Edward Gibbon

Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7


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Genserico confessò tal somiglianza, mediante la severità con cui punì quelle indiscrete allusioni. Victor Vitens l. 7. p. 10.

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Tali sono le querele contemporanee di Sidonio Vescovo di Clermont (L. VII. c. 6. p. 182, ec. edit. Sirmond). Gregorio di Tours, che cita questa lettera (L. II. c. 25 in Tom. 2. p. 174), ne trae un'asserzione, che non si può verificare, cioè che di nove sedi Vacanti nell'Aquitania, alcune eran vacate per causa di Martiri episcopali.

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I monumenti originali della persecuzione de' Vandali si son conservati ne' cinque libri dell'istoria di Vittore Vitense (de persecutione Vandalicà), Vescovo che fu esiliato da Unnerico; nella vita di S. Fulgenzio, che si distinse nella persecuzione di Trasimondo (in Biblioth. max. Patr. T. IX. p. 4, 16) e nel primo libro della guerra Vandalica dell'imparzial Procopio (c. 7, 8, p. 196, 197, 198, 199), Il Ruinart, ultimo editore di Vittore, ha illustrato tutto questo soggetto con un copioso e dotto apparato di note, e di supplementi (Parigi 1694).

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Victor. IV. 2. p. 65. Unnerico nega il nome di Cattolici agli Omousi. Descrive come, veri Divina Majestatis cultores, quegli del suo partito, che professavan la fede confermata da più di mille Vescovi ne' Concilj di Rimini e di Seleucia.

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Victor. II. 1. p. 21, 22. Laudabilior… videbatur. Ne' Manoscritti, ne' quali si omette questa parola, il passo non è intelligibile. Vedi Ruinart not. p. 264.

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Victor. II. 2, p. 22, 23. Il Clero di Cartagine chiamava queste condizioni periculosae; ed infatti sembra, che fossero poste come una rete per prendere i Vescovi Cattolici.

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Vedi la narrazione di questa conferenza, ed il trattamento de' Vescovi presso Vittore II, 13, 18, p. 35, 42, e tutto il quarto libro p. 63, 171. Il terzo libro (p. 42, 62) contiene la loro apologia, o confessione di fede.

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Vedasi la lista de' Vescovi affricani presso Vittore p. 117, 120 con le note del Ruinart p. 215, 397. Spesso vi si trova il nome scismatico di Donato, e sembra, che avessero adottato (come i nostri fanatici dell'ultimo secolo) le pie denominazioni di Deodatus, Deogratias, Quidvult Deus, Habet Deum etc.

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Fulgent. Vit. c. 16, 29. Trasimondo affettava la lode di moderazione e di dottrina; e Fulgenzio indirizzò tre libri di controversia all'Arriano Tiranno, ch'ei chiama piissime Rex. (Bibliot. max. Patr. Tom. IX. p. 21). Nella vita di Fulgenzio si fa menzione di soli sessanta Vescovi esuli; si accrescono fino a centoventi da Vittore Tunnunense, e da Isidoro; ma si specifica il numero di dugentoventi nell'Historia Miscella, ed in una breve Cronica autentica di quei tempi. Vedi Ruinart p. 570, 571.

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Vedansi gl'insipidi e bassi epigrammi dello Stoico, il quale non seppe soffrir l'esilio con maggior fortezza, che Ovidio. La Corsica poteva non produrre del grano, del vino, o dell'olio; ma non poteva mancare di erbaggi, d'acqua, e di fuoco.

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Si ob gravitatem coeli interissent, vile damnum. Tacit. Annal. II. 85. Facendone l'applicazione, Trasimondo avrebbe adottato la lettura di alcuni critici, utile damnum.

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Vedansi questi preludj d'una general persecuzione appresso Vittore II. 3, 4, 7, ed i due editti d'Unnerico L. II. p. 35. L. IV. p. 64.

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Vedi Procopio de Bell. Vandal. L. I. c. 7, p. 197, 198. Un Principe Moro cercava di rendersi propizio il Dio de' Cristiani, mediante la sua diligenza a cancellare i segni del sacrilegio Vandalico.

101

Vedi questa storia presso Vittore II. 8, 12. p. 30, 34. Vittore descrive le angustie di que' Confessori come testimone di veduta.

