Carol Lynne

Dolce Guarnizione


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      “Ciao,” rispose Gill. Si chinò e diede a Kyle un rapido bacio. “Sei pronto?”

      Il telefono che squillava al piano di sopra poteva essere sentito attraverso le bocchette del riscaldamento. “Sì.”

      Gill lo sorprese aspettando vicino alla porta, perché Kyle potesse passare con la carrozzina. La maggior parte della gente si assumeva la responsabilità di provare a spingere la sedia a rotelle, ogni volta che lo accompagnava. Kyle era felice che Gill avesse capito che non sarebbe stato ben accetto, a meno che non glielo avesse chiesto.

      “Vuoi prendere il furgone?”

      Gill si fermò accanto a lui. “Staresti scomodo, a viaggiare sul mio Explorer?”

      “No, anche se è un po' alto da terra, quindi forse dovrai darmi una spinta.”

      Con un sorriso, Gill passò la mano su un lato del viso di Kyle. “Intendi dire che dovrò metterti le mani addosso? Accidenti, che peccato!” Ammiccò e fece strada verso il SUV rosso granata.

      Gill fu colto leggermente alla sprovvista dall'agitazione di Erico, quando arrivarono al Canoe. Li scortò personalmente fino a un tavolo d'angolo, dove c'era solo una sedia.

      Era strano che Gill non si fosse ricordato di dire chi sarebbe andato con lui, quando aveva fatto la prenotazione, ma dovevano essere venuti a saperlo. Comunque, era bello che Kyle non dovesse aspettare, mentre veniva rimossa la sedia.

      Il suo viso doveva avere tradito la sorpresa, perché Erico ridacchiò in quel suo modo seducente. “Mi fermo alla panetteria ogni mattina, a mangiare uno di quei quadrati al limone di Kyle e a ritirare i dessert per la giornata. Ho cercato di sedurlo per unire le forze con me, qui al ristorante. Ci servirebbe un cuoco- pasticcere sul posto.”

      Gill strinse gli occhi, mentre osservava quell'uomo latino così dolce. “Assicurati solo che quello sia tutto ciò che cercherai di sedurre.”

      Erico sorrise e fece l'occhiolino a Kyle. Gill sapeva che il ringhio che gli uscì dalla gola era ben udibile, ma non gli importava.

      “Certo, Gill. Mi interessano solo... i panini di Kyle.” Erico ridacchiò e si diresse verso la cucina.

      Lo sguardo di Gill scivolò su Kyle, che stava cercando di nascondere un sorriso dietro il bicchiere d'acqua. “Ti parla spesso in quel modo?”

      “Eric? Suvvia, Gill, si tratta di Eric. Lui parla sempre a tutti in quel modo. Non significa niente per lui.”

      Gill non sapeva se sentirsi felice o insultato. “A me non ha mai parlato così.”

      Kyle si strozzò e tossì. “Non penso che tu sia il suo tipo.”

      “Capisco,” disse Gill indicando Kyle. “Non lo fa con tutti, solo con quelli che sono il suo tipo. Comunque, qual è il “suo tipo”?

      “Giovane, piccolo. Non saprei, cambiamo argomento.”

      Avendo deciso che era una buona idea, Gill annuì, allungò la mano sul tavolo e prese quella di Kyle. “Grazie per essere uscito con me.”

      “Prego.”

      Il cameriere arrivò a prendere l'ordine e Gill lasciò andare Kyle con riluttanza.

      Dopo aver caricato Kyle nel SUV dopo cena, Gill non riuscì più a trattenersi. Quando lo posò sul sedile, si chinò a baciarlo. Kyle passò immediatamente la lingua lungo il bordo delle sue labbra. Con sua grande felicità, Gill si aprì alla lingua che lo esplorava.

      Kyle afferrò la nuca di Gill e gemette, rendendo il bacio ancora più profondo. Gill sentì il pisello duro spingere contro la cerniera e si tirò indietro a malincuore. “Che ne dici di andare a casa mia a guardare un film?”

      Gill scorse immediatamente la paura sul viso di Kyle. “Oppure potremmo andare a casa tua?” Non aveva pensato a ciò di cui Kyle poteva avere bisogno per una visita che durasse fino a tarda sera o, sperava, per tutta la notte.

