della criogenesi, il suo ruolo consisteva nell’esplorare le migliori opzioni per il suo utilizzo e proporre un’applicazione commerciale illustrando fino a quattro diversi trial di ricerca.
Dei passi.
Spostò lo sguardo verso la porta e un ragazzo nuovo, più o meno della sua età, entrò nella stanza. Doveva essere un collega ricercatore, ma coi suoi capelli castano-dorati, i vestiti alla moda e l’aspetto da modello, sembrava più una star del cinema.
Salvator ficcò l’informativa segreta nella sua busta e per la fretta urtò la tazza versandosi il caffè bollente sulla gamba.
“Ahi!” Saltò in piedi tirando la stoffa bollente lontano dalla pelle bruciata. Genitali deturpati, proprio quello di cui ho bisogno. Sicuramente non era il tipo di impressione che voleva fare alla sua fidanzata. E come se non bastasse, avrebbe dovuto andare in giro con mutande e pantaloni di lana bagnati per il resto della giornata. Fortunatamente era troppo giovane perché i suoi colleghi potessero pensare che soffriva di incontinenza.
“Va tutto bene?” gli chiese il ricercatore fotomodello. La voce roca e profonda dalle perfette note tenorili dava un tono aggraziato alla sua prorompente mascolinità.
Salvator fissò i preoccupati occhi verde chiaro dell’uomo e sorrise nonostante il dolore e l’imbarazzo. “Dovrebbe”. Speriamo. “Non ci siamo mai incontrati, io sono Salvator. Ti stringerei la mano, ma...” Entrambi abbassarono lo sguardo sui pantaloni macchiati di caffè e le mani bagnate.
Il ragazzo rise come se fossero vecchi amici. “Sono Richard”, disse passandogli alcuni tovaglioli di carta.
Salvator tamponò l’umidità in eccesso che bagnava le sue parti intime. “In che settore lavori?”
“Genetica. Sono il nuovo sguattero della genetica. Tu?” L’assenza del camice da laboratorio stava a significare che Richard non aveva ancora superato il livello di scribacchino. Se i primi mesi di Salvator potevano servire da indicazione, la direzione aveva seppellito il pover’uomo di carte, l’iniziazione standard della Sub Rosa per mettere alla prova la sua dedizione e il suo valore.
“Al momento sto lavorando a un paio di progetti di ricerca. Vado dove c’è bisogno di me”. Dove i dirigenti possono stuprare e saccheggiare le mie conoscenze scientifiche per il loro tornaconto. Salvator si fermò prima di esprimere ad alta voce le frustrazioni riguardo all’organizzazione.
Richard incarnava l’entusiasmo del novellino, era meglio non bombardarlo con la sua amarezza. “Se ti dovesse servire una seconda opinione, un consiglio generico o anche solo una mano per stilare un rapporto, la porta del mio laboratorio è sempre aperta”.
“Grazie. Ah...” Richard accartocciò un tovagliolo di carta appallottolandolo con le mani. Avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro. “Mi potrebbe servire un consiglio generico, se hai un minuto”.
Salvator smise di tamponare i pantaloni dando a Richard tutta la sua attenzione. “Certamente. Come posso aiutarti?”
I chiari occhi di giada di Richard sembravano penetrare nella sua anima. “Sto cercando una bellissima donna...”
Salvator sorrise. “Come tutti”. Non poteva lamentarsi, non sul serio perlomeno. Era fidanzato con una donna meravigliosa, o almeno questo era ciò che continuava a dire a se stesso. Se tutto fosse andato secondo i piani, lo avrebbe scoperto presto.
Richard rise e lasciò cadere la palla che rotolò fino al suo piede e lo costrinse a chinarsi per raccoglierla. “Lavora alla Sub Rosa, ma non ho la più pallida idea del dove”.
“Sfortunatamente non la troverai qui. Non ci sono impiegate donna su questo piano. Proverei a uno dei piani amministrativi”.
“Lo sospettavo, ma volevo un’altra opinione, assicurarmi che non mi fosse sfuggito qualcosa”.
Salvator raccolse i tovaglioli di carta inzuppati e li gettò nel cestino sotto il lavello della cucina. “Buona fortuna con la tua ricerca”. Si voltò verso Richard, mentre l’aria gelava le sue parti basse. “Quando la trovi, e vale per qualsiasi donna ti piaccia, se vuoi sapere se si tratta della tua anima gemella fammelo sapere”.