102

Vedasi il quinto libro di Vittore. Le sue appassionate querele son confermate dalla sobria testimonianza di Procopio, e dalla pubblica dichiarazione dell'Imperator Giustiniano (Cod. Lib. I. tit. 27).

103

Victor. II, 18. p. 71.

104

Victor. V. 4. p. 74, 75. Ei chiamavasi Vittoriano, ed era un ricco Cittadino d'Adrumeto, che godeva la confidenza del Re, per il favore del quale aveva ottenuto il posto, o almeno il titolo, di Proconsole dell'Affrica.

105

Victor. I. 6. pag. 8, 9. Dopo aver narrato la ferma resistenza, e la destra risposta del Conte Sebastiano, soggiunge: Quare alio generis argumento postea bellicosum Virum occidit.

106

Victor. V. 12, 13. Tillemont, Mem. Eccl. Tom. IV. p. 609.

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Il titolo proprio del Vescovo di Cartagine era quello di Primate: ma dalle Sette, e dalle nazioni si dava il nome di Patriarca al loro principal Ministro Ecclesiastico. Vedi Tommassin., Discipl. de l'Eglis. Tom I. p. 155, 158.

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Il Patriarca Civila stesso dichiarò, ch'ei non intendeva il Latino (Victor. II. p. 42.) nescio latine; e poteva tollerabilmente conversare, senza esser però capace, di predicare o disputare in quella lingua. Il Vandalo suo Clero era vie più ignorante; e poco potea contarsi sugli Affricani, che si erano uniformati al medesimo.

109

Victor. II, 1, 3. p. 22.

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Victor. V. 7. p. 72. Ei chiama in testimone l'Ambasciatore medesimo, che aveva per nome Uranio.

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Astutiores, Vict. IV. 4. p. 70. Egli chiaramente afferma, che la lor citazione del Vangelo non jurabitis in toto non tendeva, che ad eludere l'obbligazione d'un giuramento inconveniente. I quarantasei Vescovi, che ricusarono, furono esiliati in Corsica; ed i trecentodue, che giurarono, furono distribuiti per le Province dell'Affrica.

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Fulgenzio, Vescovo di Ruspa nella Provincia Bizacena, era d'una famiglia Senatoria, ed aveva avuto una nobile educazione. Egli sapeva tutto Omero o Menandro prima che incominciasse a studiare il Latino, sua lingua nativa. (Vit. Fulgent. c. 1). Molti Vescovi Affricani intendevano il Greco, ed erano stati tradotti in Latino molti Greci Teologi.

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Si confrontino le due prefazioni a' dialoghi di Vigilio di Tapso (pag. 118, 129. edit. Chifl.). Ei poteva divertire i suoi eruditi lettori con un'innocente finzione; ma il soggetto era troppo grave, e gli Affricani troppo ignoranti.

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Il P. Quesnel mosse quest'opinione, che si è ricevuta favorevolmente. Ma le seguenti tre verità, per quanto possano parer sorprendenti, sono presentemente accordate da tutti (Gearardo Voss. Tom. VI. p. 516, 522. Tillemont, Mem. Eccl. Tom VIII. p. 667, 671): 1. S. Atanasio non è l'autore del Credo, che sì frequentemente si legge nelle nostre Chiese; 2. non sembra, che questo esistesse per lo spazio d'un secolo dopo la sua morte; 3. fu composto originalmente in lingua Latina, e per conseguenza nelle Province occidentali. Gennadio, Patriarca di Costantinopoli, fu tanto sorpreso da tale straordinaria composizione, che disse francamente, che quella era opera d'un ubbriaco. (Petav., Dogm. Theolog. Tom. II. L. VII. c. 8. p. 587).

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I. Joan. V. 7. Vedi Simone, Hist. Crit. du nouv. Testam. Part. I. c. 18. p. 203, 218., e Part. II. c. 9. p. 99, 121 e gli elaborati Prolegomeni ed Annotazioni, del Dot. Mill e di Wetstein, alle loro edizioni del Testamento Greco. Nel 1689 il Papista Simon cercava d'esser libero; nel 1707 il Protestante Mill desiderava d'essere schiavo;