sceneggiatrice e produttrice, per creare piuttosto che ripetere a pappagallo. Primo punto all’ordine del giorno: sviluppare un progetto per Dash.
Dei sei attori principali dello spettacolo sul paranormale - creato per sfruttare al meglio il successo della serie di Harry Potter - il suo nuovo marito era quello che soffriva la maggior parte degli stereotipi. Mentre lei interpretava la secchiona, un ruolo carino per cominciare, lui era l’archetipo del nerd. Occhiali, bacchetta perennemente piegata, risata sciocca e zero senso della moda. I responsabili del programma avevano ignorato tutte le richieste di far crescere Freddie Grodin verso la fine dello spettacolo, lasciando che “Grody” rimanesse un nerd amato ma goffo e inetto agli occhi dei fan di Wondermancer High.
Si era messa in testa che Dash avrebbe avuto una lunga carriera da attore, non interpretando variazioni dello stesso ruolo. Comunque, perché diavolo ci stava mettendo così tanto tempo? Era andato a prendere l'acqua... si era perso?
La maniglia della porta della loro stanza sussultò e sbatté, spaventandola. D'istinto, si strinse di più al petto la lunga vestaglia che indossava. Quando erano rimasti allo scoperto in Fremont Street, mentre percorrevano a piedi il tragitto dalla cappella all’hotel, si era preoccupata di una possibile scoperta da parte di fan e paparazzi. Invece la gente li aveva superati, noncurante. Si rese conto che poteva succedere solo in una città come quella.
“Finalmente”, mormorò Dash entrando nella stanza. “Odio queste dannate chiavi magnetiche. Funzionano una volta sì e dieci no.” Un sacchetto di plastica, pieno di bottiglie e merendine, gli pendeva dall'avambraccio, e indossava il suo berretto preferito dei Dodgers abbassato sul viso. Gabby sorrise vedendolo, soprattutto perché Dash non aveva in realtà bisogno di indossarlo per nascondere la sua identità. Senza gli occhiali attaccati col nastro adesivo e i capelli pettinati all’indietro che il mondo vedeva portare a Grody ogni settimana, Dash nel ruolo di se stesso non assomigliava per nulla al personaggio che interpretava. Era invidiosa della sua possibilità di vagare liberamente.
No, Dash era stupendo con i suoi occhi blu chiaro e un accenno di barba ispida che adombrava la sua mascella forte. Si tolse il berretto e arruffò i capelli corti, aumentando ancor più il suo aspetto adorabilmente trasandato.
“Sono contenta che tu sia tornato”, gli disse, e gli si avvicinò per un abbraccio. “Non mi piace stare qui da sola.”
“Hey.” Le prese la rivista e la mise accanto al certificato di matrimonio, poi la avvolse tra le sue braccia. Lui si sentì al sicuro, al caldo. “Va tutto bene. Non ti avevo detto che sarebbe andato tutto bene? È ufficiale, siamo sposati e nessuno può farci del male.”
“Continuo a pensare che qualcuno ci abbia visto al piano di sotto.” Nella mente di lei fiorivano visioni di fotografi che pedinavano ogni piano dell’hotel, travestiti da addetti al servizio in camera. Fan che tiravano fuori i telefoni o correvano verso il telefono pubblico più vicino per dirlo agli amici, o peggio, annunciarlo al mondo tramite le loro pagine di MySpace e quel nuovo sito, Twitter. Indovina... abbiamo visto Tula e Grody a Las Vegas! Perché sono qui, a prenotare la stessa stanza d'albergo? Ooooh!
Gli amici lo dicono ad altri amici. Qualcuno conosce un ragazzo all'Enquirer. Chiama il suo contatto a Las Vegas. Qualcuno chiama i genitori di lei... tra tre secondi la squadra d’assalto darà un calcio alla loro porta...
“Gabby, stai tremando.”
“Voglio solo essere sposata per una notte senza che il mondo lo sappia.”
Dash ridacchiò. Vibrava affianco al suo corpo, facendole sentire la presenza di lui. La vestaglia si aprì e il suo seno, nascosto da uno strato trasparente di raso e pizzo, si strinse contro il corpo di lui quando la tirò a sé. I suoi capezzoli si indurirono, anticipando il suo tocco.
Non avevano scoperto così tanto del corpo dell’altro durante l'anno in cui si erano frequentati di nascosto. Si erano baciati, molto, e si erano divertiti a palparsi coi vestiti addosso tra una scena e l’altra. Lei aveva riservato tutto per stasera.