      “Sarebbe meglio a casa mia, se non ti dispiace. So che non è grande come la tua...”

      Gill lo zittì con un altro bacio.

      Appena arrivarono da Kyle, lui si scusò e andò in bagno. Gill colse l'occasione per guardarsi intorno nell'appartamento accogliente. Notò un album fotografico impolverato sulla mensola più bassa della libreria.

      “Ehi, Kyle. Ti dispiace se do un'occhiata alle tue foto?”

      “No, no, fai pure,” gli rispose Kyle da dietro la porta chiusa.

      Gill portò l'album sul divano, scalciò via le scarpe e si sdraiò. La prima parte conteneva delle foto di Kyle mentre cresceva. “Che simpatico stronzetto ,” commentò tra sé e sé. Entro pochi minuti, gli sembrò di avere assistito ai primi diciott'anni di Kyle, fino al giorno in cui si era diplomato. Il suo membro si rianimò alla sezione successiva. Gill passò il dito su un Kyle abbronzato, in spiaggia.

      Seguivano una foto dopo l'altra di Kyle circondato da un ampio gruppo di ragazzi, tutti quanti con tavole da surf. Gill si chiedeva se quelle foto fossero la ragione per la quale sembrava che l'album non fosse stato toccato per molto tempo.

      Continuando a sfogliare, si imbatté in numerosi articoli di giornale, che descrivevano nei dettagli il disastro che aveva danneggiato il midollo spinale di Kyle. Dopo aver letto molti degli articoli più brevi, gli sembrò che la stampa avesse attribuito l'incidente all'ennesimo ragazzo ricco e viziato fuori controllo. Il veicolo sembrava quasi spaccato in due dal palo del telefono contro il quale era andato a sbattere.

      Gill sentì aprirsi la porta del bagno e alzò gli occhi. “Wow, è stato proprio un disastro.”

      “Già, è quello che mi dicono.”

      “Non ti ricordi?” chiese Gill, aspettando che Kyle scivolasse fuori dalla sedia e si sedesse accanto a lui sul divano.

      “Non ricordo niente,” disse Kyle, guardando l'album da sopra la spalla di Gill. “Né dove mi trovavo quella notte, né perché stessi tornando a casa guidando in quelle evidenti condizioni. Tutto ciò che ricordo, è di essermi svegliato in ospedale dodici giorni dopo l'incidente.”

      Gill chiuse il libro e lo posò sul tavolino. “Quindi, che film hai, oppure preferisci fare zapping, finché non troviamo qualcosa di interessante?”

      “È uguale.” Kyle si chinò a indicare il telecomando appoggiato sopra la televisione. “Me lo puoi prendere?”

      Dopo aver recuperato il telecomando, Gill lo passò a Kyle. “Scegli tu. Io preferisco concentrarmi su di te.”

      Gill ricevette un bel rossore da Kyle, quando accese la TV. Alla fine si fermò su un vecchio film in bianco e nero con Humphrey Bogart. “Questo va bene?” chiese Kyle.

      “Sì.” Gill tirò la manica lunga della camicia di Kyle. “Ti va di avvicinarti, così ti posso abbracciare?”

      Kyle si morse il labbro e sembrò osservare il sofà per qualche istante. “Come? Il divano non è abbastanza largo.”

      Per tutta risposta, Gill sollevò Kyle dal sofà e si depositò quell'uomo molto più piccolo in grembo. “Così come va?”

      Kyle gli rivolse un sorriso e annuì, prima di appoggiarsi contro il suo petto. “Ti chiederei di andare in camera, ma non sono sicuro di essere già pronto per quello.”

      Gill passò la mano libera lungo la schiena di Kyle. “Va tutto bene, baby, abbiamo un sacco di tempo per prendere confidenza.” La sua mano si arrestò automaticamente sul dolce sedere di Kyle. Non poté fare a meno di stringere quella carne celestiale. “Riesci a sentire la mia mano su di te?”

      “S...” Kyle si schiarì la gola. “Sì,” sussurrò contro le labbra di Gill, una frazione di secondo prima di baciarlo.

      Gill infilò la lingua nelle profondità della bocca di Kyle, accarezzandogli il petto con il palmo della mano. Un altro gemito da parte di Kyle