là in fondo ci trovi le gelatine di frutta”, gli aveva detto un altro ragazzo che passava di lì col cesto quasi pieno. E Tommaso alle gelatine di frutta, che erano la sua passione, non seppe resistere. Se ne mangiò a non finire, di tutti i gusti e colori, e smise solo quando non ne poteva più. Ma ormai era troppo tardi.
Aveva iniziato a raccoglierne nel suo cesto, pensando che in qualche modo avrebbe potuto portarsene via o farne avere a suo fratello e così mangiarsene più tardi a casa; oppure regalarle a qualche suo amichetto. Ce n'erano così tante! Ma proprio quando erano cominciati questi suoi pensieri generosi, aveva anche iniziato a sentire un forte mal di pancia.
Dapprima Tommaso cercò di far finta di niente; ma presto il dolore fu così forte che non gli fu più possibile fingere di ignorarlo. Si piegò in due dal dolore; si buttò a terra. “Ahi, che male! Che mal di pancia!”
Qualcuno se ne accorse. Purtroppo ogni tanto succedeva, e la prassi era che in questo caso i bambini venissero riportati indietro, restituiti alle cure ad all'affetto della loro mamma. E Tommaso non fece eccezione. In pochissimo tempo, senza neanche accorgersi come e da chi, fu riportato nel suo letto. Sembrava già tutto quasi un ricordo lontano: l'attesa nell'armadio, il viaggio nel sacco con Mirko, la miniera. Solo il mal di pancia era rimasto, più forte e terribile che mai.
“Ahi, ahi che male!”
“Tommaso! Che ti succede?”, chiesero la mamma ed il papà accorsi ai suoi lamenti.
Nel frattempo aveva iniziato a farsi giorno, ma nonostante questo Tommaso, preso dai suoi dolori, non fece neanche caso al pacco regalo appoggiato vicino al letto del fratellino.
Più osservatrice fu la sua mamma che, stringendo la mano di Tommaso tra le sue, la vide sporca di cioccolato e la sentì appiccicosa di miele e zucchero.
“Ma che cosa hai fatto alle mani? Ah, adesso capisco! Hai fatto indigestione di dolci. Chissà da dove li hai presi.”
“Certo oggi dovrai mangiare in bianco. E niente dolci”, aggiunse il papà. “Peccato. Babbo Natale aveva portato un sacchetto di gelatine di frutta, proprio le tue preferite.”
“Le regalo tutte a mio fratello”, rispose Tommaso, provocando nei suoi genitori, con questa risposta inaspettatamente generosa, una ulteriore preoccupazione per il suo stato di salute. “Ma per me Babbo Natale non ha portato niente altro?”, chiese Tommaso preoccupato.
Gli rispose il papà, che il giorno prima non era riuscito a trovare il regalo che aveva in mente e non sapeva con esattezza quando avrebbero riaperto i negozi. “Ha lasciato scritto che, per motivi tecnici, il tuo pacco arriverà con almeno un giorno di ritardo. E sempre che ti comporti bene, naturalmente!”,
E fu così che quell'anno Tommaso, incredibile a udirsi, non solo si limitò nei dolci e regalò tutte le sue gelatine di frutta al fratello, ma si può dire che, almeno fino alla fine delle vacanze di Natale, si comportò come un bravo bambino.
UN NATALE DIVERSO
(2009)
"Signor Maggi, ancora qui a quest'ora, la vigilia di Natale?"
Il mio capo si era affacciato nel mio ufficio. Dall'abbigliamento sembrava in procinto di uscire.
"Si", gli dissi, "ma non sto facendo straordinari. Sto solo aspettando che ci sia meno traffico per andare a casa."
Lui mi guardò nel modo in cui era solito far capire a qualcuno che non la beveva. Dovetti confessare.
"Il fatto è che il Natale è la festa in cui si sta in famiglia … Anzi, è proprio la festa della famiglia, se vogliamo. E la mia situazione familiare in questo momento non è affatto felice. Mia moglie vuole la separazione. Per me sarà un Natale abbastanza difficile, sicuramente il più brutto della mia vita."
"Capisco", mi disse lui comprensivo. "Stasera lo passerà coi tuoi genitori."
"No. Loro non lo sanno ancora, e non voglio rovinargli le feste con queste notizie. Glielo dirò poi con calma, quando lo riterrò opportuno. Per fortuna vivono lontano, in un'altra città."