“Va tutto bene, Gabby”, la rassicurò. “Potremmo percorrere l'intera Las Vegas Strip stasera e nessuno ci noterebbe. C’è abbastanza da fare a Las Vegas per distrarre le persone. Infatti,” lui si allontanò e lei piagnucolò, “ho pensato che potremmo restare una notte in più.”
“Ma domani partiamo per New York.” Un estraneo avrebbe potuto giudicare il loro matrimonio improvvisato, ma avevano pianificato tutto per questa settimana. Matrimonio a Las Vegas, poi a Manhattan per acquistare un appartamento. Audizioni teatrali e televisive per Dash mentre lei avrebbe incontrato gli agenti per discutere delle idee per dei progetti.
“Lo so, ma ti meriti una vera luna di miele, per quanto breve. Non siamo mica al verde che dobbiamo tornare subito al lavoro.”
“Lo so.” Supponendo che Wondermancer High godesse di lunga vita con le repliche, non avrebbero dovuto lavorare di nuovo entrambi se avessero pianificato bene le spese. Lei però voleva lavorare e intendeva prendere le distanze da Tula Truebend.
Lui si sedette sul bordo del letto e si tolse le scarpe. La polo bianca che aveva indossato per la cerimonia fu la seconda a essere gettata sul tappeto. Dash allungò le braccia al soffitto e Gabby si meravigliò di quanto i suoi muscoli fossero definiti. Non vedeva l'ora di tracciarne ogni curva.
“Stavo pensando che potremmo andare a vedere Celine o Elton, o il Cirque du Soleil”, continuò lui, scrollandosi i pantaloni e i calzini. Rimasto solo con i boxer addosso, tornò indietro per sdraiarsi sul letto. “Prenderò i biglietti per tutto ciò che vuoi. Ho prenotato la stanza per due notti in ogni caso, e New York non va da nessuna parte.”
Accarezzò il lato vuoto del materasso e osservò lei che stava in piedi. La cintura della vestaglia si era allentata, mostrando le sue gambe e il baby-doll rosso che le copriva a malapena le cosce.
“E anche io non vado da nessuna parte”, aggiunse lui.
“Bene.” La vestaglia scivolò sul pavimento, Gabby si arrampicò sul letto e si avvicinò al suo nuovo sposo. Dash avvicinò la bocca alla sua, e lei si sciolse nel suo abbraccio, sprofondando sempre più nel letto mentre lui si avvicinava. Lei esplorò le parti lisce della sua schiena fino ai pantaloncini di cotone, nei quali non vedeva l’ora di scoprire le sue bellezze. Arti intrecciati, dita che pizzicavano le cinghie e gli elastici, mentre lei lasciava che suo marito le saccheggiasse la bocca con la lingua. Sentì il sapore del caffè che avevano condiviso prima e un accenno di gomma alla menta, chiaramente usata per nascondere il sapore forte della bevanda.
Non si era mai sentita così felice, insieme a Dash. Era pronta a lasciarsi alle spalle Tula Truebend e recitare la sua vera età. Si era divertita nel semplice atto di acquistare quella lingerie succinta per la sua prima notte di nozze, godendosi lo shopping come una “grande”.
I suoi genitori l'avevano tenuta sotto costante sorveglianza durante lo spettacolo, facendo tutto al posto suo. Le pagavano le bollette, le sceglievano i vestiti e controllavano la sua dieta. Non più. Stasera non avrebbe pensato a loro.
Le cinghie del baby-doll le caddero sulle spalle, liberando il suo corpo. Dash si staccò dalle sue labbra e la baciò fino ad arrivare al seno, circondando il capezzolo con la lingua. Lei rabbrividì alla sensazione, come se lui le infiammasse ogni nervo con il suo tocco.
Lui alzò lo sguardo con occhi di ghiaccio e un sorriso enorme. “L’hai...?”
Lei annuì e la sua silenziosa affermazione di aver preso la pillola fu sufficiente. Aveva preso la ricetta di nascosto il mese precedente, in previsione del matrimonio.
Dash tornò al seno per un assalto totale, mordicchiandone uno mentre massaggiava l'altro. Si spostò su di lei, permettendole di sentire totalmente la sua eccitazione. Gabby si rilassò e lasciò che lui assumesse il controllo. Ogni sua spinta contro le parti intime di lei, mentre era ancora in boxer, le accendeva il desiderio, preparandola letteralmente a diventare sua.
No, pensò lei, ci apparteniamo. Quando si tolse i pantaloncini e il perizoma di pizzo e lui la penetrò con un colpo lento e guidato, lei si morse il labbro