Dawn Brower

Cercami, Amore


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disse Luther, scuotendo la testa. “La colpa è mia. Non sarei dovuto venire qui. "

      Lord Northesk si voltò e si cominciò a camminare nella direzione opposta della fiera. Diana sospirò e rifletté su cosa avrebbe dovuto fare dopo. Il nuovo conte era stato suo vicino da che aveva memoria. I suoi genitori non ne avevano fatto un segreto, speravano che prima o poi Diana si sarebbe accorta di Luther. Speravano che lo sposasse e rimanesse lì. Sarebbe stato un bel colpo se le cose fossero andate così. Diana aveva altre idee per il suo futuro però. Non era del tutto sicura di volersi sposare, e non dava neanche l’impressione che sarebbe diventata una grande bellezza. I suoi capelli biondi erano scialbi e i suoi occhi blu erano così pallidi che non avrebbero mai ispirato nessuno a dedicar loro poesie. Era la sua sedicesima estate e presto avrebbe fatto il suo debutto a Londra. Non aveva molte speranze che un signore potesse interessarsi a lei.

      Aveva una dote decente e buone conoscenze, ma non di più. Questo signore non avrebbe potuto nemmeno corteggiarla adeguatamente fino alla fine del suo periodo di lutto…non che importasse molto. Lord Northesk non era per lei e non lo sarebbe mai stato. Probabilmente sarebbe diventata una timida asociale e poi una zitella. Un destino che aveva già deciso di accettare senza opporsi. Aveva altre qualità da offrire alla società e si sarebbe creata una vita sua usando quelle qualità. Forse un giorno sarebbe stata dama di compagnia o avrebbe avuto abbastanza soldi per viaggiare per il mondo, proprio come Lord Northesk.

      Sospirò e corse per raggiungere il conte. "Non andate", disse.

      Il conte si fermò, la guardò e chiese. "Perchè no?"

      Aveva davvero bisogno di un motivo? Lei sospirò. Da quando in qua era responsabilità sua rendere tutto perfetto per lui? Probabilmente da quando suo padre le aveva affidato il compito di organizzare la fiera ... "State soffrendo e questo è probabilmente l'ultimo posto in cui volete essere, ma penso che potrebbe essere quello di cui avete bisogno. Questo dovrebbe essere un giorno felice e se vi concedete di godervelo potreste trovare un po’ di gioia, anche se solo per un momento."

      "Non mi merito la felicità."

      “Tutti dovrebbero avere un po’ di felicità nella vita, mio ​​signore, persino voi. Non andate via.” Gli sorrise. “Vostro padre era una parte importante della fiera. Se non rimanete per voi, fatelo per lui ".

      Forse le avrebbe dato ascolto e avrebbe provato a godersi la fiera. Ad ogni modo Diana aveva fatto la sua parte e aveva cercato di convincerlo dei vantaggi del rimanere.

      Alla fine stava a lui decidere cosa fare. Non avrebbe osato nenche provare a discernere il meccanismo della mente maschile.

      "Magari torno più tardi", rispose. "Per ora, se mi volete scusare, devo andare."

      Era così freddo, ma non poteva proprio biasimarlo. Al suo posto probabilmente avrebbe reagito in modo simile. Diana non riusciva a immaginare come sarebbe stato perdere uno dei suoi genitori. Per fortuna, entrambi erano vivi e vegeti. "Spero che voi torniate", disse. “Finché il tempo rimane così piacevole, il resto dei festeggiamenti andrà per il meglio. Buona giornata, mio ​​signore. "

      Annuì e poi continuò ad allontanarsi finché non raggiunse un cavallo. Quindi montò e cominciò a galoppare. Presto fu una piccola figura in lontananza e poi scomparve completamente. Diana si allontanò dalla strada che portava al castello di Northesk e tornò alla fiera. Le bancarelle erano circondate dagli abitanti del villaggio e nell'aria c’era tanta allegria. Un bambino stava lanciando una palla verso una serie di secchi e piagnucolò quando non riuscì a farla entrare. Vagò verso l'area in cui era stato costruito il palcoscenico per le rappresentazioni teatrali. Molti abitanti del villaggio si erano radunati attorno al palco in attesa del primo spettacolo. Non dovettero aspettare molto prima che due uomini con indosso una maschera apparissero sulla scena.

      Il primo uomo recitò le sue battute ad alta voce. '" Te ne prego, buon Mercuzio. ritiriamoci: la giornata è calda, i Capuleti son fuori di casa, e, se ci incontriamo, non potremo evitare una rissa, poiché in queste giornate di caldo il sangue, inviperito, ribolle... " Stavano recitando in una scena in Romeo e Giulietta.

