l'islamismo, il tributo, o la guerra: lungo discorso seguíto da una lunga e sdegnosa risposta del principe di Sicilia. Infine un patrizio domanda all'oratore se alcun arabo voglia misurarsi con lui. “Sì lo faranno gli infimi dell'esercito musulmano;” risponde l'oratore. Descrizione del duello, in cui il patrizio è ucciso. Sbigottito il principe a tal esempio, si chiude in fortezza; e i Musulmani danno il guasto a varii luoghi ed espugnano con lor macchine varie castella. Infine si viene a giornata. Il principe rompe l'ala sinistra de' Musulmani; ma la destra tien fermo, e la battaglia dura in fino a sera. A notte avanzata, i Musulmani lasciano il campo, e rimontati su l'armata vanno ad infestare altre parti dell'isola. Il principe siciliano scrive ai Romani (d'Italia) chiedendo rinforzi; ma essi nè anco gli rispondono. Allora il principe di Cesarea gli suggerisce di tenere a bada il capitan musulmano con simulate proposizioni di pace e mandare per aiuto al principe di Costantinopoli: a che il Siciliano replica: “Mai noi farò quando anche dovessi perdere l'isola.” Così i Musulmani continuano a depredare il paese, finchè il principe di Costantinopoli mandavi secento navi ben munite di guerrieri. Avutone avviso, i Musulmani deliberano di partire immediatamente. Lascian l'isola nottetempo; e, dopo parecchi giorni di navigazione, giungono alla costiera di Siria; dove sbarcato il bottino e i prigioni, li arrecano a Damasco a Mo'âwia-ibn-abi-Sofiân. Levatone la quinta, Mo'âwia la manda ad Othman, ragguagliandolo del fatto di Sicilia, e che i Musulmani ne fossero usciti sani e salvi. Dopo ciò, i Musulmani combattono l'isola di Arado, che fu l'ultima vittoria loro sotto il califato di Othman, e seguì lo stesso anno della uccisione di lui.
165
Ibn-Scebbâtt, MS., pag. 50, dice: “Sikillia è anche nome di una
166
Dsehebi, MS. di Parigi, Suppl. Arabe, 746, tom. 1, anni 37 e 38.
167
Ibn-Abd-el-Hakem, MS. di Parigi, Ancien Fonds 655, p. 430.
168
Ibid., p. 253. Quest'impresa seguì l'anno 31 (651-52); e come altri due guerrieri di nome riportarono la stessa ferita di Ibn-Hodeig, così gli Arabi chiamarono i Nubii “saettatori delle pupille.”
169
Beladori, l c.;
170
Soprattutto le tre espedizioni ch'egli capitanò nell'Affrica propria gli anni 34 (654-5), 40 (660-1), e 50 (670); l'una delle quali si scambiava con l'altra fin dal tempo dei primi scrittori, come l'afferma Ibn-abd-el-Hakem, che visse nel IX secolo dell'era cristiana. Veggansi Ibn-abd-el-Hakem, MS. di Parigi, Ancien Fonds 655, p. 262, 263, e Ancien Fonds 785, fol. 109 recto e 122, e il
171
Riscontrinsi le citazioni che ho fatto sopra testualmente, e si giudichi se dian prova di tutti i fatti ch'io scrivo. Veggasi del rimanente Le Beau,
172
Le memorie e i documenti relativi a papa Martino, dalla esaltazione infino alla morte, si leggono presso il Labbe,
173
Corano, II, 250.
174
Ibn-Abd-el-Hakem, MS. di Parigi, Ancien Fonds 655, p. 255 seg. Da lui solo è riferito l'episodio di Bosaisa; Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. II, fol. 185 verso e seg., il quale pone la battaglia sotto l'anno 31, ma dice che secondo altri seguì il 34 (654-5), che è la vera data secondo gli scrittori bizantini, cioè: Theophanes,
175
Theophanes,
176
Questa è la significativa frase del papa, e vi si legge: πλησοφοσηθεὶς, assicurato, fatto pienamente certo. Labbe,
177
Ibn-Abd-el-Hakem, MSS. di Parigi, Ancien Fonds 655, p. 258, e Ancien Fonds 785, fog. 120 recto. Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. II, fog. 186 verso, e 228 verso, narrando il fatto due volte sotto due anni diversi, 31 e 35, nota il disparere dei cronisti intorno la data, e cita il Tabari come colui che ponea la morte di Costante nel 35. Veggasi anche Ibn-Khaldûn, MSS. di Parigi, Suppl. Arabe, 742 quinquies, tom. II, fog. 180 verso. Ibn-Abd-el-Hakem, al par che Ibn-el-Athîr, dà a Costante il nome di Costantino e lo dice figliuolo di Eraclio.
178
Theophanes,
179
Ibn-Khaldûn, MSS. di Parigi, Suppl. Ar., 742 quinquies, tomo II, fog. 181 recto, fa menzione di coteste scorrerie e della morte di Abd-Allah “nella costiera di Marka, terra di Rûm;” cioè Italia o Grecia. Ancorchè quelle che or chiamiamo le Marche non fossero intese allora sotto questo nome, il vocabolo Marca appartiene piuttosto all'Italia che alla Grecia.
180
Paulus Diaconus, lib. V, cap. 13, presso Muratori,
Le autorità musulmane sono citate di sopra (p. 84, nota 4, e p. 85, nota 1). Tra quelle il solo