fare con ciò. I palmi le stavano ancora sudando.
“Quanto manca?” lei chiese, mentre osservava la foresta farsi più fitta, il terreno più remoto.
“Poco”.
Un paio di minuti dopo, Bill lasciò la strada asfaltata, imboccando un sentiero tracciato dai pneumatici. Il veicolo procedette sobbalzando bruscamente, poi si arrestò circa 400 metri all’interno della foresta.
Lui spense il motore, poi si voltò verso Riley e prese a guardarla con preoccupazione.
“Sei sicura di volerlo fare?” le chiese.
La donna sapeva esattamente che cosa lo preoccupasse. Temeva che lei tornasse a ripensare alla sua prigionia traumatica. Non importava che questo fosse un caso diverso e che ci fosse un assassino diverso.
Lei annuì.
“Sì” lei rispose, non completamente convinta di dire la verità.
La donna uscì dall'auto, e seguì Bill, passando dalla strada ad uno stretto sentiero nella boscaglia, diretta alla foresta. Lei sentì il gorgoglio di un ruscello vicino. Mentre la vegetazione cresceva più fitta, dovette farsi largo tra i rami bassi, e piccoli ricci appiccicosi cominciarono a radunarsi sui suoi pantaloni, proprio sulle gambe. Fu infastidita al pensiero di doverseli togliere di dosso.
Almeno, lei e Bill riuscirono ad emergere sulla riva del ruscello. Riley fu immediatamente colpito dal grazioso aspetto del luogo. Il sole pomeridiano filtrava in mezzo alle foglie, chiazzando l'increspatura dell'acqua con una luce caleidoscopica. Il gorgoglio fisso del ruscello era rassicurante. Era strano pensare a quel posto come al teatro di una sanguinosa scena di un crimine.
“E' stata trovata proprio qui” Bill disse, guidandola al livello di un grosso macigno.
Quando arrivarono lì, Riley restò a guardarsi completamente intorno, e a respirare profondamente. Sì, aveva fatto bene ad andarci. Stava cominciando a rendersene conto.
“Le foto?” Riley chiese.
Si accovacciò accanto a Bill sul macigno, e insieme cominciarono a sfogliare un intero raccoglitore di fotografie, scattate poco dopo il ritrovamento del cadavere di Reba Frye. C'era un altra cartella che conteneva rapporti e fotografie dell'omicidio, su cui lei e Bill avevano indagato ben sei mesi prima, quello che non erano riusciti a risolvere.
Quelle fotografie riportarono alla mente dei vividi ricordi relativi al primo omicidio. La trasportarono indietro nel tempo, in quella fattoria vicina a Daggett. Riley ricordò come la Rogers era stata posizionata in un modo simile contro un albero.
“Molto simile al nostro vecchio caso” Riley osservò. “Entrambe le donne nei loro trent'anni, entrambe con figli piccoli. Il che sembra parte del suo modus operandi. Punta le madri. Dobbiamo indagare nei gruppi dei genitori, scoprire se ci sono collegamenti tra le due donne oppure tra i rispettivi figli.”
“Incaricherò qualcuno di farlo” Bill disse. Ora stava prendendo appunti.
Riley continuò a lavorare sui rapporti e le foto, confrontandoli con la scena effettiva.
“Stesso tipo di strangolamento, con un nastro rosa” lei osservò. “Un'altra parrucca, e lo stesso tipo di rosa sintetica posta di fronte al corpo.”
Riley posizionò due fotografie l'una accanto all'altra.
“Anche gli occhi spalancati e cuciti” lei aggiunse. “Se ricordo bene, i tecnici hanno scoperto che gli occhi della Rogers sono stati cuciti post mortem. E' stato così anche con la Frye?”
“Sì. Immagino che volesse che lo guardassero persino dopo la loro morte.”
Riley sentì un improvviso brivido lungo la schiena. Aveva quasi dimenticato quella sensazione. Ce l'aveva ogni volta che qualcosa su un caso stava per cominciare ad avere un senso. Non sapeva se sentirsi incoraggiata o terrorizzata.
