Amari Michele

Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I


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non son di accordo; ponendolo chi in giugno e chi in settembre 622. Vedi Caussin, Essai sur l'histoire des Arabes, tom. I, p. 16, seg.

In ogni modo il primo anno dell'egira cominciò il giovedì 15 luglio 622, secondo gli astronomi arabi, e, secondo l'uso comune, il 16; contando gli astronomi il principio della giornata da mezzodì, e i magistrati e il popolo dal tramonto del sole. Vedi Sédillot, Manuel de Chronologie universelle, Paris 1830, tom. I, p. 340, seg.

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Parendomi inutile e noiosissimo di far citazioni in un quadro generale, mi contenterò di ricordare ai lettori le opere principali da consultarsi su la storia degli Arabi avanti l'islamismo e nei primi tempi di quello. Sono: il Corano; le Tradizioni di Maometto, delle quali la raccolta più compiuta che si trovi data alle stampe è il Mishkat-ul-Masabih, versione inglese del capitano Matthews; Pococke, Specimen historiæ Arabum; Universal history, ancient part, tom. XVIII., modern part, tom. I; Caussin, Essai sur l'histoire des Arabes.

L'ambasceria degli Arabi a Iezdegerd si legge in Tabari, Annales regum, edizione del Kosegarten, tom. II, p. 274 a 281, e se ne trova un compendio nel tom. III di M. Caussin, p. 474, seg., e una versione francese di M. de Slane, Journal Asiatique 1839, tom. VII, pag. 376, seg. Sarebbe superfluo lo avvertire ch'io non ho composto il discorso di Mogheira, ma soltanto abbreviatolo, lasciandovi per lo più le parole dell'originale.

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Hariri, Mecamêt, ediz. di M. de Sacy, p. 34, edizione di MM. Reinaud e Derenbourg, p. 39. Questa tradizione è data nel Commentario. Veggasi anche lo aneddoto raccontato da M. Caussin, Essai, tom. III, p. 507.

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Dirhem è corruzione della voce greca e latina drachma. Significa appo gli Arabi un peso e una moneta di argento. Il valore della moneta così chiamata è stato, come sempre occorre, vario ne' varii tempi e luoghi: spesso moneta di conto, ma non effettiva. I dirhem che abbiamo dei califfi, ancorchè in tempi posteriori ad Omar, tornano in peso d'argento a sessanta centesimi di lira italiana più o meno. Parmi che questo sia stato anco il valore che s'intendea sotto la denominazione di dirhem al tempo di Omar. Si può supporre che una giornata di lavoro presso i popoli stanziali di Arabia tornasse in quel tempo circa a due dirhem; poichè lo schiavo persiano il quale per vendetta uccise quel gran principe, sendo ito a chiedergli giustizia contro il proprio padrone che l'obbligava a pagare due dirhem al giorno, Omar gli avea risposto che mettendo su un molino a vento, avrebbe potuto vivere e soddisfare quel tributo.

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Mawerdi, Ahkâm Sultânîia, lib. XVIII, ediz. Enger, p. 345 seg. Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. II, fol. 93, seg., sotto l'anno 15. Ibn-Khaldûn, Parte II, MS. di Parigi, Suppl. Arabe, 742 quinquies, tom. II, fol. 171 recto. Ho seguíto a preferenza Mawerdi, antico e rinomato scrittore di dritto pubblico. Le cifre son date con qualche divario da Ibn-el-Athîr e dagli altri compilatori moderni. Ma si ricava da tutti: 1º Che fossero scritti nei divani anche i fanciulli, le donne e gli schiavi; 2º Che vi fosse un minimum come noi diremmo, al quale avea dritto ogni persona di qualunque sesso, età e condizione. Perciò le pensioni più grosse debbono riguardarsi in parte come retribuzione militare, o riconoscenza di meriti particolari, e in parte come quota dei guadagni comuni, appartenente ad ogni associato nella fraternità musulmana.

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Omar-ibn-Madî-Karib, interrogato dal califo Omar su la virtù delle varie maniere d'armi, rispondea così per le saette; per la lancia dicea: or è tuo fratello, or ti tradisce, ec. Egli si piccava sopratutto di maneggiar la spada e l'espresse con una parolaccia alla quale il califfo rispose con lo staffile. Ibn-Abd-Rabbih, Kitâb-el-I'kd, MS., tom. I, fol. 50 verso.

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Ibn-Abd-Rabbih, op. cit., tom. I, fol. 26 verso. Tacito avea scritto: Velocitas juxta formidinem; contatio propior constantiæ est. De Mor. Germ. Ciò che dico delle armi e tattica dei Musulmani nei primi secoli dell'islamismo si ricava anche dai varii racconti di lor guerre, non meno che dai trattati di Leone il filosofo, Leonis imperatoris Tactica, cap. 18, edizione di Meursius, p. 810, seg., e di Costantino Porfirogenito, Constantini Tactica, ibid., p. 1398, seg.

