1
Si è diligentemente discussa l'origine dell'Istituto monastico dal Tommasino (Discipl. de l'Eglis. Tom I. p. 1419, 1426) o dall'Helyot (Hist. des Ordres monastig. 94, Tom. I. p. 1-66). Questi autori son molto eruditi, e passabilmente onesti; e la diversità d'opinione fra loro scuopre il soggetto in tutta la sua estensione. Pure il cauto Protestante, che diffida di qualunque guida Papale, può consultare il settimo libro delle antichità Cristiane del Bingamo.
2
Vedi Euseb. Demonstr. Evang. (l. 1. p. 20. Edit Graec. Rob. Stephani Paris 1545). Nella sua Storia Ecclesiastica pubblicata dodici anni dopo la dimostrazione (l. 2. c. 17) Eusebio asserisce, che i Terapeuti fossero Cristiani; ma sembra, che non sapesse, che un Istituto simile fosse attualmente risorto in Egitto.
3
Cassiano (Collat. XVIII. 5) trae l'istituzione de' Cenobiti da quest'origine, sostenendo, che appoco appoco decadesse, finattantochè non fu restaurata da Antonio e da' suoi Discepoli.
4
Оφελιμωτατον γαρ τι χρημα εις ανθρωπος εχθουσα παρα Фεου η’ τοιαδτη φιλοσοφια. Queste sono l'espressive parole di Sozomeno, che diffusamente e con piacevol maniera descrive (l. I. c. 12, 13, 14) l'origine, ed il progresso di tal monastica filosofia (Vedi Suicer. Thesaur. Eccl. Tom. II. p. 1441). Alcuni moderni Scrittori, come Lipsio (Tom. IV. p. 448, manuduct. ad Philos. Stoic. III. 13) e la Mothe-le-Vayer (Tom. IX. De la vertu des Payens p. 228, 262) hanno paragonato i Carmelitani a' Pitagorei, ed i Cinici a' Cappuccini.
5
I Carmelitani traggono la loro genealogia con regolar successione dal Profeta Elia (Vedi le Tesi di Beziers an. 1682 appresso Bayle, Nouvelles de la republ. des Lettres Oeuvr. Tom. I. p. 82, ec. e la prolissa ironia degli ordini monastici, opera anonima Tom. I. p. 433, stampata in Berlino 1751). Roma, e l'Inquisizione di Spagna imposero silenzio alla profana critica de' Gesuiti di Fiandra (Helyot, Hist. des Ordres monast. Tom. I. p. 282, 300), e si eresse nella Chiesa di S. Pietro la statua d'Elia il Carmelitano (Voyag. du P. Labat Tom. III. p. 87).
6
Plin. Hist. Nat. V. 15 Gens sola; et in toto orbe praeter ceteras mira, sine ulla femina, omni venere abdicata, sine pecunia, socia palmarum. Ita per saeculorum millia (incredibile dictu) gens aeterna est, in qua nemo nascitur. Tam faecunda illis aliorum vitae poenitentia est. Ei li pone appunto al di là del nocivo influsso del lago, e nomina Engaddi, e Masada, come le città più vicine. La Laura, ed il monastero di S. Saba non potevano esser molto distanti da questo luogo (Vedi Reland, Palaestin. Tom. I. p. 295, Tom. II. p. 763, 874, 880, 890).
7
Vedi Athanas. Op. Tom. 2. p. 450-505 e Vit. Patrum p. 26-74 con le annotazioni di Rosweyde. La prima contiene l'originale Greco; l'altra è una traduzione Latina molto antica, fatta da Evagrio amico di S. Girolamo.
8
Γραμματα μεν μαθειν ουκ ηνεσχετο. Athanas. Tom. 2. in vit. S Anton. p. 452, ed è stata ammessa l'asserzione della sua totale ignoranza da molti degli antichi, e dei moderni. Ma il Tillemont (Mem. Eccl. Tom. VII. p. 666) dimostra con alcuni probabili argomenti, che Antonio sapeva leggere e scrivere nella Copta sua lingua nativa, ed era solo ignorante della letteratura Greca. Il Filosofo Sinesio (p. 51) confessa, che il naturale ingegno d'Antonio non aveva bisogno dell'aiuto della scienza.
9
Arurae autem erant ei trecentae uberes, et valde optimae (vit. Patr. l. 1. p. 36). Se l'arura è lo spazio di cento cubiti Egizi quadrati (Rosweyde onomastich. ad vit. Patr. p. 1014, 1015), ed il cubito Egiziano di tutti i tempi è uguale a ventidue pollici inglesi (Graves vol. 1. p. 233) l'arura conterrà circa tre quarti d'un acro inglese.
10
Si fa la descrizione del Monastero da Girolamo (T. 1. pag. 248, 249. in vit. Hilarion.) e dal P. Sicard (Missions du Levant. Tom. I. pag. 122, 200). Tali descrizioni però non sempre si posson conciliare fra loro. Il S. Padre lo dipinse secondo la sua fantasia, ed il Gesuita secondo la sua esperienza.
11
Girolamo Tom. I. p. 146, ad Eustoch. Hist. Lausiac. c. 7, in vit. Patr. p. 712. Il P. Sicard (Mis. du Levant Tom. 2. p. 29, 79) visitò, e descrisse questo deserto, che adesso contiene quattro monasteri, e venti o trenta Monaci. Vedi D'Anville Descript. de l'Egypt. p. 74.
12
Tabenna è una picciola isola del Nilo, nella diocesi di Tentira o Dendera, fra la moderna città di Girge, e le rovine dell'antica Tebe (d'Anville p. 194). Il Tillemont dubita, se fosse un'isola; ma si può dedurre da' fatti, che adduce ci medesimo, che il primitivo suo nome fu di poi trasferito al gran Monastero di Bau, o Pabau (Mem.