Or ho deliberato dar Sulpizia per moglie ad Attilio, e vo’ che mi ubedisca, cosí per l’obligo che mi tiene di figlio, come per l’onestá della dimanda, e come per l’amor che mi porta: ché l’amor e l’ubedienza son sorelle carnali.
Trinca. V’è tenuto per obligo, e farallo per cortesia e per amore.
Pardo. Se ben è tenuto per obligo, facendolo per amore e cortesia, l’averò quello obligo io, che devo alla sua cortesia e amorevolezza. E vo’ dar Cleria al capitano, e mi liberarò della servitú di aver femine a casa. Ho conchiuso iersera il parentado, e vo’ che si sposino al tardi. In questo vorrei che usassi la tua astuzia, overo che non l’usassi contro me, ch’io non posso essere tanto studioso a guardarmene, quanto tu ingegnoso ad ingannarmi. Ben sai che ho san Mazzeo vicino a casa, e quel medico di casa Querciuolo, che ti suol medicare le spalle, quando il ricercano. Vorrei che li persuadessi a non esser ostinati, ché non venghi con loro a termini poco onorevoli, come non ho fatto per lo passato.
Trinca. Egli non ricusa Sulpizia, ce l’ho proferta da vostra parte: ne ha tanta voglia, che non vede l’ora che sia sera. Di Cleria non bisogna aver tanta fretta.
Pardo. Che vuoi che se invecchi in casa e poi non trovi can che la fiuti? è meglio purgar la casa delle femine, che della peste. Avendo quel capitano, ará la buona ventura.
Trinca. Anzi l’arcimala ventura.
Pardo. Che li manca?
Trinca. È troppo giovane: lasciamolo invecchiare un altro poco.
Pardo. Non ha quarant’anni.
Trinca. Ha quaranta malanni. Ne ha piú di sessanta: e che altro sono quei peli bianchi, che un richiamo di giovani, che dieno quello a vostra figlia, che non può darle il marito? Egli è come un asino zoppo, a cui mancando le forze del suo natural potere, si cade tra via, bisogna alzarlo a due mani e porlo per la strada. E se ben si vanta che sia stato colonello e generale di esserciti, credo ch’adesso non servirebbe se non per lancia spezzata.
Pardo. S’inchina assai volentieri a questo.
Trinca. Di ciò statene sicuro, sta l’importanza nel potersi drizzare.
Pardo. È ricco.
Trinca. Sí, d’anni; ma povero di robbe e di cervello, puzza di fallito, e ogni giorno piglia dinari a perdita; e se ben s’ha consumato tutto il suo patrimonio a dadi, non consumará certo il matrimonio con vostra figlia. Con quelle sue bravaríe se vuol smaltir per quel che non è. Si pasce d’aria e vive di ruggiada come le cicale, mangia a tavola con la gloria e ambizione, e, essendo un becco, si vuol servir di vostra figlia per una vacca. E per mantener quel fumo del suo camino, quando ella non consentirá, con una furia di bastonate le fará far quel che vuole; talché mangiará sempre piú bastonate che pane.
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