Lodovico Ariosto

Orlando Furioso


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da Levante il mar Indico lava,

      dopo Rinaldo ed alcun'altri insieme

      meco fur chiusi in parte oscura e cava,

      ed onde liberati le supreme

      forze n'avean del cavallier di Brava;

      vêr ponente io venìa lungo la sabbia

      che del settentrion sente la rabbia.

35

      E come la via nostra e il duro e fello

      destin ci trasse, uscimmo una matina

      sopra la bella spiaggia, ove un castello

      siede sul mar, de la possente Alcina.

      Trovammo lei ch'uscita era di quello,

      e stava sola in ripa alla marina;

      e senza rete e senza amo traea

      tutti li pesci al lito, che volea.

36

      Veloci vi correvano i delfini,

      vi venìa a bocca aperta il grosso tonno;

      i capidogli coi vecchi marini

      vengon turbati dal loro pigro sonno;

      muli, salpe, salmoni e coracini

      nuotano a schiere in più fretta che ponno;

      pistrici, fisiteri, orche e balene

      escon del mar con mostruose schiene.

37

      Veggiamo una balena, la maggiore

      che mai per tutto il mar veduta fosse:

      undeci passi e più dimostra fuore

      de l'onde salse le spallacce grosse.

      Caschiamo tutti insieme in uno errore,

      perch'era ferma e che mai non si scosse:

      ch'ella sia una isoletta ci credemo,

      così distante a l'un da l'altro estremo.

38

      Alcina i pesci uscir facea de l'acque

      con semplici parole e puri incanti.

      Con la fata Morgana Alcina nacque,

      io non so dir s'a un parto o dopo o inanti.

      Guardommi Alcina; e subito le piacque

      l'aspetto mio, come mostrò ai sembianti:

      e pensò con astuzia e con ingegno

      tormi ai compagni; e riuscì il disegno.

39

      Ci venne incontra con allegra faccia

      con modi graziosi e riverenti,

      e disse: – Cavallier, quando vi piaccia

      far oggi meco i vostri alloggiamenti,

      io vi farò veder, ne la mia caccia,

      di tutti i pesci sorti differenti:

      chi scaglioso, chi molle e chi col pelo;

      e saran più che non ha stelle il cielo.

40

      E volendo vedere una sirena

      che col suo dolce canto acheta il mare,

      passian di qui fin su quell'altra arena,

      dove a quest'ora suol sempre tornare. —

      E ci mostrò quella maggior balena,

      che, come io dissi, una isoletta pare.

      Io, che sempre fui troppo (e me n'incresce)

      volonteroso, andai sopra quel pesce.

41

      Rinaldo m'accennava, e similmente

      Dudon, ch'io non v'andassi: e poco valse.

      La fata Alcina con faccia ridente,

      lasciando gli altri dua, dietro mi salse.

      La balena, all'ufficio diligente,

      nuotando se n'andò per l'onde salse.

      Di mia sciocchezza tosto fui pentito;

      ma troppo mi trovai lungi dal lito.

42

      Rinaldo si cacciò ne l'acqua a nuoto

      per aiutarmi, e quasi si sommerse,

      perché levossi un furioso Noto

      che d'ombra il cielo e 'l pelago coperse.

      Quel che di lui seguì poi, non m'è noto.

      Alcina a confortarmi si converse;

      e quel dì tutto e la notte che venne,

      sopra quel mostro in mezzo il mar mi tenne.

43

      Fin che venimmo a questa isola bella,

      di cui gran parte Alcina ne possiede,

      e l'ha usurpata ad una sua sorella

      che 'l padre già lasciò del tutto erede,

      perché sola legitima avea quella;

      e (come alcun notizia me ne diede,

      che pienamente istrutto era di questo)

      sono quest'altre due nate d'incesto.

44

      E come sono inique e scelerate

      e piene d'ogni vizio infame e brutto

      così quella, vivendo in castitate,

      posto ha ne le virtuti il suo cor tutto.

      Contra lei queste due son congiurate;

      e già più d'uno esercito hanno istrutto

      per cacciarla de l'isola, e in più volte

      più di cento castella l'hanno tolte:

45

      né ci terrebbe ormai spanna di terra

      colei, che Logistilla è nominata,

      se non che quinci un golfo il passo serra,

      e quindi una montagna inabitata,

      sì come tien la Scozia e l'Inghilterra

      il monte e la riviera separata;

      né però Alcina né Morgana resta

      che non le voglia tor ciò che le resta.

46

      Perché di vizi è questa coppia rea,

      odia colei, perché è pudica e santa.

      Ma, per tornare a quel ch'io ti dicea,

      e seguir poi com'io divenni pianta,

      Alcina in gran delizie mi tenea,

      e del mio amore ardeva tutta quanta;

      né minor fiamma nel mio core accese

      il veder lei sì bella e sì cortese.

47

      Io mi godea le delicate membra;

      pareami aver qui tutto il ben raccolto

      che fra i mortali in più parti si smembra,

      a chi più ed a chi meno e a nessun molto;

      né di Francia né d'altro mi rimembra:

      stavami sempre a contemplar quel volto:

      ogni pensiero, ogni mio bel disegno

      in lei finia, né passava oltre il segno.

48

      Io da lei altretanto era o più amato:

      Alcina più non si curava d'altri;

      ella ogn'altro suo amante avea lasciato,

      ch'inanzi a me ben ce ne fur degli altri.

      Me consiglier, me avea dì e notte a lato,

      e