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Gli Arabi non han preso mai il nome di Saraceni, nè altro simile; nè avvi nei loro ricordi alcuna gente così chiamata. Questa vocabolo, scritto dai Latini Sarraceni e da' Greci Σαρακηνοὶ, presso Plinio il vecchio, Tolomeo e Stefano Bizantino, denota alcune tribù e picciole popolazioni; Ammiano Marcellino e Procopio l'usano in significato più vasto; e gli scrittori occidentali dopo l'islamismo gli danno la estensione che io ho accennato. Indi si vede come successivamente si allargasse quella denominazione tra il primo e 'l quarto e poi di nuovo tra il sesto e il settimo secolo dell'era volgare. L'etimologia è incerta, ancorchè gli eruditi si siano tanto sforzati a trovarla, cominciando da San Geronimo che facea derivare il nome dei figli di Agar da Sara; e scendendo ai moderni, i quali han creduto raffigurar certi vocaboli arabi che suonerebbero uomini del deserto, ladroncelli e simili baie. Secondo una opinione più plausibile, Saraceni, sarebbe trascrizione della voce arabica sciarkiun, al genitivo (sul quale per lo più si costruiscono i derivati in tutte le lingue) sciarkiin che significa orientali; la qual voce i Greci e i Romani non poteano trascrivere nè pronunziare altrimenti che sarkin o sarakin, mancando nell'alfabeto loro la lettera scin che risponde alla ch francese e sh inglese. Veggansi Gibbon, Decline and Fall, Cap. L, nota 30, con l'annotazione di Milman; Saint-Martin, note a Le Beau, Histoire du Bas-Empire, lib. LVI, § 24; Reinaud, Invasions des Sarrazins en France, p. 229, 231.

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Evagrius, Historia Ecclesiastica, lib. VI, cap. 2; Nicephorus Callistius, Ecclesiasticæ Historiæ lib. XVIII, cap. 10; Caussin, Essai sur l'histoire des Arabes, tom. II, pag. 133. I due scrittori greci, portando il nome del principe arabo con l'articolo, scrivonlo Alamondar.

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Anastasius Bibliothecarius, presso Muratori R. I., tom. III, pag. 140.

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Processo di papa Martino a Costantinopoli, presso Labbe, Sacros. Concilia, tom. VI, pag. 63, 68, 69.

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All'accusa di connivenza con Olimpio il papa rispose che non avrebbe avuto forze da opporsi; e recriminò contro uno degli accusatori il quale s'era trovato in condizioni simili.

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Beladori, presso Reinaud, Fragments Arabes etc. relatifs à l'Inde, p. 182. I due luoghi di Ibn-Khaldûn, riferiti nella nota seguente, mi inducono a tradurre in questo modo il passo analogo del Beladori.

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Ibn-Khaldûn, Prolegomeni, nel British Museum, MS. 9547, fol. 143 verso; e Storia, sezione 2ª, MS. di Parigi, Suppl. arabe, 742 quinquies, vol. II, fol. 180 verso. In questi due luoghi si legge in due modi alquanto diversi il motto riferito da Beladori e citato di sopra; se non che è attribuito ad A'mr-ibn-A'si, il quale, interrogato da Omar che fosse il Mediterraneo, rispondeva: “Una sterminata pianura su la quale cavalcano uomini di poco cervello, piantati come vermi in un pezzo di legno.” Nei Prolegomeni lo storico arabo aggiugne riflessioni generali su le armate dei Musulmani. Nell'altro luogo citato, che contiene la storia dei primi califi, narra che Mo'âwia proponesse ad Omar l'impresa di Cipro; che quegli domandasse ragguagli ad A'mr-ibn-A'si capitano d'Egitto, e che, avutane quella risposta, vietasse l'impresa nei termini ch'io ho riferito. Il citato squarcio dei Prolegomeni si legge in inglese, con interpretazione che non risponde del tutto alla mia, nell'opera del Gayangos, The history of the Mohammedan Dynasties in Spain by Al-Makkari, tom. I, p. XXXIV.

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Le indulgenze che guadagnano i Musulmani combattendo per mare sono annoverate nel Mesciâri'-el-Asciwâk, p. 49, seg. Le opinioni contrarie leggonsi presso M. Reinaud, Extraits etc. relatifs aux Croisades, p. 370 e 476; e Invasions des Sarrazins en France, p. 64 e 67. Tra le altre v'ha che i legisti teneano come stolto, e indi incapace a far testimonianza in giudizio,