Matteo Vittorio Allorio

Lo Spirito Del Fuoco


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del ragazzo rallentò. La stanza girava intorno.

      Provò a urlare, ma non ci riuscì cadendo poi a terra privo di sensi e con la bocca piena di saliva.

      Quando riaprì gli occhi, il corpo della madre era sparito. Restavano le lenzuola piene di sangue a testimoniare che quello a cui aveva assistito prima non era stato solo un bruttissimo incubo.

      Cercò di alzarsi ma non ci riuscì, ancora bloccato sul pavimento immerso nel suo stesso vomito.

      Urlare gli fu impossibile e con le tempie in fiamme, svenne di nuovo.

      4

      Una forte luce gli disturbava gli occhi. Li aprì.

      Era in camera sua.

      Non riusciva a capire. Si alzò di scatto rimanendo seduto sul letto.

      “È stato solo un sogno?”.

      Frenetico, prese il cellulare e guardò l’ora.

      Erano le sette e dieci.

      “È stato solo un incubo, anche se così realistico.” si rispose il giovane guardando il soffitto. Era fortemente provato dal sogno fatto. Si sdraiò di nuovo e rimase diversi minuti a fissare le pareti azzurre della propria camera senza pensare a niente. Si sentiva vuoto. In testa non aveva nessun pensiero. Tutto sembrava essersi fermato.

      “Cavolo la gita. Sono in ritardo… Non posso mancare, oggi è la volta buona che parlo con Stella.”

      Jack schizzò in piedi e dopo essersi lavato velocemente, si tuffò nell’armadio per poi uscirne, neanche un minuto dopo, con indosso un jeans e una felpa stropicciata.

      Il terribile incubo era già nel dimenticatoio.

      Entrò in salotto.

      Non c’era nessuno.

      Prese le chiavi e uscì di corsa.

      Il pullman però aveva appena lasciato la fermata davanti casa sua.

      “Corri Jack…”

      Scattò velocemente verso l’altra fermata che distava circa duecento metri dall’abitazione.

      Ma dopo neanche cinque metri, si bloccò all’istante guardandosi intorno stranito.

      A pochi passi da lui, un cestino dell’immondizia e una vecchia signora con un cane al guinzaglio lo fecero trasalire.

      “Non è possibile…” si disse sconvolto.

      Aspettò un istante.

      Da un giardino poco lontano, uscì un ciclista in tenuta blu, muscoloso e pelato.

      Un brivido lo trapassò da parte a parte. Il viso, terrorizzato.

      Si voltò verso casa sua, tutto sembrava a posto.

      Non gli importava, doveva tornare a casa. Tornò indietro e con suo grande sollievo, la porta in mogano bianca dell’entrata era chiusa.

      Era ancora lì, immobile a fissare l’abitazione dal marciapiede da più di dieci minuti quando un uomo, magro e non tanto alto, si mise a osservare la casa.

      L’individuo svoltò nel vialetto che portava alla porta e il ragazzo, intimorito, lo seguì con lo sguardo.

      Sospirando nervosamente decise di avvicinarsi e di entrare in casa. Tutto sembrava inconsueto, molto inconsueto. Imboccò il vialetto.

      L'uomo se ne accorse e si girò infastidito. Il viso era teso, completamente sudato. Da sotto gli occhiali spuntavano due occhi fini, quasi chiusi.

      A quel punto il ragazzo non poteva più temporeggiare.

      «Mi scusi, lei chi è?» domandò il giovane nervosamente.

      «Sono… sono un amico di tua madre, è in casa?» rispose l’uomo con voce roca.

      «No! Cosa vuole da lei?».

      Di solito la madre non faceva venire nessuno a casa e tanto meno gente così.

      «Niente d’importante, solo un saluto veloce.» rispose l’uomo tranquillamente.

      «Mi dispiace, ma penso che lei se ne debba andare signore. Mia madre non c’è!» disse il ragazzo tutto d’un fiato indicandogli la strada.