"Se non ha prospettive migliori può venire a cenare con noi stasera, se vuole. Sarà il benvenuto."
"La ringrazio di cuore, ma penso che non ce ne sia bisogno. Mi ospita un amico, ci terremo compagnia. Lei tutto bene in famiglia, vero?"
"Si. Oggi mia moglie è andata a fare shopping. Ogni anno per Natale le regalo una ricarica di mille euro sulla carta prepagata, da spendere come vuole, e la faccio felice. L'anno scorso ci si è comprata un cappello ed un collo di pelliccia, ed era così contenta dell'acquisto che ha voluto che andassimo alla messa di mezzanotte solo per farlo vedere a tutto il vicinato. Le donne sono fatte così: spesso non è proprio facile capirle. Nessuno sa bene come vadano gestite. Beh, se cambia idea e vuole passarmi a trovare durante le feste, il mio telefono ce l'ha. Mi raccomando, cerchi di trascorrere il Natale il meglio possibile."
Mi strinse la mano ed uscì. Dopo un paio di minuti il rombo della sua Alfetta che usciva dal garage, poi l'ufficio tornò nel silenzio.
La sera della vigilia passò mestamente, le uniche emozioni furono la telefonata di mia figlia e quella coi miei genitori. Con mia figlia anche la cospirazione per fare in modo che i suoi nonni non sapessero che non ero a casa: ero uscito per comprare non so cosa. Alla fine, con mio stupore, mi sembrò che non sospettassero di nulla, non so se perché troppo vecchi e rimbambiti, o perché troppo sensibili e comprensivi.
Per Natale, però, mi aspettava una giornata speciale. Mi svegliai con entusiasmo, sapendo quello che mi attendeva. Quando, pronto per uscire di casa, accesi il cellulare, mia figlia mi chiamò, come se fosse stata lì a spiarmi.
"Ciao papà, sono Chiara. Posso venire a stare con te oggi?"
"Certo, volentieri", le risposi entusiasta. "Io però ho in programma di fare alcuni giri, e sono già quasi in ritardo. Se ti va di venire con me passo a prenderti tra venti minuti: fatti trovare pronta con scarpe da ginnastica e abiti comodi."
"D'accordo. Allora a tra poco."
Naturalmente si fece un po' aspettare, ma per la sua compagnia valeva la pena che facessi un piccolo cambiamento di programma.
"Dove stiamo andando?", mi chiese Chiara.
"Verso le colline. Hai mai sentito parlare del paese di S. Vittorino?"
"Dove abitavi tu da ragazzo, se non sbaglio."
"Esatto. Adesso che tutto quanto ho costruito con tua madre viene messo in discussione, ho sentito l'esigenza di un ritorno al passato, a quello che per me da giovane era importante. A S. Vittorino una volta c'erano una casa di riposo ed un gruppo di volontari che almeno due volte a settimana si organizzava per andare a trovare quei vecchietti, a portar loro un po' di compagnia e di affetto. Fortunati loro, ma soprattutto fortunati noi, che avevamo modo di vivere e conoscere un po' l'amore, il lato migliore di noi stessi. Quei volontari e quei vecchietti ci sono ancora, anche se ovviamente sono altre persone. E l'esigenza di riscoprire il lato migliore di me stesso è ritornata. Potrebbe essere una bella esperienza anche per te, vedrai. Conoscerai gente simpatica, e in gamba."
Chiara rimase impassibile. Trovavo in lei qualcosa di strano, senza riuscire a capire esattamente cosa.
"E poi c'è un altro motivo per cui vado a S. Vittorino, sempre legato alla mia adolescenza. Ma te ne parlerò al ritorno, così avrai modo di capirlo meglio."
Pochi giorni che non vedevo mia figlia, e già mi sembrava cambiata. Più adulta, direi. Sicuramente era lei a risentire di più della mia lontananza da casa.
"E tu come hai passato la Vigilia? Come ti trovi con quell'amico di tua madre?", le chiesi.
"Niente di speciale. Ha un sacco di soldi, e mi riempie di regali. Credo che se dicessi che voglio il motorino lo troverei pronto in garage il giorno dopo. Mi dà un po' fastidio. Mi dà come l'impressione che cerchi sempre di comprare il mio favore."
"Non devi biasimarlo troppo. Ognuno usa i mezzi