attraversare l’acqua.”
Tutti gli altri si fermarono dietro di loro, fissando le turbolente rapide, cercando di riprendere fiato.
“È la vostra unica possibilità,” aggiunse Centra. “Attraversate questo fiume e farete loro perdere le tracce, per ora, guadagnando tempo.”
“Ma come?” chiese Reece, fissando le schiumanti acque verdi.
“Quelle correnti ci ammazzeranno,” disse Elden.
Centra fece un sorrisetto.
“È la minore delle vostre preoccupazioni,” rispose. “Quell’acqua è piena di quatterni, gli animali più letali dell’intero pianeta. Cadete là dentro e vi faranno a pezzi.”
Reece fissò le acque pensieroso.
“Quindi non possiamo nuotarci,” disse O’Connor. “E non vedo nessuna barca.”
Reece si guardò alle spalle: il rumore dei Cerbiti si faceva sempre più vicino.
“Questa è la vostra unica possibilità,” disse Centra allungandosi e tirando una lunga liana appesa ad un albero che aveva rami penzolanti sul fiume. “Dobbiamo passare dall’altra parte oscillando su questi,” disse. “Cercate di non scivolare. E di non cadere fuori dalla riva. Quando uno arriva dall’altra parte, ci ritira indietro la liana.”
Reece guardò le acque gorgoglianti in basso e proprio in quel momento vide un’orribile piccola creatura gialla saltare sulla superficie, simile a un pesce luna, tutto mandibola, che schioccava i denti ed emetteva strani rumori. Ce n’erano banchi interi e pareva che stessero tutti aspettando il loro prossimo pasto.
Reece si guardò un’altra volta oltre la spalla e vide un esercito di Cerbiti all’orizzonte, in rapido avvicinamento. Non c’era altra scelta.
“Puoi andare tu per primo,” disse Centra a Reece.
Reece scosse la testa.
“Io andrò per ultimo,” rispose. “In caso non ce la facessimo tutti in tempo. Vai tu per primo. Sei stato tu a portarci qui.”
Centra annuì.
“Non serve che me lo chiedi due volte,” disse sorridendo e lanciando una nervosa occhiata ai Cerbiti che si stavano avvicinando.
Centra afferrò saldamente la liana e con un grido balzò nel vuoto, oscillando rapidamente al di sopra delle acque appeso alla liana e sollevando i piedi per evitare che le creature di sotto lo mordessero. Alla fine atterrò sulla sponda opposta.
Ce l’aveva fatta.
Centra si rimise in piedi, sorridendo, afferrò la liana e la fece oscillare rispedendola dall’altra parte del fiume.
Elden si allungò e la afferrò, porgendola ad Indra.
“Prima le signore,” disse.
Lei sorrise.
“Non c’è bisogno di smancerie,” disse. “Sei grosso, potresti rompere la liana. Vai tu e falla finita. E non cascare là dentro, altrimenti a questa donna toccherà pure salvarti.”
Elden fece un sorriso per niente divertito e afferrò la liana.
“Stavo solo cercando di essere gentile,” disse.
Saltò con un grido, sfrecciò in aria e atterrò sulla riva opposta accanto a Centra.
Rimandò indietro la liana e fu la volta di O’Connor, poi di Serna, Indra e Conven.
Gli ultimi due rimasti erano Reece e Krog.
“Bene, mi pare di capire che siamo rimasti solo noi due,” disse Krog. “Vai, salvati,” aggiunse guardandosi nervosamente alle spalle. “I Cerbiti sono troppo vicini e non c’è tempo per entrambi.”
Reece scosse la testa.
“Nessun uomo viene lasciato indietro,” disse. “Se tu non vai, allora non vado neanche io.”
Rimasero fermi entrambi, cocciuti. Krog, sempre più nervoso, scosse la testa.
“Sei un pazzo. Perché ti interessi tanto a me? Io non ti darei la metà delle attenzioni.”
