Dawn Brower

Il Duca Di Lady Pear


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possibile relazione tra lei e un altro gentiluomo…me ne parlereste?”

      "Suppongo di sì." Collin si alzò. “Ma fino a questo momento non vi ho mai visto interessato, quindi mi sono astenuto dal curiosare. Forse, dovreste farci visita per questo periodo di Natale. Mia moglie ha organizzato quindici giorni di feste e di balli, e ci farebbe molto piacere avervi nostro ospite. E…come amica di Charlotte, anche Lady Pearyn sarà con noi.” Fece un profondo respiro. “Potrei farvi incontrare. Potrei anche fare in modo che lei non sappia chi siete…fintanto che non sarete voi a decidere di presentarvi a lei. Potrebbe essere divertente…”

      "Mi fareste una cosa del genere? - scherzò Cameron ha detto scioccato - Ero convinto che fossimo amici!”

      "Infatti. Ma non provate a sedurmi…sono già sposato!” ridacchiò Collin. Si accomiatò dall’amico. "Devo proprio andare, ma attendo una vostra risposta riguardo il nostro invito per le vacanze di Natale.”

      Cameron annuì. "Accetto la vostra proposta, Collin. Facciamole questo scherzo. Mi presenterete come…un amico lontano e io ne approfitterò per conoscere meglio la mia cara Pear. Se sarà di mio gusto…penserò io a svelare l’inganno.” Guardò fisso l’amico. “Ma vi dirò io quando. Per ora, portate i miei omaggi a vostra moglie. Vi farò visita al più presto.”

      Collin ridacchiò mentre se ne andava. Cameron fissò il suo bicchiere di brandy, bevve quello che rimaneva poi lo appoggiò accanto al decanter. Forse Collin aveva ragione. Se l’avesse frequentata sotto mentite spoglie, avrebbe potuto conoscerla per quel che era, e capire se sarebbe mai stato in grado di amarla.

      Sì, era tempo di conoscere finalmente la sua promessa sposa.

      CAPITOLO SECONDO

       Due settimane dopo…

      Lady Pearyn Treedale guardò fuori dalla finestra della sua casa londinese e sospirò. Le finestre si erano gelate e il freddo era filtrato nella stanza. Ma non le dava fastidio. Ormai niente più le importava. Aveva venticinque anni e, malgrado inizialmente era stata felice facendo il suo debutto in società, ormai nessuna gioia riscaldava la sua vita. Quando aveva otto anni i suoi genitori le avevano rivelat di averla fidanzata al duca di Partridgdon, il marchese di Woodstone , ma lei non ci aveva fatto molto caso. Una cosa normale, per una bambina ancora impegnata a giocare con le bambole . Che ne sapeva, lei, del duca e dei ragazzi?

      Davanti agli occhi della nobiltà, diventare duchessa era come essere principessa, cioè il massimo delle aspirazioni di una fanciulla. Sua madre era eccitatissima all’idea, molto più di Pearyn: era riuscita a regalare alla figlia un futuro meraviglioso, e non stava più nella pelle dalla gioia... Chiuse gli occhi e cercò di ricordare sua madre l'ultima volta che si erano viste…dieci anni prima, sul letto di morte. Era cadaverica. La sua pelle era quasi traslucida e aveva una consistenza cartacea. Gli zigomi erano più sporgenti di quanto non fossero mai stati e gli occhi color nocciola opaco conferivano al suo viso un’espressione affranta. Era dimagrita tantissimo in quei mesi, fino a diventare pelle e ossa.

      Ripensandoci si vergognava ancora, ma aveva avuto paura di entrare in quella stanza. Avrebbe voluto ricordare sua madre come la donna bella e vibrante che era sempre stata, non quel cadavere dai capelli neri e fibrosi e la faccia di uno scheletro. Sua madre le aveva sussurrato all'orecchio: "Non voglio morire". La paura e la tristezza nella sua voce l'avevano spezzata dentro. La morte non era una bella cosa e toccarla con mano alla sua giovane età era stata per lei un trauma. Il cuore le si era spezzato dentro e ed era stata assalita da un forte senso di nausea. Non avrebbe voluto piangere, ma non poté trattenersi quando abbracciò la sua cara madre.

      "Lo so, mamma, lo so…” ebbe la forza di sussurrarle. E chi mai desiderava morire? La sua cara madre doveva essere terrorizzata ... Se Pearyn avesse potuto alleviare il suo dolore in qualche modo, l'avrebbe fatto. Ma l’unica cosa che aveva potuto fare era abbracciarla e starle vicino negli ultimi attimi della sua vita. Ancora oggi, dopo tanti anni, il senso d’impotenza davanti al dramma che stava vivendo quella povera donna le tornava alla mente per spezzarle nuovamente il cuore.