      «Ok, non ti scaldare ragazzino, adesso me ne vado»

      Jack annuì soddisfatto sentendosi un vero uomo. Non aveva notato il mezzo sorriso stampato sulle labbra rugose dell’uomo.

      L’individuo fece per allontanarsi quando goffamente gli caddero gli occhiali che, a detta del giovane, dovevano essere più vecchi di lui.

      L’uomo s’inchinò tossendo.

      Non doveva essere molto in forma, perché nel compiere l’azione il viso gli si contorse.

      La mano rugosa aveva già afferrato gli occhiali quando dalla tasca interna dell’impermeabile beige, scivolò leggero e aggraziato un foulard rosa.

      Jack rimase pietrificato. Combaciava tutto.

      Il giovane colse velocemente il foulard inchinandosi in una frazione di secondo e facendo finta di niente, lo avvicinò al viso quel tanto che bastò per riuscire a sentirne l’odore.

      Puzzava d’alcool.

      «Grazie mille!» si affrettò l’uomo prendendoglielo di mano. Dopo riaverlo messo in tasca, si allontanò velocemente senza salutarlo.

      Jack non sapeva che fare, la testa gli scoppiava. Era sicuro che l’uomo non fosse entrato in casa e con il cuore che pompava all’impazzata, e la fronte ormai sudata, decise di seguirlo.

      La paura era tanta, ma si convinse comunque di farlo. Aspettò che lo strano individuo uscisse dal vialetto e dopo alcuni istanti lunghi un’eternità, si fece coraggio e si avviò.

      L’uomo, che non aveva mostrato una buona salute, stranamente camminava a passo spedito, come se qualcuno lo stesse appunto seguendo.

      Non poteva essersi già accorto del ragazzo.

      Jack decise in ogni caso che era meglio lasciargli ancora qualche metro in più.

      Le innumerevoli villette a schiera dai diversi colori, che costeggiavano entrambi i lati della strada, si susseguivano l’una dopo l’altra mentre il giovane, con andatura lenta, cercava di passare il più inosservato possibile.

      Erano trascorsi più di quaranta minuti e ormai il vecchio aveva già raggiunto la periferia del piccolo paesino imboccando, ogni due per tre, piccole vie poco trafficate. Con sua grande sorpresa, Jack si era mostrato un vero e proprio pedinatore, riuscendo a non destare sospetti.

      Il ragazzo si teneva a debita distanza, nascosto tra i cespugli, le auto e in mezzo alle persone.

      Purtroppo però l’ambiente stava cambiando, la periferia non presentava tutti i nascondigli che offriva la città.

      Davanti a lui, si aprirono immensi campi coltivati e il continuo susseguirsi delle villette dai piccoli e curati giardini lasciò il posto gradualmente a case decisamente più grosse e meno curate. La periferia era ben diversa dalla città. Dove si stava dirigendo l’uomo?

      L’individuo imboccò un piccolo sentiero che si tuffava in un boschetto e Jack, dopo essersi fermato dietro a una quercia per non farsi vedere, lo seguì.

      Non era mai stato da quelle parti.

      Il bosco, abbastanza folto, gli offrì molteplici nascondigli.

      L’uomo continuò a guardarsi indietro costantemente, alternando torsioni lente del collo a quelle veloci. Questo turbò non poco il ragazzo che, dopo essersi fermato un attimo per riflettere sul da farsi, decise lo stesso di proseguire.

      La folta chioma verde dei grossi e alti alberi iniziò a dissolversi pian piano lasciando spazio a un rigoglioso campo di grano.

      Le spighe erano alte e a Jack, quel posto parve famigliare.

      Il sentiero continuò e l’uomo lo percorse a gran velocità.

      Dopo quasi un’ora di cammino tra le spighe di grano, senza mai percorrere la strada battuta del