Salvator si guardò intorno, si sporse e sussurrò: “Sto cercando dei volontari per testare un siero che ho sviluppato che dovrebbe fornire una risposta certa”.
“Impressionante. Lo terrò a mente”. Sembrava che Richard lo intendesse sul serio. Sembrava un tipo aperto, disposto a correre rischi se si trattava della ricerca. L’eccitazione per quella nuova possibilità rimpiazzò il bruciore residuo sulla pelle di Salvator.
“Oh, e se hai bisogno del punto di vista genetico per uno qualsiasi dei tuoi progetti, sarò felice di assisterti”. Richard guardò il suo orologio skeleton, le lancette dorate risplendevano sotto le luci al neon. “Farò meglio a tornare indietro”.
Non solo Richard era un campione di maschio superbo, ma era anche gentile e coscienzioso, e ovviamente intelligente. Del resto la Sub Rosa era rinomata per assumere solo i migliori. Ma doveva per forza esserci qualcosa che non andava in lui, nessuno poteva essere tanto perfetto. O sì?
Salvator tornò al laboratorio, lesse il resto del lunghissimo documento e portò avanti un altro po’ di lavoro in modo da arrivare alle sei del pomeriggio. Sentiva un leggero pizzicore lì in basso, probabilmente era riuscito a evitare il disastro.
Si alzò dalla scrivania e si intrufolò in ciascun ufficio, laboratorio e bagno su quel piano. Deserto. Era arrivato il momento. L’energia che lo pervadeva gli rivoluzionava lo stomaco. Era finalmente arrivato il momento di testare il Siero anima gemella.
Nel laboratorio, Salvator approntò quattro gabbie ciascuna con una coppia di ratti in calore, un maschio e una femmina. Correvano, si arrampicavano, giocavano e si annusavano l’un l’altra la parte posteriore, aumentando le aspettative e l’emozione di Salvator.
Contagocce alla mano, somministrò tre gocce del siero rosso a ciascun ratto. Trascorsi alcuni secondi dal loro rientro nelle gabbie, tre coppie su quattro si mantenevano distanti, agli estremi della loro prigione, con le pellicce bianche che spingevano sulle sbarre come se al centro vi fosse una spessa barriera invisibile, come se non potessero più sopportare di stare vicini, figuriamoci toccarsi.
Al contrario, la coppia numero quattro ci stava dando dentro, un vero e proprio porno per ratti. Salvator osservava, il suo sguardo era incollato a loro, osservava ogni mossa. Fortunatamente una delle quattro coppie di ratto campione era risultata essere formata da anime gemelle, altrimenti si sarebbe potuto pensare che il siero servisse in realtà ad ottenere il risultato opposto a quello sperato: spegnere l’attrazione l’uno per l’altra.
Il rapporto uno a quattro si sarebbe ripetuto anche negli esseri umani? Il rumore dell’aspirapolvere che si sentì all’improvviso lì vicino lo riportò sulla terra. L’impresa di pulizie era arrivata, la mezzanotte doveva essere già passata.
Riportò i topi indietro, uno alla volta, lasciando la coppia di innamorati per ultima. Dall’espressione ipnotica nei loro occhietti rosa intuiva che non gli avrebbero permesso di separarli, non senza morderlo almeno. Avrebbe fatto meglio a salvare la sua mano curiosa lasciandoli insieme per la notte.
La curiosità gli divorava la mente, le domande senza risposta erano ancora troppe. Per quanto a lungo avrebbe funzionato il siero? Il corpo era in grado di scomporlo? Gli effetti sarebbero svaniti o avrebbero modificato permanentemente il DNA del soggetto come un tatuaggio? Erano tutte cose che avrebbe dovuto testare prima di tuffarsi in una piscina potenzialmente piena di rimpianti.
O in realtà lo aveva già fatto?
Raggiunse il fondo della cella frigorifera e afferrò la scatolina bianca, selezionò una provetta fresca di siero color rosso sangue e la strinse nella mano sudata. La sua fidanzata poteva essere la sua anima gemella oppure no. E c’era solo un modo per scoprirlo.
Capitolo Tre
Danzare con il destino
Sembrava