Emanuele Cerquiglini

Un Gelato Per Henry


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quel mondo pieno di speranza, che era uscito da un decennio a petto in fuori dagli orrori della seconda guerra mondiale.

      Subito dopo, Ted Burton si presentò in officina con due sacchetti di pollo fritto e una confezione da quattro di birre.

      Â«Cavolo Jim, quel gioiellino vale più di casa tua e casa mia messe insieme! Si è fermata ad un Rockefeller in gita?» Esordì Ted con il suo timbro baritonale.

      Â«Ãˆ la preferita della collezione di Ronald Howard…» Rispose Jim sorridendo.

      Â«Quel tuo amico sposato col mostro di Loch Ness?»

      Â«Già, proprio lui…»

      Â«E ti lascia quella banca ambulante nella tua officina? Al posto tuo avrei già pensato a farla sparire!» Disse Ted, scoppiando poi in una risata grassa.

      Â«Non ti nego di averci pensato Ted, ma voglio farti vedere una cosa. Guarda lì, dall’altra parte della strada…» Rispose Jim, indicando con l’indice una vettura blindata nera con due uomini a bordo.

      Â«Avevo notato l’auto. Chi sono quei due dentro?» Chiese curioso Ted.

      Â«Guardie private ingaggiate dagli Howard. Stanno qui fuori da tre giorni, notte e giorno. Si sostituiscono ogni otto ore con altre due guardie. Ma non sono i soli, vieni a vedere dalla finestra del bagno. C’è un’altra auto blindata che sorveglia il retro…»

      Â«Diavolo cosa non fanno i soldi!» Borbottò Ted seguendo l’amico nel piccolo bagno.

      Â«Forse sposare quella donna non è stata un’idea così malvagia. Non trovi?» Chiese Jim a Ted sfilandogli dalle mani uno dei sacchetti di pollo fritto.

      Â«Puoi giurarci amico, anche se avrà dovuto abbonarsi al Viagra, quella canaglia!»

      Â«Magari a lui piace…»

      Â«Ãˆ peggio che andare con un uomo, Jim. Non può piacergli, è solo interesse!» Disse Ted dandosi un tono da maestro di vita.

      Â«Peggio che andare con un uomo non c’è niente. Per quanto mi riguarda piuttosto preferirei una pecora, almeno è femmina!» Disse Jim con un’espressione di disgusto.

      Â«Ho sentito dire dalla mia ex moglie che gli omofobi in realtà sono degli omosessuali repressi, amico…» Rispose Ted addentando un pezzo di pollo fritto per nascondere una risata.

      Â«Non è il mio caso. Non che abbia nulla contro di loro, ma devono starmi a dieci metri di distanza. Facessero quello che vogliono del loro culo, ma io non devo saperlo e al mio non devono avvicinarsi… Ah grazie per il pollo e la birra, amico, e non strozzarti!» Disse Jim prima di assaggiare il primo boccone di pollo, mentre Ted tossiva per il suo, che ridendo gli era andato di traverso.

      Â«Bevici sopra, amico. Non vorrei trovarmi un cadavere in officina…» Disse ironicamente Jim, mentre Ted si riprendeva da quell’accenno di soffocamento tracannando la lattina di birra per metà.

      Â«La mia jeep come sta?» Chiese Ted, dopo essersi buttato giù l’altra metà della birra e aver buttato la lattina in un cestino.

      Â«Una bomba Ted, è resistente come un carro armato!»

      Â«Sapevano farle le cose una volta, amico… Ora è tutta robaccia!» Disse Ted prima di stappare un’altra lattina di birra e dare un lungo sorso.

      Â«Già…» Rispose Jim guardando l’orologio, che segnava quasi le dodici.

      

      

      Ted Burton si lasciò andare ad un rutto liberatorio, che attraverso quella sua imponente cassa toracica, risuonò al punto che fece girare anche le due guardie private ingaggiate da Ronald Howard per sorvegliare la sua Mercedes.

