rispose Hawkins.
“Che ha detto il medico di volo?”
“Ha detto che questo gruppo ha le migliori forme… ehm, la miglior forma che abbia mai visto.”
“Beh, l’importante è che abbia controllato.” Bullfat fece l’atto di andarsene ma poi si fermò sulla soglia. “A proposito, per dove si inbarcano? Per la Stazione Tycho?”
“No, per il satellite USSF 187.”
“E’ già ora di cambio turno?”
“No, è un gruppo di personale aggiuntivo.”
“Personale aggiuntivo?” urlò Bullfat. “Hawkins, sa stramaledettamente bene che quella Centottantasette è stato costruito per diciotto uomini contati, in turni di sei ogni mese. Non c’è assolutamente spazio per altre dodici persone. Che dovrebbe fare secondo lei questo suo “personale aggiuntivo”, dormire accucciato sugli altri uomini?”
Con meravigliosa prova di autocontrollo, Hawkins riuscì a trattenere una risata. Anche il “personale aggiuntivo” sorrise con consapevolezza. Starling però dovette allontanarsi dalla stanza in preda a un attacco di riso isterico.
“Dove cavolo va?” chiese Bullfat vedendo Starling uscire.
“Oh, ultimamente è stato parecchio sotto pressione. E’ ora che vada in vacanza.”
“A me pare più che debba farsi controllare – e anche lei, Hawkins. Lei ha in mano la politica dell’Agenzia Spaziale ma i lanci sono cosa mia e quell’equipaggio non va su come “personale aggiuntivo” di una stazioncina spaziale. Se li vuole far partire dovrà farli includere nella rotazione del personale a sei mesi, proprio come tutti gli altri. E non se ne parli più.” Bullfat uscì trionfante dalla porta.
“Pronto a mollare, Jess?” chiese Filmore.
“Neanche per idea. Mi ha sorpreso, ma Bullfat su un punto ha ragione. Se mandiamo le ragazze sull’Ottantasette risulterebbero troppe, sarebbero costantemente d’impiccio per gli uomini e potrebbero diventare un problema anziché un aiuto. Ma non tutto è perduto. La Novantatré… quand’è che deve decollare?”
“La prossima settimana —ma non starai mica pensando di mandare su le ragazze con quella?”
“E perché no?”
“Il satellite USSF 193 non è una stazione passeggeri – serve per lo stoccaggio di cibo e materiale. Non è stata progettato per viverci dentro.”
“E allora improvviseremo, Bill. La Novantatré sarà posta in orbita in parallelo con l’Ottantasette, perché ne avranno bisogno per magazzinaggio. Sarà mandata su in quattro sezioni già cariche e assemblata nello spazio. In una settimana sarà un gioco da ragazzi aggiungere alle sezioni delle cuccette d’accelerazione e delle aree di soggiorno – basterà disfarsi di materiale non essenziale e saremo a posto. E le ragazze potranno star lì.”
“Jess, è assurdo” mormorò Filmore.
“Veramente no. Sai che l’idea mi piace sempre di più.” Hawkins sorrise appena. “Pensaci: USSF 193: il supermarket sotto casa e il bordello di fiducia, due al prezzo di uno.”
Filmore gemette. Le ragazze esultarono mentre le conducevano via.
***
“Io non ci posso credere,” disse Jerry Blaine. “Voglio dire, qualcuno laggiù sta facendo trucchetti.”
“Nessuno fa trucchetti in codice top secret” replicò il Colonello Briston. “Gli ordini li ha firmati personalmente Jess Hawkins. E le ragazze le avete viste coi vostri occhi. Ammetto che è da folli….—”
“Folli? Amico mio è da pazzi furiosi” disse Phil Lewis. “Mark, leggimi di nuovo questi ordini per favore. Devo sentire ancora quel messaggio, ancora una volta.”