“No” lei disse. “Non è questo. Non gli importava se le donne lo vedevano.”
“Allora perché l'ha fatto?”
Riley non rispose. Le idee stavano cominciando a formularsi nel suo cervello. Era euforica. Ma al contempo, non era ancora pronta a formularle verbalmente, nemmeno a se stessa.
Espose alcune paia di fotografie sulla cartellina, indicando dei dettagli a Bill.
“Non sono esattamente uguali” lei disse. “Il corpo non era proprio disposto come a Daggett. Lui ha provato a spostare il cadavere quando era già rigido. Io credo che stavolta l'abbia portata qui prima che il rigor mortis avesse il sopravvento. Altrimenti, non sarebbe riuscita a metterla in quel modo …”
La donna frenò l'impulso di terminare la frase con “gentilmente”. Poi si rese conto che era esattamente il tipo di parola che avrebbe utilizzato, proprio sul lavoro, prima di essere catturata e torturata. Sì, stava tornando nello spirito delle cose, e sentiva la familiare, vecchia ed oscura ossessione crescere dentro di sé. Molto presto, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di tornare indietro.
Ma era una cosa positiva o negativa?
“Che cos'hanno gli occhi della Frye?” lei chiese, indicando una fotografia. “Quel blu non sembra reale.”
“Lenti a contatto” Bill rispose.
Il brivido lungo la spina dorsale di Riley divenne più forte. Il cadavere di Eileen Rogers non aveva le lenti a contatto. Era una differenza importante.
“E la lucentezza della sua pelle?” lei chiese.
“Vaselina” Bill disse.
Un'altra differenza importante. Sentiva le idee andare al proprio posto a incredibile velocità.
“La scientifica che cos'ha detto della parrucca?” lei chiese a Bill.
“Ancora niente, ad eccezione del fatto che è stata ricavata da diversi pezzi di parrucche di bassa qualità.”
L'eccitazione di Riley aumentò. Per l'ultimo omicidio, l'assassino aveva utilizzato una semplice parrucca intera, non certo una realizzata con vari pezzi. Come la rosa, era talmente economica che la scientifica non era riuscita a identificarla. Riley sentiva le parti del puzzle unirsi, non del puzzle intero, ma una grossa sezione.
“Che cosa intende fare della parrucca, la scientifica?” lei chiese.
“La stessa cosa dell'ultima volta, eseguire una ricerca delle sue fibre, provare a rintracciarla attraverso i capelli.”
Stupita dalla feroce certezza nella sua stessa voce, Riley disse: “Stanno perdendo il loro tempo.”
Bill la guardò, chiaramente colto di sorpresa.
“Perché?”
Lei percepì un'impazienza familiare in Bill, quella che trovava sempre, quando pensava un passo o due davanti a lui.
“Guarda la foto che sta provando a mostrarci. Le lenti a contatto blu, per far apparire falsi gli occhi. Le palpebre cucite, per far restare gli occhi spalancati. Il corpo posizionato seduto, le gambe spalancate in maniera strana. La vaselina per far apparire la pelle come se fosse di plastica. Una parrucca formata da pezzi di piccole parrucche, non parrucche umane, ma di bambole. Voleva che entrambe le vittime apparissero come bambole, come bambole nude in esposizione.”
“Accidenti!” Bill disse, prendendo febbrilmente appunti. “Perché non l'abbiamo visto l'ultima volta, a Daggett?”
La risposta sembrava così ovvia a Riley, che emise un lamento di impazienza.
“Non era ancora bravo in quello” lei disse. “Stava ancora studiando come inviare il messaggio. Impara man mano.”
Bill distolse lo sguardo dal suo taccuino, e scosse la testa in segno di ammirazione.
“Dannazione, mi sei mancata.”
Per quanto apprezzasse il complimento, Riley sapeva che stava per avere una nuova illuminazione. E seppe dagli anni di esperienza che non l'avrebbe forzata. Doveva semplicemente rilassarsi e lasciare che si palesasse a lei. Si accucciò silenziosamente sul macigno, aspettando che ciò accadesse. Mentre