“Sono il capo ora, il che ti rende una mia responsabilità,” rispose Reece. “Non mi interessa per te. Mi interessa dell’onore. E il mio onore mi ordina di non lasciarmi nessuno alle spalle.”
Si voltarono entrambi mentre il primo Cerbito li raggiungeva. Reece fece un passo avanti, accanto a Krog, ed entrambi colpirono con le loro spade uccidendone numerosi.
“Andiamo insieme!” gridò Reece.
Senza sprecare altro tempo Reece afferrò Krog, lo cinse attorno alle spalle, prese la fune e insieme lanciarono un urlo mentre si lanciavano in aria un attimo prima che i Cerbiti invadessero la costa.
I due sfrecciarono in aria volando verso la riva opposta.
“Aiuto!” gridò Krog.
Stava scivolando dalla presa delle spalle di Reece e si aggrappò alla liana, che però ora era umida per gli spruzzi delle rapide. Le mani di Krog scivolarono sulla fune e lui scese verso il basso. Reece si allungò per afferrarlo, ma accadde tutto troppo velocemente. Il cuore gli balzò in gola quando dovette guardare Krog che cadeva, sfuggendo dalla sua presa e finendo nell’acqua gorgogliante.
Reece atterrò sulla sponda opposta e cadde al suolo. Rotolò rimettendosi subito in piedi, pronto a gettarsi in acqua, ma prima che potesse reagire Conven scattò e si buttò di testa nella furia delle acque.
Reece e gli altri rimasero a guardare trattenendo il fiato. Conven era coraggioso fino a quel punto, si chiese Reece? O era solo spinto da un istinto suicida?
Conven nuotò coraggiosamente nel mezzo delle correnti tumultuose. Raggiunse Krog riuscendo in qualche modo ad evitare i morsi delle creature e lo afferrò mentre si dimenava, cingendogli le spalle con un braccio e riattraversando l’acqua con lui. Conven nuotò contro corrente, diretto verso la sponda da cui si era tuffato.
Improvvisamente Krog gridò.
“LA MIA GAMBA!”
Krog si contorceva per il dolore mentre un quatterno conficcava i denti nella sua gamba, mordendolo. Si vedevano dalla superficie le sue gialle scaglie. Conven continuò a nuotare fino a che fu vicino alla riva dove Reece e gli altri li aiutarono a trascinarsi fuori dall’acqua. In quel momento un banco di quatterni saltò in aria, ma Reece e i compagni riuscirono a respingerli.
Krog si dimenava e Reece vide che il quatterno che l’aveva morso era ancora attaccato alla sua gamba. Indra prese il suo pugnale e lo conficcò nella gamba di Krog, tra le sue grida, riuscendo ad estrarre l’animale, che cade al suolo e poi si rituffò in acqua.
“Ti odio!” le disse Krog furente.
“Bene,” rispose Indra, per niente scossa.
Reece guardò Conven che stava lì in piedi, gocciolante d’acqua, provando profondo rispetto per il suo coraggio. Conven lo guardò senza alcuna espressione in volto e Reece si accorse con sgomento che un quatterno gli stava attaccato al braccio e si scuoteva. Reece non poteva credere alla tranquillità e impassibilità di Conven che semplicemente allungò l’altra mano e strappò la creatura dal braccio rigettandola subito in acqua.
“Non ti ha fatto male?” gli chiese Reece confuso.
Conven scrollò le spalle.
Reece era sempre più preoccupato per Conven anche se ammirava il suo coraggio e non poteva credere alla sua assoluta mancanza di paura. Si era tuffato senza alcuna esitazione tra quelle creature feroci, non ci aveva pensato neanche due volte.
Dalla parte opposta del fiume centinai di Cerbiti erano fermi e li fissavano infuriati sbattendo i denti.
“Finalmente,” disse O’Connor, “siamo in salvo.”
Centra scosse la testa.
“Solo per ora. Quei Cerbiti sono furbi. Conoscono le anse del fiume. Prenderanno la via più lunga, ne seguiranno la corrente e troveranno il passaggio per attraversare. Saranno presto dalla nostra