Sia Robert che Maria si voltarono a guardarlo, socchiudendo leggermente gli occhi. “Prima della nevicata,” disse. “Significa che i corpi potrebbero essere coperti dalla neve.”
Gli occhi di Robert si dilatarono quasi impercettibilmente in segno di allarme. Maria sussultò guardando John, pallida in volto. “I corpi?” disse. “Lei pensa che siano… che siano…” Deglutì.
“Morti?” offrì John in aiuto. “Probabile. Sono spariti da un pezzo.” Guardò verso Robert, che si era passato una mano sul viso e si stava massaggiando l’attaccatura del naso tra gli occhi, come se gli fosse venuto un improvviso mal di testa.
“Può anche benissimo darsi che stiano bene,” si premurò ad aggiungere l’anziano investigatore, dando un colpetto sul braccio a Maria. Poi abbassò la mano e si voltò verso il collega.
John sbuffò. “Probabilmente no. Probabilmente sono morti. Però dovremmo andare a dare un’occhiata. Presto.”
“Posso… posso dirvi qual è la pista che percorrevano di solito,” disse Maria, sforzandosi chiaramente di trattenere un singhiozzo. “Come ho detto, erano come parte della famiglia per noi tutti qui.”
John scrollò le spalle. “Probabilmente sono stati attirati in un posto appartato. Chiunque li abbia presi, di certo non voleva che si trovassero su terreno per loro noto al momento di colpire. Cosa c’è?” chiese a Robert, che ora lo stava guardando in cagnesco.
Con tono preciso e rassegnato, Robert gli rispose: “Non sappiamo per certo se sono morti. Né conosciamo il contesto della loro disgraziata scomparsa. Tutte queste sono solo delle congetture.”
John lo fissò. “Congetture? Non so cosa significhi questa parola.”
Robert sospirò e sorrise un’ultima volta a Maria, prima di congedarsi e spostarsi poi verso l’ascensore. Mentre si avvicinavano alle valigie di Robert e all’inserviente che li stava aspettando, l’anziano investigatore mormorò sottovoce: “Non hai una giacca? Qualcosa che non siano quelle felpe unte e sporche?”
John tenne gli occhi dritti davanti a sé. “Non tutti impacchettano tre armadi per un paio di giorni in mezzo alla neve.”
“Oh? In un posto come questo, amico mio, potrebbe venirti voglia di stare più attento all’aspetto. Conta più del carattere tra questi corridoi.”
John si fermò e si voltò verso Robert, fissandolo dritto in viso. “Sono consapevole dell’aspetto che mostro,” disse sommessamente. “Non tutte le api si prendono con il miele, ok?” Poi si girò di nuovo e andò a grandi passi verso l’ascensore.
Dovevano disfare i bagagli, prendere la loro stanza e poi andare alla ricerca del signore e della signora Hanes. La squadra di ricerca e salvataggio stava trattando la faccenda come un caso di scomparsa, come se i due fossero andati a camminare e fossero caduti in un precipizio. Ma John ne sapeva più di loro. C’era un assassino allo sbaraglio, e per trovare la coppia svizzera, doveva pensare alla cosa come se si trattasse di un omicidio.
CAPITOLO OTTO
Adele sentì bussare alla porta. Sollevò un dito, poi si rese conto che la persona dall’altra parte della soglia non poteva vederla. “Un momento,” esclamò.
Ritornò al suo computer e gli occhi passarono poi all’agente Marshall che stava seduta dall’altra parte del tavolo di legno rotondo. Adele inspirò profondamente, raccogliendo i pensieri. “Quindi mi stai dicendo che i Beneveti si occupavano intensamente di attività collegate all’estrazione del petrolio,” disse.
L’agente Marshall annuì e i suoi capelli corti brillarono alla luce che filtrava dalla finestra e le disegnava una strana figura sulla testa, come una sorta di macchia sulla sua fronte.
“Cosa ci facevano questi due quassù? Pensi fossero coinvolti nell’apertura del nuovo resort?”
L’agente Marshall scosse la testa. “Non lo so. Questa informazione è protetta. Anche per noi. Dove ci sono in ballo i soldi, entra in gioco anche il potere.”
Qualcuno bussò ancora alla porta, educatamente ma questa volta un po’ più forte.
