Блейк Пирс

Il Killer Dell’orologio


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al tavolo.

      “In queste foto, vediamo Metta Lunoe, diciassette anni” disse Flores. “La sua famiglia vive a Collierville, New Jersey. I genitori ne hanno denunciato la scomparsa a marzo—era scappata di casa.”

      Poi, fece apparire un’enorme cartina del Delaware sullo schermo, indicando una località con un puntatore.

      Disse: “Il suo corpo è stato trovato in un campo fuori Mowbray, Delaware, il sedici maggio. Il collo è stato spezzato.”

      Flores poi, mostrò un altro paio di immagini: una di un’altra vivace ragazzina, l’altra, invece, del suo corpo quasi irriconoscibile, scheletrico, con le braccia protese in un modo simile alla prima.

      “Queste foto invece appartengono a Valerie Bruner, anche lei diciassettenne, scappata di casa da Norbury, Virginia. E’ scomparsa ad aprile.”

      Flores indicò un’altra località sulla cartina.

      “Il suo corpo è stato ritrovato disteso in una strada polverosa vicino a Redditch, Delaware, il dodici giugno. Ovviamente, si tratta dello stesso modus operandi dell'omicidio precedente. L’Agente Jeffreys è stato chiamato ad investigare.”

      Riley era stupita. Come era possibile che Bill avesse lavorato ad un caso che non l’aveva coinvolta? Poi, ricordò. A giugno, era appena stata portata in ospedale, a riprendersi dall’orribile disavventura nella gabbia di Peterson. Nonostante ciò, Bill le aveva spesso fatto visita in ospedale. Non aveva mai menzionato che stava anche lavorando a quel caso.

      Si voltò verso Bill.

      “Perché non me ne hai parlato?” fu la sua domanda.

      Il viso di Bill si fece serio.

      “Non era un buon momento” disse. “Avevi già i tuoi problemi.”

      “Chi era il tuo partner?” Riley domandò.

      “L’Agente Remsen.”

      Riley riconobbe quel nome. Bruce Remsen si era trasferito da Quantico, prima che lei fosse tornata a lavoro.

      Poi, dopo una pausa, Bill aggiunse: “Non sono riuscito a risolvere il caso.”

      Ora Riley poté leggere la sua espressione e il suo tono di voce. Dopo anni di amicizia e di lavoro insieme, capiva Bill meglio di chiunque altro. E sapeva quanto fosse profondamente deluso da se stesso.

      Flores evidenziò, nelle foto del coroner, le schiene delle ragazze. I corpi erano così emaciati, che sembravano a malapena reali. Entrambe le schiene erano ricoperte di vecchie cicatrici e lividi freschi.

      Riley si scoprì in preda allo sconforto e ne rimase sconvolta. Da quando era nauseata dalle foto dei cadaveri?

      Flores aggiunse: “Erano entrambe quasi morte di fame, prima che i loro colli fossero spezzati. Erano state percosse con violenza, probabilmente per un lungo periodo di tempo. I loro corpi sono stati spostati nel luogo in qui sono state trovate postmortem. Non abbiamo idea di dove siano state uccise.”

      Provando a non lasciare che il suo senso di malessere avesse la meglio su di lei, Riley rimuginò sulle somiglianze con casi risolti da lei e Bill, durante gli ultimi mesi. Il cosiddetto “killer delle bambole” aveva lasciato i corpi delle proprie vittime dove potevano essere facilmente trovati, in posa, nudi, in grottesche posizioni da bambole. Il “killer delle catene” appendeva i corpi delle sue vittime in alto, avvolgendoli brutalmente con pesanti catene.

      Ora, Flores evidenziò la foto di un’altra giovane donna—dall’aspetto allegro e con capelli rossi. Nella foto si notava una Toyota malconcia e vuota.

      “Quest’auto apparteneva alla ventiquattrenne, immigrata irlandese, di nome Meara Keagan” Flores disse. “Ne hanno denunciato la scomparsa ieri mattina. La sua auto è stata trovata abbandonata, proprio fuori da un condominio di Westree, Delaware. Lavorava lì per una famiglia, come governante e tata.”

