cacciando un grido, notò solo il resto della sua figura, simile a quelle descritte da fiabe e racconti fantasy per rappresentare⦠gli orchi! Lâalieno, alto più di due metri, aveva pelle paonazza butterata dâapparenza rettiliare, naso prognato, enorme bocca senza labbra, dieci brevi corna verdognole su tutta la fronte, testa calva, collo largo, organi dell'udito ampi attaccati in alto ai lati del cranio, simili in forma alle orecchie dellâelefante indiano, mani grandi, a cinque dita come le nostre, e piedi altrettanto grandi calzati in stivaletti in tinta amaranto; lâessere indossava un perizoma turchino da cui si pronunciava, anteriormente in basso, un rigonfiamento cui doveva esser causa un sottostante sesso maschile; era nudo per il resto e a vista non aveva peli.
Osvaldo, essendo ormai in ottima salute mentale oltre che fisica, e per di più essendo da sempre culturalmente curiosissimo, ritrovò rapidamente lâautocontrollo.
Lâanomalo visitatore considerò: âEra inevitabile un sussulto da parte tua. Mi spiace, anche se vedo che ti stai già rasserenando.â
âSì, sto bene, è stato solo un momento; e sono curiosissimo.â
âTâillustrerò subito le cose; ma dopo esserci messi comodi su due seggiole, eh?â
âIn verità starei meglio in piedi, emozionato come sonoâ e Osvaldo posò il cellulare rosso sul piano della scrivania accanto al portatile alieno, châera dello stesso colore ed era sistemato esattamente davanti al seggiolone.
âCome vuoi ma, se permetti, invece io mi siedo: credimi, essere teletrasportato fra dimensioni diverse stancherebbe qualunque internautaâ; e senzâattendere il permesso del padrone di casa, sâaccomodò sopra una delle due sedie più vicine alla porta, quella a sinistra uscendo.
Contrariamente a quantâaveva detto, anche Osvaldo sâaccomodò, ma sul proprio seggiolone, davanti al notebook rosso. Pronto a dar ascolto alle parole del singolare ospite, trattenendo un naturale turbamento lo guardò, non rivolgendo tuttavia lo sguardo al volto ma al petto.
Coltane comunque lâattenzione, lâorco attaccò: âTâillustrerò lâuso del nostro computer, ma prima ti spiego meglio la situazione: Sappi che in passato noi non avevamo ancora il controllo dei passaggi interdimensionali, ma in certo modo essi già avvenivano, e fin dai tempi più antichi; si trattava però dâapparizioni per cause naturali, a nostra insaputa, di nostre figure, intendo non di purkilatronalarcolmintranikiani corporei ma solo di loro forme illusorie, diafane; tuttavia tali immagini erano più che bastevoli a terrorizzare i terrestri che le vedevano, anche perché le civiltà della Terra erano prescientifiche. Avrai forse capito che sâera trattato dâun fenomeno analogo a quello dei vostri cosiddetti fantasmi, che voi credete ectoplasmi di persone ormai defunte mentre, in realtà , sono immagini proiettate attraverso varchi, nel caso passaggi intertemporali e non interdimensionali, cioè che uniscono il vostro passato al vostro presente facendovi intravedere in trasparenza persone e scene del tempo che fu: ecco perché sorsero sulla Terra leggende sui fantasmi e poi ne furono scritti racconti e quindi girate pellicole: soprattutto sugli spettri scozzesi, dato che molti di quei varchi temporali sono nella vostra Scozia. Fin verso lâinizio del vostro XX secolo non avevamo avuto cognizione dei buchi interdimensionali e nemmeno di quelli temporali, non avendo ancor conquistato la tecnologia che finalmente, a quel punto, ci aveva permesso di scoprire queglâingressi e poi, a partire dallâepoca corrispondente allâinizio del vostro terzo millennio, anche dâeseguire in modo controllato traslazioni alla e dalla vostra Terra, nonché nel passato del nostro Purkilatronalarcolmintranik: accessi concreti, come quello che ho appena fatto, non più solo passaggi di nostre immagini fantasmatiche. Quanto alla Terra, potemmo studiare la vostra civiltà e, dopo aver conosciuto molti