“Quasi finito,” disse Adele. Riportò l’attenzione sull’agente tedesca. “Pezzo grosso italiano dell’industria del petrolio sparisce nelle Alpi. Ecco un titolo per te.”
L’agente Marshall le sorrise educatamente, le braccia incrociate davanti a sé. Ma trattenne la lingua. Adele la scrutò, cercando di decifrare la sua espressione. La Marshall era qui per aiutarla nel caso, o doveva solo evitare che Adele si immischiasse troppo?
Prima che la persona alla porta potesse bussare una terza volta, Adele chiamò: “Avanti, prego.”
La serratura emise un click e la porta si aprì leggermente. Un uomo con un’uniforme da inserviente si fermò a disagio sulla soglia.
“Salve?” disse Adele con tono curioso.
“Sì,” disse l’uomo con voce esitante. Fece un passo strascicato entrando nella stanza, ma poi parve ripensarci e si ritirò con la medesima rapidità. Rimase ad aspettare incerto sulla soglia, spostando lo sguardo da Adele all’agente Marshall.
Adele voltò il proprio sguardo interrogativo verso la giovane collega. La Marshall però si alzò in piedi e fece segno all’uomo. “Grazie per essere venuto, Otto.” La Marshall lanciò poi un’occhiata ad Adele. “Avevi detto che volevi parlare con alcuni dei dipendenti riguardo ai Beneveti.”
Adele inarcò le sopracciglia, indicando che aveva capito.
“Questo è Otto Klein,” disse la Marshall. “Lavora al resort da quasi cinque anni. Interagiva spesso con il signore e la signora Beneveti.”
Con espressione ora più morbida, Adele si voltò a guardare l’uomo. “Lei è un inserviente?”
Otto annuì e si schiarì la gola. “Sì,” disse in preciso tedesco.
“E la coppia scomparsa, li conosceva?”
Il signor Klein era ancora sulla porta, ma a un gesto di Adele entrò riluttante e si avvicinò al tavolo. La porta alle sue spalle era ancora aperta, e Adele sapeva per esperienza che le persone che venivano a trovarsi in una situazione da ‘combatti o scappa’ tentavano spesso di organizzare un punto di fuga il più rapido possibile. Quelli che preferivano la fuga, non chiudevano mai la porta. Quelli che preferivano lo scontro, sì.
Esaminò l’inserviente dalla sua sedia. L’uomo non si sedette e la guardò con espressione nervosa. Era di bell’aspetto, come la maggior parte dei dipendenti lì al resort. Adele sapeva che un elemento in comune tra il suo caso e quello che stavano gestendo John e Robert era il livello della clientela. La maggior parte degli ospiti in questo resort erano straordinariamente abbienti. In effetti dubitava che qualcuno di estraneo al club dei miliardari potesse permettersi di soggiornare in un posto come quello.
Sentì una folata di profumo di colonia provenire da Otto: un aroma fragrante e floreale, mescolato con l’odore di auto nuova. Le venne in mente un pensiero improvviso: ricordò vagamente la sua infanzia. I ricordi affiorarono, per un brevissimo momento, come un rapido sussurro. Immaginò se stessa, suo padre, sua madre. Prima del divorzio. Vide le colline innevate, le scivolate giù dai pendii. Ricordò la cioccolata calda vicino al fuoco e le battaglie a palle di neve tra loro, mentre correvano dalla vasca esterna calda a quella interna. Sorrise debolmente, ma poi il suo sorriso svanì mentre altri ricordi le sopraggiungevano. Ricordi di litigi, di rabbia.
Arricciò il naso e cacciò via le emozioni, mettendo da parte i pensieri.
Fissò il suo sguardo su Otto. “Cosa pensava del signore e della signora Beneveti?”
Otto esitò. L’inserviente si grattò il mento e si sistemò la sottile fibbia che penzolava dal cappello che aveva sulla testa.
“Erano dei clienti eccellenti, e davano delle ottime mance,” disse.
Adele socchiuse gli occhi. Clienti. Mance. Entrambi commenti che riguardavano la situazione finanziaria degli ospiti. Frutti penzolanti dai rami più bassi. Ma anche dettagli rivelatori.
“La