      Capitolo 4

      

      

      Henry aveva passato la prima delle due ore a disposizione per svolgere il compito di matematica, compiendo quattro azioni ripetitive, caratterizzate da movimenti regolari del collo: il primo a sinistra guardando fuori dalla finestra, il secondo poco a destra per sbirciare cosa Nicolas, il suo compagno di banco, stesse elaborando sul suo foglio a quadretti, il terzo in avanti per assicurarsi che la signorina Anderson guardasse altrove e il quarto in avanti a destra per cercare con lo sguardo la complicità di Joanna, che invece era concentratissima, con la testa china sul banco, a scrivere velocemente calcoli impossibili per Henry.

      Â«Non so proprio farlo…» Sussurrò Henry a Nicolas.

      Â«Allora cerca di copiare», gli rispose Nicolas sottovoce senza neanche girarsi a guardarlo.

      Avrebbe anche copiato Henry, ma Nicolas era già impegnato a scrivere la terza pagina di calcoli e lui era ancora fermo alla prima.

      

      

      â€œChi se ne frega”, pensò Henry girando pagina e iniziando a copiare quel poco che riusciva a sbirciare dal foglio di Nicolas.

      Capitolo 5

      

      

      A New York, Barbara Harrison stava attraversando di corsa il Central Park da nord a sud. Non c’era caldo o gelo che la facesse rinunciare al suo allenamento quotidiano, anche se in certe occasioni era costretta a saltarlo per complicate questioni di lavoro e in quel caso si accontentava del tapis roulant nel suo appartamento o di quelli che trovava nelle palestre degli alberghi quando era fuori città.

      Alle tredici aveva appuntamento con Robert, avrebbe pranzato con lui -si erano riappacificati al telefono la sera precedente- e nel pomeriggio sarebbero partiti insieme per passere il week end nel Maine, dove Robert aveva un cottage nei boschi, che Barbara considerava il loro rifugio romantico.

      Robert aveva già quarantasette anni, una carriera avviata e avrebbe voluto che la relazione con Barbara prendesse una piega più seria. Non che a lei non piacesse Robert e non avesse pensato a spingere oltre il rapporto, ormai si frequentavano da qualche anno, ma lui sembrava non avere più troppa comprensione per gli orari lavorativi della donna. Lei poteva essere presente una settimana intera e poi sparire improvvisamente per giorni o nel peggiore dei casi per settimane. Questo faceva impazzire Robert, ma per Barbara il suo lavoro veniva prima di tutto, anche se da qualche settimana, proprio dopo che Robert si era allontanato da lei, aveva riconsiderato le priorità della sua vita.

      Barbara aveva già quarantadue anni e se avesse deciso di diventare madre, avrebbe dovuto darsi una mossa, per non sembrare negli anni successivi la nonna di suo figlio accompagnandolo al suo primo giorno di scuola.

      

      

      A lei piaceva stare sul campo, era una donna che amava spostarsi e preferiva l’azione alla sedentarietà dell’ufficio, ma in fin dei conti, dalla sua carriera aveva già ottenuto tutto quello che desiderava e allo stesso tempo, raggiungere quell’obiettivo, gli aveva sottratto dalla vita privata più di quanto avesse potuto immaginare. Era pronta a cambiare le carte in tavola perché amava quell’uomo e sapeva che non ne avrebbe trovato un altro come lui e alla lunga, si sarebbe ritrovata o avrebbe preferito rimanere da sola. “Una zitella vestita come un maschio e con un pessimo carattere. Ecco cosa sarò!” Pensò Barbara lungo la West drive, mentre girava a sud del Central Park allungando il passo della sua corsa per raggiungere la Est drive, da dove poi sarebbe uscita sulla settantaduesima strada, in direzione del suo appartamento, avendo giusto il tempo di farsi una doccia e chiudere la valigia.