altri fatti, tempo fa venimmo a sapere del terrore suscitatovi nei millenni da nostre figure traslate sul vostro mondo attraverso i buchi interdimensionali e apprendemmo che le improvvise nostre apparizioni non solo avevano terrorizzato persone, come dâaltro canto avevano fatto i vostri domestici spettri, ma avevano fatto sorgere leggende anche su di noi, gli orchi cattivi, leggende per le quali, diciamolo pure, aveva giocato molto anche la vostra fertile immaginazione; e avevamo pur inteso che, come per i vostri fantasmi, dalle leggende erano derivate opere letterarie e quindi pellicole sugli orchi che mangiano esseri umani! Leggende, letteratura e filmografia assolutamente infamanti per noi, e ciò opprime insopportabilmente il nostro assoluto senso di verità e di giustizia: senzâalcuna vanteria, credilo di cuore, noi siamo creature di spirito angelico, anche se non siamo angeli. Potrai accertarti della nostra perfetta condotta morale dai file inseriti nel computer ma, più ancora, dato che potresti pensare a semplici falsi, tu potrai appurarlo di persona passando, accompagnato da me, nel nostro mondo e visitandolo: il personal che hai in dotazione è anche una macchina per il trasporto interdimensionale. Più avanti ti spiegherò come mettere in atto tale funzione, per ora non toccare assolutamente i tasti viola: mi raccomando.â
âNo, no, me ne guardo bene; e⦠mi dicevi châio dovrei aiutarviâ¦â
ââ¦intenterai per noi un procedimento in sede civile presso la Corte dellâAia e, grazie a tutta la documentazione che abbiamo inserito nel computer e a quanto raccoglierai di persona sul nostro pianeta, tu, luminare del diritto qual sei, otterrai sicuramente una sentenza che ci riabiliterà di fronte al vostro mondo.â
âà entusiasmante, mai avrei pensato⦠Altro che ritirarmi! e avverto dentro una forzaâ¦â
âOvvio, sei di nuovo in perfetta salute.â
âNon mi sono mai sentito così motivato, così desideroso dâapprofondire, così⦠così tutto. Ah, già ! devo disdire lâappuntamentoâ¦â - guardò lâorologio da polso - ââ¦no, è ormai un quarto allâuna, glâimpiegati staranno andando a pranzo.â
ââ¦glâimpiegati?â
âGlâimpiegati dâun notaio con cui ho appuntamento per dopodomani, incontro che intendo disdire; ma lo farò questo pomeriggio. Sono così eccitato che non ho fame: che ne diresti di cominciare a illustrarmi lâuso del tuo computer? Ah, ma forse hai fame tu.â
âMangerò poi; dopotutto, lâattesa aumenta lâappetitoâ e gli sorrise amabilmente.
Lâespressione che ne sortì, su quel volto mostruoso, apparve tuttavia a Osvaldo solamente ridicola: a fatica gli riuscì di frenare una risata; poi disse allâorco, con vera simpatia nonostante la bruttezza del suo ospite: âGrazie. Vorrei proprio mettermi allâopera fin da adesso⦠amicoâ: guardò finalmente negli occhi lâalieno e scoprì châesprimevano una tal luce di bontà quale, molto raramente, aveva colto sui propri simili.
Il posdomani, nello studio del notaio Tommaso Q., questi e Lamberto N. stavano attendendo lâarrivo dâOsvaldo, ormai impazientemente essendo trascorsa una trentina di minuti dallâora dellâappuntamento.
âNon avrà trovato parcheggioâ, suppose il notaio: âQui in zona non è facile.â
Lamberto senza dir nulla telefonò allâamico. Ne sentì squillare il cellulare, a lungo, inutilmente. Riattaccò.
Ribadì il notaio: âStarà ancor cercando parcheggio e non potrà rispondere perché è alla guida.â
âNo, non guida più, da qualche mese si muove in taxiâ, chiarì lâavvocato. Attese un altro paio di minuti e riprovò a telefonare: stessa cosa, squilli a vuoto. Ben sapendo della cagionevole salute dellâamico, si preoccupò. Ritenne bene non attendere oltre: si scusò col notaio e si congedò, aggiungendo che avrebbe fissato telefonicamente un nuovo appuntamento. Si diresse di filato al domicilio dâOsvaldo. Il palazzo aveva custode e dunque il portone era aperto, Lamberto salì direttamente al secondo piano. Suonò