Edward Gibbon

Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 9


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commise l'esecuzione al suo avversario. Ma nel mentre che il patriarca d'Alessandria scagliava i fulmini celesti, lasciava travedere gli errori e le passioni d'un mortale; ed oggi ancora i suoi dodici anatemi51 mettono a tortura la scrupolosa sommessione degli Ortodossi, i quali vogliono serbar venerazione alla memoria d'un Santo, senza mancare alla fedeltà dovuta ai decreti del Concilio di Calcedonia. Quelle ardite proposizioni mantengono una tinta indelebile dell'eresia degli Apollinaristi, mentre le dichiarazioni serie e per avventura sincere di Nestorio hanno satisfatto a quei teologi del tempo nostro, che sono per sapere e per imparzialità i più segnalati52.

      A. D. 431

      Nè all'Imperatore, nè al primate dell'Oriente talentava di sottomettersi al decreto d'un Prete dell'Italia, e da ogni parte si chiedeva un Concilio della Chiesa cattolica, o piuttosto della Chiesa greca, come l'unico espediente ad acchetare od a finire questa disputa ecclesiastica53. Efeso, a cui agevolmente si giugnea per mare e per terra, fu scelta per luogo dell'Assemblea, la quale fu aggiornata per le feste della Pentecoste. Furono spedite a tutti i Metropolitani lettere di convocazione, e si collocò intorno alla sala dell'adunanza una guardia, che dovea proteggere e tener sequestrati i Padri del Sinodo, fin a tanto che determinati avessero i Misteri del Cielo, e la credenza degli uomini. Vi comparve Nestorio non come delinquente, ma come giudice; il quale affidavasi sulla riputazione più che sul numero de' suoi Prelati; i suoi gagliardi schiavi dei bagni di Zeusippo stavano armati e presti a difenderlo, o ad assalirne i nemici. Ma dal lato di S. Cirillo, suo avversario, stava la prevalenza dell'armi temporali e spirituali. Disubbediente questi alla lettera, o almeno al senso dell'ordine imperiale, s'aveva tirato dietro il seguito di cinquanta Vescovi egiziani, i quali da un cenno del lor Patriarca attendeano il soffio dello Spirito Santo. Avea contratta stretta alleanza con Mennone vescovo d'Efeso, primate delle chiese d'Asia da lui con assoluto potere governate, il quale disponeva a suo senno dei voti di trenta o quaranta vescovi: una truppa di paesani, schiavi della Chiesa, era stata distribuita per la città a sostenere colle grida e colle violenze gli argomenti metafisici del lor Signore; ed il popolo difendeva zelantemente l'onor della Vergine Maria, il corpo della quale riposava nelle mura d'Efeso54. Andava carico delle ricchezze dell'Egitto il navile che condotto avea S. Cirillo; e sbarcò una gran ciurma di marinai, di schiavi e di fanatici, arruolati sotto le bandiere di S. Marco e della Madre di Dio, parati e presti alla più cieca obbedienza. Questa turba guerriera sbigottì i Padri, ed anche le guardie del Concilio. Gli avversari di S. Cirillo e di Maria furono insultati nelle strade, o minacciati in casa. Ogni giorno l'eloquenza e la liberalità del Prelato egiziano crescevangli il numero degli aderenti; e potè egli ben presto vedersi arbitro di duecento vescovi, pronti a seguirlo, e a sostenerlo55. Ma l'autore dei dodici anatemi ben presagiva e temeva l'opposizion di Giovanni d'Antiochia, che con un corteggio poco numeroso, ma ragguardevole, di Metropolitani e di Teologi, arrivava a picciole giornate dalla capitale dell'Oriente. S. Cirillo, che s'adirava d'una dilazione da lui creduta volontaria e colpevole56, aggiornò l'apertura del Concilio al sedicesimo giorno dopo la Pentecoste. Sperando Nestorio nell'arrivo prossimo de' suoi amici dall'Oriente, persistette, come S. Grisostomo suo predecessore, a declinare dalla giurisdizione de' suoi nemici, e a ricusare obbedienza alle loro intimazioni: questi accelerarono la sentenza, e presedette al tribunale il suo accusatore. Sessant'otto vescovi, ventidue de' quali avean grado di metropolitani, lo difesero con una protesta decente e moderata; ma furono esclusi dalle deliberazioni. Candidiano domandò da parte dell'Imperatore una dilazione di quattro giorni, e questo magistrato profano fu insultato ed espulso dall'assemblea de' Santi.

