Amy Blankenship

Sangue Che Crea Dipendenza


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me stesso... ci sono riuscito benissimo mentre tu eri sottoterra, e adesso non è diverso.”.

      Kane restrinse lo sguardo ma non disse nulla mentre Michael si allontanava dal portico. Poteva ignorare gli insulti, ma di certo non poteva ignorare l’oscurità negli occhi di suo fratello. Quello era il Michael di cui parlava Dean.

      Scrappy si sedette ai piedi di Kane e guaì prima di guardarlo.

      Kane abbassò lo sguardo verso di lui e sospirò stancamente. “Lo so, lo so... ‘Segui tuo fratello e tienilo d’occhio’. Tu e Syn dovete avere un legame mentale che io ignoro.”.

      Non voleva lasciare Aurora e Skye da soli ma se la sarebbero cavata, la casa era ben protetta e, per fortunata, Michael sembrava essersi completamente dimenticato di loro... almeno per ora. Concludendo di avergli dato un vantaggio sufficiente, Kane seguì suo fratello grazie al proprio sangue che gli aveva inoculato pochi giorni prima.

      Non gli ci volle molto per raggiungerlo, tuttavia rimase a guardare con discrezione da lontano. Quello che Michael stava facendo era sbagliato... cioè... non l’uccidere i demoni, ma il modo in cui lo faceva. Utilizzava il loro sangue come se fosse una droga e, come accade con tutte le droghe, si valutano gli effetti collaterali per capire se vale la pena assumerle. Finora, gli effetti collaterali non si erano dimostrati tanto buoni.

      Kane era accovacciato su un tetto a spiovente e osservava Michael, che aveva rallentato e stava percorrendo il marciapiede vuoto con passo incerto. Sentì una forte presenza alle sue spalle e si alzò in piedi sospirando.

      “Devo intervenire?”.

      Kane scosse la testa “No pa’, ci penso io.”.

      Una risata sommessa riecheggiò “Non vuoi vedere di nuovo Michael morto, vero?”.

      “Eh no.” sospirò Kane, guardando dietro di sé. “Gli devo molto.”.

      “A volte il risveglio dalla morte aiuta a vedere le cose da un’altra prospettiva.” disse Syn; non avrebbe privato Kane di quel sentimento di redenzione a meno che non fosse stato costretto.

      “L’abbiamo sperimentato già due volte.” ribatté Kane. “Salutami mamma.”.

      Syn annuì e svanì, lasciando Kane da solo sul tetto. Girandosi di nuovo verso Michael, lo vide arrampicarsi sulla veranda di una vecchia casa fatiscente, accanto ai binari ferroviari. Kane piegò la testa di lato, chiedendosi che intenzioni avesse suo fratello.

      Michael era in modalità “predatore”, aveva ignorato diversi demoni di basso livello che non erano degni della sua attenzione, poi, all’improvviso, rallentò il passo nei pressi di una vecchia casa. Lì... lo sentiva... un demone con una buona dose di potere era lì dentro, tra il fetore di cadaveri in decomposizione.

      Un perfido sorriso gli apparve sul volto. Michael si avvicinò alla porta e bussò educatamente.

      Un uomo anziano, con indosso una maglietta macchiata e dei pantaloni sfilacciati, aprì la porta fino alla catena del chiavistello. Squadrò da capo a piedi il tipo ben vestito e disse “Qualunque cosa vendi, io non compro niente.”, poi si portò alla bocca una bottiglia di liquore scadente e sputò in faccia al cosiddetto venditore.

      Michael colpì bruscamente la porta con il palmo della mano, spezzando la catena e allungando il braccio verso il demone travestito. Con un movimento fluido lo tirò fuori dalla porta, lanciandolo nel cortile come una bambola di pezza. Kane si accigliò quando l’uomo, che sembrava sull’ottantina, rotolò sull’erba e sbatté contro il tronco di un albero. Quando lo vide crollare a terra, fece per alzarsi in piedi, pensando che Michael avesse perso la testa e commesso un terribile errore.

      Si accovacciò di nuovo quando le braccia e le gambe dell’uomo si mossero come quelle di un contorsionista mentre le ossa rotte si raddrizzavano e si rimettevano a posto. Il travestimento si sciolse letteralmente, rivelando un essere che somigliava quasi a un pipistrello umano ma senza ali.

      “Vuole farlo in pubblico?” mormorò Kane, sapendo che Michael, di solito, era molto più discreto quando combatteva i demoni.

      La creatura sembrava fatta di cuoio consumato, la pelle era tesa e il corpo magro mostrava una struttura muscolare esile ma definita. Il busto sembrava quasi troppo largo perché le gambe lo reggessero, e aveva lunghi artigli neri alle mani e ai piedi. La testa era la parte peggiore, senza capelli né peli, con due lunghe orecchie a punta e un muso simile a quello di un maiale, con due minuscole file di denti aguzzi.

      “È arrivato l’uomo pipistrello.” sussurrò Kane e quasi rise per la sua stessa battuta. Sì, era di cattivo gusto... ma era perfetta per l’occasione.

      Michael rimase sorpreso quando il demone gli saltò addosso, spingendolo contro il muro con un tonfo sordo. I mattoni si sbriciolarono e lui sorrise sibilando.

      “Sei proprio lo spuntino che stavo cercando.” gli disse, sorridendo ancora di più in modo che il demone vedesse i suoi canini.

      “Vediamo chi mangerà chi, vampiro.” la voce del demone era piena di presunzione.

      Michael lo afferrò per il collo e rotolò lungo il muro, ma dovette lasciare subito la presa quando la bocca del demone si aprì e iniziò a colare un liquido trasparente che gli finì sulla manica della giacca. Il liquido bruciò la stoffa come se fosse acido e Michael si tolse subito la giacca. La gettò via e osservò i grossi buchi che vi si stavano formando.

      Poi riportò l’attenzione sul suo avversario e ringhiò, era quella l’intenzione del demone quando aveva iniziato a sputarlo in faccia.

      La creatura rise e si scagliò verso di lui all’improvviso, stavolta brandendo i propri artigli affilati. Michael sussultò quando fu ferito a un braccio e sentì un’intensa sensazione di bruciore nel punto in cui era stato graffiato. Afferrando il demone, rotolarono entrambi giù per i gradini e finirono sull’erba, cercando di prendere il controllo l’uno sull’altro.

      L’acido del demone gli corrodeva la pelle ma le ferite guarivano con la stessa velocità con cui si formavano. Michael godeva del dolore e del fatto che scegliere i demoni più forti fosse sicuramente un’esperienza istruttiva e molto più divertente che ucciderli in modo veloce.

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