      Quel ricordo l’avrebbe perseguitata per sempre; le ultime parole della mamma, e il suo tremendo aspetto… Solo lei le era stata accanto. Almeno fino a quando la donna, ormai agonizzante, non l’aveva pregata di uscire perché non voleva che la sua adorata figlia la vedesse esalare l’ultimo respiro. Il padre di Pearyn, il conte di Beaumont, non si era recato al capezzale di sua moglie; ormai non le importava più nulla, di lei. La donna aveva fatto il suo dovere e tanto bastava: gli aveva dato un erede maschio e una figlia, che un giorno sarebbe diventata duchessa. Ora sarebbe stato lui a occuparsi dell’educazione di entrambi.

      Era stata una cocente delusione, per suo padre, che a quell’età Pear non avesse ancora sposato il duca. IN quegli anni non aveva fatto altro che deriderla, e accusarla di non possedere abbastanza attrattive per sedurre il suo fidanzato. Era incredibilmente ingiusto e crudele: Pearyn non vedeva Cameron da che era bambina! Non sapeva nemmeno se lo avrebbe riconosciuto, a quell’età! Tutto ciò che ricordava di lui erano i capelli biondi e gli occhi verdi. Per il resto ... la sua mente era vuota. E il suo amato genitore non aveva avuto la possibilità di mostrarle un ritratto attuale di lui…in quanto Cameron era letteralmente sparito.

      Il fatto che fosse già fidanzata le aveva concesso in quegli anni una certa libertà. Ogni tanto incontrava il solito gentiluomo lestofante che la corteggiava solo per portarsela a letto, ma in pratica quasi nessuno le ronzava attorno. Il suo fidanzamento era ben noto a tutti e pochi avrebbero potuto competere con il Duca...e il suo titolo.. I gentiluomini la facevano ballare, la facevano divertire, riempivano i suoi salotti…ma si trattava per lo più di scapoli convinti o di giovanotti alle prime armi, e per il resto…era completamente sola e senz’amore. Aveva una vita facile, certo, e si divertiva spesso agli eventi sociali, tuttavia…

      Ma ora basta. Era stufa di tutti quei bellimbusti che le stavano intorno solo per non impegnarsi con nessuna fanciulla. E nessuno provava realmente a corteggiarla, convinti che il suo cuore fosse impegnato. Ma non era così: lei non sentiva proprio nulla, per quel fidanzato sconosciuto, tranne…malinconia e tristezza. E nessun altro le interessava. A volte si chiedeva se fosse capace di provare sentimenti per qualcuno. C'era qualcosa che non andava in lei? Era fredda come quella brina che si formava sulle finestre? Era per questo che il Duca non la voleva? L’aveva intuito da quando lei era bambina?

      La malinconia era diventata la sua migliore amica negli ultimi tempi ...

      Almeno poteva permettersi di vivere da sola. Il duca non sembrava avere fretta di tornare a casa. La nonna materna le aveva lasciato una considerevole fortuna e il meraviglioso palazzo londinese. La sua dote era già stata versata, e la sua eredità ingente. Quindi, non doveva rendere conto a nessuno di ciò che faceva.

      "Perdonatemi, mia signora. - esclamò un valletto, entrando nella sala e inchinandosi di fronte a lei - Qualcuno ha appena consegnato questa lettera.”

      "Grazie.” rispose Peary, molto sorpresa. Prese la lettera, che il servo le porse su un vassoio d’argento, e la guardò: chi poteva scriverle?

      Era una busta rossa chiusa da un sigillo in ceralacca che lei non aveva mai visto: sembrava quasi un albero con un uccello seduto sui rami. Pearyn aggrottò la fronte e ruppe il sigillo. Tirò fuori il biglietto, che raffigurava un grande albero di Natale dipinto a mano. C’erano anche delle decorazioni, ai lati, e quando iniziò a leggere cosa c’era scritto, sorrise. Era una poesia scritta con grafia elegante, e dedicata a lei: evidentemente, aveva un ammiratore segreto.

       Freddo è il vento gelido dell'inverno

       E freddi i legami che ci uniscono.

       Ma il mio amore non si ghiaccerà mai

       E lo depongo ai tuoi piedi perché tu lo tenga al caldo.

       La lontananza è sempre struggente

       Perché separa gli amanti,

       Ma voi siete sempre presente nel mio cuore