      Sì grande affare venne intieramente compiuto nello spazio d'un giorno estivo: scrissero i Vescovi separatamente la loro opinione; ma dall'uniformità dello stile, s'argomenta la dettatura, o la mano di un Capo accusato d'avere falsificati gli Atti e le sottoscrizioni57. Dichiararono con voto unanime che le epistole di San Cirillo conteneano i dommi del Concilio di Nicea, e la dottrina de' Padri; la lettura dell'estratto infedele, che s'era fatto delle Lettere e delle Omelie di Nestorio, fu interrotta da imprecazioni e da anatemi. Fu questi deposto dal grado di Vescovo, e privato delle sue dignità ecclesiastiche. Il decreto, in cui era malignamente qualificato per un nuovo Giuda, fu pubblicato ed affisso in tutti gli angoli della città d'Efeso. Quando gli stanchi Prelati uscirono della Chiesa della Madre di Dio, furono salutati come suoi difensori, e per tutta la notte ne fu tumultuariamente con illuminazioni e con canti celebrata la vittoria.

      Ma nel quinto giorno, fu sconcertato questo trionfo dall'arrivo e dalla indignazione dei Vescovi d'Oriente. In una stanza dell'osteria, ov'era smontato Giovanni d'Antiochia, e prima d'avere, per così dire, scossa da' calzari la polvere, diede egli udienza a Candidiano, ministro dell'Imperatore, il quale gli raccontò, come invano s'era adoperato a prevenire od impedire le violenze precipitose di San Cirillo. Con ugual precipitazione e violenza un Sinodo di Oriente58 spogliò San Cirillo e Mennone della dignità di Vescovi; dichiarò che i dodici anatemi racchiudevano il più sottile veleno dell'eresia degli Apollinaristi, e dipinse il Primate d'Alessandria come un mostro nato e nudrito a distruzion della Chiesa59. Remota ed inaccessibile era la sua sede, ma fu deciso di compartire immediatamente al popolo di Efeso il beneficio d'essere governato da un pastore fedele. Per ordine di Mennone furono serrate le Chiese, e posta grossa guernigione nella cattedrale. Le soldatesche andarono all'assalto, guidate da Candidiano; le guardie prime furono sbaragliate e passate a fil di spada; ma i posti erano insuperabili, e gli assedianti si ritirarono; allora inseguiti dai soldati che stavano nella cattedrale, perdettero i cavalli, e molti furono gravemente feriti a colpi di mazze, e a sassate. Schiamazzi forsennati, atti furibondi, la sedizione e il sangue macchiarono la città della Santa Vergine. I Sinodi rivali si scagliarono a vicenda anatemi e scomuniche; e le relazioni contraddittorie delle fazioni di Siria e d'Egitto imbrogliarono il Consiglio di Teodosio. Il quale, volendo calmare questa lite teologica, per tre mesi pose tutto in opera, eccetto il rimedio più efficace, quello cioè dell'indifferenza, e del disprezzo. S'avvisò d'allontanare o intimorire i Capi con una sentenza che avrebbe del pari soddisfatto o condannato gli uni e gli altri; diede la plenipotenza a' suoi rappresentanti in Efeso, e li munì di forze militari, bastevoli a sostenerli; chiamò otto deputati delle due parti per conferire legalmente, e con libertà, nei contorni della capitale, lungi dalla popolar frenesia, ch'è sempre contagiosa. Ma ricusavano gli Orientali d'obbedire a quest'ordine, e i Cattolici, insuperbiti pel numero loro, e pel favor dei Latini, ributtarono ogni sorta d'unione o di tolleranza. Posta al cimento la pazienza del mite Teodosio, s'indusse egli a pronunciare irritato la dissoluzione di quel Sinodo tumultuoso, che nella distanza di tredici secoli ora a noi si presenta col nome rispettabile di terzo Concilio ecumenico60. «Iddio m'è testimonio, disse quel religioso principe, che di questo disordine io non ho colpa in veruna maniera. La Provvidenza scernerà e punirà i colpevoli; tornate alle vostre province; possano le vostre virtù private riparare i mali e gli scandali della vostra adunanza». Se ne tornarono difatto i Vescovi allo loro diocesi; ma le passioni che aveano sconvolto il Concilio d'Efeso si disseminarono pur tutto l'Oriente. Giovanni d'Antiochia, e San Cirillo d'Alessandria, dopo tre campagne, in cui si batterono con ostinazione, e con pari successo, vollero in fine spiegarsi e far pace; ma si debbe attribuire la loro riconciliazione apparente alla prudenza piuttosto che alla ragione, alla stanchezza di entrambi piuttosto che alla carità cristiana.

      A. D. 431-435

      Il Pontefice di Bizanzio avea già informato l'Imperatore sinistramente del carattere e del contegno del Prelato egiziano, suo rivale; coll'ordine di ritornarsene ad Efeso, ricevè S. Cirillo una lettera piena zeppa di minacce e d'invettive61, nella quale era trattato da prete imbroglione, insolente, invidioso, le cui opinioni agitavano la Chiesa e lo Stato, e che con un procedere artificioso verso la sorella e la moglie dell'Imperatore, alle quali s'era diretto separatamente, palesava la temeraria intenzione di suscitare, o di trovare nella famiglia imperiale i semi della disunione e della discordia. Adempiendo Cirillo a quel comando imperioso,