      A quel punto intervenne l'Agente Speciale Brent Meredith. Era un afroamericano capace di suscitare timore nel suo interlocutore, dalla corporatura robusta e le fattezze spigolose; aveva l'aspetto di un uomo pragmatico.

      “Ha finito il turno alle undici in punto, la sera prima di sparire” disse Meredith. “L’auto è stata trovata le prime ore del mattino seguente.”

      L’Agente Speciale Capo Carl Walder si spostò in avanti nella sua sedia. Era il superiore di Brent Meredith; aveva un viso infantile e lentigginoso, con capelli ricci e ramati. A Riley non piaceva. Non lo riteneva realmente competente. E il fatto che l’avesse licenziata, tempo addietro, non glielo rendeva più simpatico.

      “Perché crediamo che questa sparizione sia collegata agli omicidi precedenti?” Walter chiese. “Meara Keagan è più vecchia delle altre vittime.”

      Ora intervenne Lucy Vargas. Era una brillante giovane recluta con capelli, occhi e carnagione tutti scuri.

      “Potete vederlo dalla cartina. La Keagan è scomparsa nella stessa zona, dove i due corpi sono stati trovati. Potrebbe essere una coincidenza, ma non sembra molto credibile. Non in un periodo di cinque mesi.”

      Nonostante il crescente sconforto, Riley fu contenta nel vedere Walder sussultare leggermente. Senza esserne consapevole, Lucy lo aveva messo al suo posto. Riley temeva che l’uomo avrebbe trovato un modo per tornare ad affrontare Lucy in seguito. Walter sapeva essere meschino fino a quel punto.

      “E’ corretto, Agente Vargas” Meredith intervenne. “Immaginiamo che le ragazze più giovani siano state rapite mentre facevano l’autostop. Molto probabilmente, lungo questa strada principale che attraversa la zona.” Indicò un punto specifico sulla cartina.

      Lucy chiese: “Non è vietato fare l’autostop in Delaware?” Subito aggiunse: “Naturalmente, potrebbe essere una legge difficile da rispettare.”

      “Ha ragione su questo” Meredith disse. “E questa non è un’intestatale e neppure la strada principale dello stato, perciò chi fa l’autostop probabilmente la usa. Apparentemente, lo fa anche il killer. Un corpo è stato trovato lungo questa strada, mentre gli altri due sono stati rinvenuti a meno di sedici chilometri. La Keagan è stata presa a circa novantasei chilometri a nord, lungo la stessa strada. Con lei, ha usato un diverso stratagemma. Se segue il solito metodo, la terrà in vita fino a farla quasi morire di fame. Poi, le spezzerà il collo e lascerà il suo corpo nello stesso modo riservato alle altre vittime.”

      “Non permetteremo che accada” Bill disse con voce ferma.

      Meredith disse: “Agenti Paige e Jeffreys, voglio che vi occupiate di questo caso immediatamente.” Spinse un fascicolo contenente foto e rapporti, dall’altra parte del tavolo, verso Riley. “Agente Paige, queste sono tutte le informazioni che le occorrono, in modo che possa iniziare velocemente ad occuparsene.”

      Riley si protese verso il fascicolo e poi ritrasse la mano, colta da uno spasmo di orribile ansia.

      Che cosa mi prende?

      Le iniziò a girare la testa e immagini sfocate apparvero nella sua mente. Era la PTSD del caso Peterson? No, era diverso. Era proprio un’altra cosa.

      Riley si alzò dalla sedia e fuggì dalla sala conferenze. Mentre si precipitava lungo il corridoio diretta al proprio ufficio, le immagini nella sua testa a poco a poco divennero più visibili.

      Erano volti, volti di donne e ragazze.

      Vide Mitzi, Koreen e Tantra—giovani squillo, i cui abiti rispettabili mascheravano la loro degradazione, persino in loro stesse.

      Vide Justine, una prostituta avanti con l’età, impegnata a bere in un bar, stanca e amareggiata, e ormai preparata ad affrontare una brutta morte.

      Vide Chrissy, imprigionata virtualmente in un bordello, ad opera del suo violento marito protettore.

      E infine, come immagine peggiore di tutte, vide Trinda, una quindicenne che aveva già vissuto l’incubo dello sfruttamento sessuale, e che non riusciva ad immaginare un’altra tipologia di vita.

      Riley