      Diana si emozionò ancora di più. Era una scena di combattimento e le era sempre piaciuta la scherma. Non vedeva l'ora di vedere come era stata messa in scena per il loro intrattenimento. Presto i Capuleti e i Montecchi avrebbero combattuto, con Tebaldo che alla fine muore per mano di Romeo. Almeno così va nella commedia di Shakespeare. Diana non sapeva se avrebbero cambiato qualcosa o no. Questo faceva parte del divertimento delle spettacoli messi in scena.

      Altri uomini mascherati salirono sul palco. Dissero le loro battute perfettamente finché non estrassero le loro strisce. Erano spade da scherma di vecchio stile. Diana pensava che avrebbero potuto usare i fioretti, ma le strisce avevano uno stile diverso. Forse avrebbe chiesto agli attori dopo lo spettacolo perché avevano scelto di usare le strisce. Gli attori erano impegnati in un duello molto serrato. Le strisce si scontrarono una contro l'altra, in una danza tanto micidiale quanto bella. Era rimasta inchiodata al suo posto, incapace di distogliere lo sguardo dal palco. Uno degli uomini saltò tra due combattenti nel tentativo di fermare il duello, ma fu inutile. Uno venne colpito e cadde a terra in modo drammatico.

      "La nera sorte di questo giorno ne sovrasta molti altri, segna l’inizio d’una sofferenza che altri giorni compiranno." "

      L'uomo a terra rimase immobile e l'attore che interpretava Romeo prese una spada e iniziò a combattere con l'uomo che aveva ucciso Mercuzio. Un'altra scena di battaglia feroce iniziò con la morte di Tebaldo al fianco di Mercuzio. Diana applaudì animatamente quando la scena finì. Avrebbe voluto imparare la scherma… se solo suo padre le avesse trovato un istruttore disposto a insegnarle. Tutti gli attori si tolsero le maschere e si inchinarono.

      "Ancora!" gridò qualcuno.

      Diana fissava gli attori. Pensava che fossero tutti uomini, ma non era così. Tra loro c'era una donna. L’aggettivo bellissima non era abbastanza per descrivere la bellezza dell’attrice. Il suo corpo era magro, agile e si muoveva con una grazia fluida che Diana non avrebbe mai potuto raggiungere. Aveva i capelli neri come la notte, lunghi fino alla vita e raccolti in una grossa treccia. Come aveva potuto non accorgersene? Erano tenuti ben nascosti durante il combattimento? Doveva incontrarla...

      Si inchinarono ancora una volta e poi andarono dietro le quinte. Sarebbero tornati più tardi per un'altra scena e probabilmente un pubblico diverso. Ad ogni modo Diana sarebbe tornata a guardare lo spettacolo, ma prima aveva un altro obiettivo. Si fece strada attraverso la folla fino a raggiungere la tenda dove gli attori si rifugiavano tra una performance e l'altra.

      La donna stava per entrare quando Diana raggiunse la tenda. "Scusatemi," la chiamò. "Avete un momento?"

      Da vicino non sembrava essere molto più grande di Diana. Forse tre o quattro anni, ma non di più. I suoi capelli sembravano più scuri da vicino e i suoi occhi erano di una tonalità viola simile al cielo prima di una tempesta. "Sono occupata", disse la ragazza in modo piuttosto scortese.

      “E mio padre paga il vostro stipendio per oggi. Potete dedicarmi un minuto del vostro tempo. "Avrebbe sfruttato qualsiasi vantaggio possibile per attirare l'attenzione della zingara.

      "Bambina", disse la ragazza con un accento simile a molti degli zingari che aveva incontrato negli anni. Strinse gli occhi fino a farli diventare piccole fessure. Lo sdegno traspariva dalla sua voce mentre parlava. "Dovreste imparare a capire quando insistere e quando invece è meglio girare i tacchi e andarsene."

      "Questa non è una di quelle volte in cui rinunciare", insistette Diana. Avrebbe supplicato se fosse servito a qualcosa, ma sperava di non arrivare a quel punto. "Per favore, potrei avere un momento del vostro tempo?"

      La ragazza sospirò e poi annuì. "Cosa comanda Vostra Altezza?"

      "Non sono ..." Diana scosse la testa. Non contava cosa pensasse di lei, l’importante era che la gitana avesse ceduto. "Come vi chiamate?"

      Lei sollevò un sopracciglio. "Questo è tutto ciò che desiderate sapere?"

      "No", rispose Diana. Se avesse fatto a modo suo, avrebbero saputo molto di più l'uno dell'altro