Briston ridacchiò. “Cari amici,” lesse, “assieme a ciascuna sezione della USSF 193 riceverete tre componenti dell’equipaggiamento necessario per il progetto Coccole (per un totale di dodici Unità). Il nostro caro Zio Sam non si è risparmiato per inviarle direttamente dall’Europa, quindi trattatele con cura, d’accordo? Saranno sostituite a rotazione ogni sei mesi circa, ma nel frattempo potranno essere stoccate nell’USSF 193. Condividetevele con giustizia e divertitevi – è un ordine! Qualsiasi comunicazione riguardante questo equipaggiamento dovrà essere inoltrata personalmente a me, con questo stesso codice. Anche questo è un ordine. Cordialmente, Jess Hawkins, Direttore Agenzia Spaziale Nazionale.”
“Wow!” esclamò Lewis. “Ricordami di smettere di lamentarmi perché pago le tasse.”
Proprio in quel momento dalla stanza attigua emerse Sydney. Si era tolta la tuta ed era lievemente più sgonfia. “Blimey,” disse “sicuramente voi ragazzi state al freddo quassù. Io Nanette e Constance stiamo gelando. Ci domandavamo se…. Forse qualcuno di voi ragazzi vorrebbe gentilmente riscaldarci…”
Per via del grado, il Colonnello Briston riuscì a posizionarsi in testa alla fila.
***
Era molto tardi, cioè ciò che sulla stazione veniva considerata notte, ed era passato un mese circa dall’arrivo delle ragazze. Lucette, Babette, Francette, Toilette, Violette, Rosette, Suzette e Myrtle erano di turno, mentre le altre cercavano di dormire, per quanto possibile. Sydney era pacificamente rannicchiata nel letto, immersa nei suoi sogni non tanto innocenti, quando improvvisamente una meteora della grandezza di un pugno le forò la parete accanto al letto andando a scoppiare contro il muro all’estremità opposta della stanza. L’ambiente fu invaso da un sibilo; Sydney boccheggiò mentre il foro creato dal meteorite risucchiava via rapidamente tutta l’aria.
Un secondo ed era fuori, chiudendo dietro di sé la porta stagna dello scompartimento. Le altre tre ragazze si precipitarono nel corridoio, cercando di capire cosa era successo.
“Blaine!” disse Sydney appena riuscì a riprendere fiato. “Quell’accidente ha aperto una falla!”
***
“Ora è tutto a posto, Sydney,” annunciò Jerry Blaine rientrando dall’esterno. “L’ho rappezzato. Mi dispiace ma tutto quel che avevi in giro per la stanza è stato risucchiato nello spazio. Nulla di valore, spero.”
“Nulla che io ricordi” gli rispose Sydney. “Siamo sicuri che non succederà di nuovo?”
“Come ti ho già detto, questi sono colpi di fortuna che capitano con una probabilità su un miliardo. Non potrebbe succedere ancora in altri mille anni.”
“Meglio di no, gente, altrimenti me ne torno sulla Terra in un batter d’occhio.” Si voltò per tornarsene in stanza.
“Oh, a proposito” la chiamò Blaine, “sei prenotata per stanotte? Bene. Io stacco alle quattro – mi puoi raggiungere a quell’ora.”
“Il lavoro di una donna non finisce mai” sospirò con saggezza Sydney rientrando in stanza. La maggior parte delle sue cose era ancora nei cassetti del comò, ma per quanto cercò non riuscì a trovare la scatolina portapillole che teneva accanto al letto. “Oh beh” si disse “ne ho fatto a meno già altre volte. Potrò ben farne a meno ancora per un po’”.
Fu quasi dopo quattro mesi, per essere esatti, che decise che la situazione doveva essere esposta a qualcuno; quindi ne parlò al Colonnello Briston, che era appena tornato dai suoi tre mesi sulla Terra. “Oh Cielo!” fu tutto quel che riuscì a dire lui.
“Non è poi così grave.”
“Non è così grave? Sicuramente la prendi con calma. Perché non ne hai mai parlato prima con qualcuno?”
“Beh, perché non mi era mai successo.”
Briston sussultò.
“Penso che faremmo bene a fare una chiamata a questo signor Hawkins. Lui sa sempre cosa fare.”