dal corpo della donna senza pensarci.

      Lo scenario che gli si presentò davanti agli occhi fu macabro.

      Il ventre della donna era aperto completamente lasciando così alla vista le viscere e gli organi interni.

      Jack vomitò istantaneamente sul pavimento e le lacrime cominciarono a uscire inarrestabili.

      Sua madre era morta, assassinata.

      Le lenzuola, completamente sporche di sangue, l’avvolgevano. Solo il