essere che abbia cercato di mascherare i sintomi dell’avvelenamento da tallio?”
La Dottoressa Shankar annuì.
“E’ la teoria su cui sto lavorando. Le altre sostanze chimiche che abbiamo trovato devono aver interagito col tallio in un modo complesso, che ancora non comprendiamo. Ma, probabilmente, hanno aiutato a controllare la natura dei sintomi. Chiunque abbia realizzato la mistura sapeva che cosa stava facendo. Aveva notevoli competenze in farmacologia e chimica.”
Il Capo McCade stava tamburellando con le dita sul tavolo.
“Non la bevo” esclamò. “I vostri risultati per la seconda vittima devono essere stati alterati da quelli per la prima. Avete trovato quello che cercavate.”
Per la prima volta, il viso della Dottoressa Shankar mostrò una traccia di sorpresa. Anche Riley era sorpresa dall’audacia del capo della polizia, nel mettere in dubbio la competenza della Shankar.
“Che cosa glielo fa credere?” la donna chiese.
“Perché abbiamo un sospettato sicuro per l’omicidio di Margaret Jewell” lui rispose. “Era sposata con un’altra donna di nome Barbara Bradley, si fa chiamare Barb. Gli amici ed i vicini della coppia dicono che le due avevano dei problemi, litigavano forte, svegliando il vicinato. In realtà, la Bradley era stata dentro per atti di violenza. La gente sostiene che avesse un temperamento irascibile. E’ stata lei. Ne siamo tutti certi.”
“Perché non l’avete messa dentro?” intervenne l’Agente Sanderson.
Lo sguardo del Capo McCade dimostrava che si era messo sulla difensiva.
“L’abbiamo interrogata a casa sua” disse. “Ma è un tipo astuto, e ancora non disponiamo di sufficienti prove per incarcerarla. Stiamo costruendo il caso. Ci vorrà del tempo.”
L’Agente Sanderson sorrise e grugnì.
Disse: “Bene, mentre lei costruiva il suo caso, sembra che il suo sospettato ‘sicuro’ sia andato avanti e abbia ucciso qualcun altro. Farebbe meglio a sbrigarsi. Potrebbe rifarlo di nuovo, proprio in questo momento.”
Il Capo McCade stava diventando rosso per la rabbia.
“Si sbaglia di grosso” disse. “Le dico che l’omicidio di Margaret Jewell è un caso isolato. Barb Bradley non aveva alcun motivo per uccidere Cody Woods, o chiunque altro per quanto ne sappiamo.”
“Per quanto ne sa lei” Sanderson aggiunse in un tono derisorio.
Riley sentì le tensioni represse venire in superficie. Sperava che il meeting terminasse senza una brutta e lunga rissa.
Intanto, il suo cervello si stava mettendo in moto, provando a trovare un senso nelle poche informazioni che aveva ricevuto fino ad allora.
Chiese al Capo McCade: “Com’era la situazione finanziaria delle Jewell e Bradley?”
“Per nulla buona” rispose l’uomo. “Erano della classe media più bassa. Infatti, pensiamo che gli sforzi finanziari potrebbero aver costituito parte del movente.”
“Che lavoro fa Barb Bradley?”
“Consegna biancheria” rispose McCade.
Riley ebbe un presentimento. Suppose che un assassino che avvelenava doveva essere una donna. Come addetta alle consegne, doveva aver avuto accesso a varie strutture sanitarie. Si trattava senz’altro di qualcuno con cui le sarebbe piaciuto parlare.
“Vorrei avere l’indirizzo di casa di Barb Bradley” disse. “Io e l’Agente Jeffreys dovremmo andare ad interrogarla.”
Il Capo McCade la osservò, come se fosse fuori di testa.
“Ho appena detto che l’abbiamo già fatto noi” le disse.
A quanto sembra, non bene a sufficienza, Riley pensò.
Ma poi, represse il bisogno di dirlo ad alta voce.
Bill intervenne: “Sono d’accordo con l’Agente Paige. Dovremmo andare da Barb Bradley e verificare di persona.”
Il Capo McCade si sentì ovviamente insultato.
“Non lo permetterò” esclamò.
Riley sapeva che il caposquadra dell’FBI, l’Agente Sanderson, poteva surclassare McCade se necessario. Ma quando lei guardò Sanderson, in cerca di sostegno, lui la stava fulminando con lo sguardo.
Si sentì scoraggiata, comprendendo all’istante la situazione. Sebbene Sanderson e MacCade si odiassero, restavano pur sempre alleati nel proprio risentimento nei confronti di Riley e Bill. Per loro, gli agenti di Quantico non avevano alcun motivo per trovarsi lì sul loro territorio. Che se ne rendessero o meno conto, il loro ego era più importante del caso stesso.
Come faremo io e Bill a portare a termine il nostro lavoro? si chiese lei.
Invece, la Dottoressa Shankar sembrava fredda e controllata come sempre.
La donna disse: “Mi piacerebbe sapere perché è una così cattiva idea che Jeffreys e Paige interroghino Barb Bradley.”
Riley fu sorpresa dall’audacia dimostrata dalla Dottoressa Shankar. Dopotutto, persino come Capo dell’Ufficio del Coroner, stava sfacciatamente andando oltre il seminato.
“Perché c’è la mia indagine in atto!” McCade disse, quasi gridando ora. “Potrebbero fare un disastro!”
La Dottoressa Shankar replicò con un sorriso imperscrutabile.
“Capo McCade, sta davvero mettendo in discussione la competenza dei due agenti di Quantico?”
Poi, rivolgendosi al caposquadra dell’FBI, aggiunse: “Agente Sanderson, che cosa ne pensa al riguardo?”
McCade e Sanderson guardarono entrambi la dottoressa, in silenzio a bocca aperta.
Riley notò che la donna le stava sorridendo e non poté fare a meno di ricambiare, per dimostrarle la sua stima. Lì nel suo stesso edificio, la Shankar sapeva come far sentire la sua autorità. Non aveva alcuna importanza se altri pensavano di essere a capo delle operazioni. Lei era un tipo tosto.
Il Capo McCade scosse la testa con rassegnazione.
“OK” disse. “Se volete l’indirizzo, ve lo darò.”
L’Agente Sanderson aggiunse rapidamente: “Ma voglio che alcuni dei miei uomini vengano con voi.”
“D’accordo” Riley disse.
McCade trascrisse l’indirizzo e lo diede a Bill.
Sanderson dichiarò chiuso il meeting.
“Gesù, hai mai visto un paio di stronzi arroganti del genere in vita tua?” Bill le domandò, mentre Riley s’incamminava con lui verso la loro auto. “Come diavolo faremo a portare a termine il lavoro?”
Riley non rispose. La verità era che non sapeva che cosa dire. Sentiva che quel caso si sarebbe rivelato difficile anche senza dover avere a che fare con le beghe locali. Lei e Bill doveva portare a termine il lavoro in fretta, prima che qualcun altro morisse.
CAPITOLO NOVE
Oggi il suo nome era Judy Brubaker.
Le piaceva essere Judy Brubaker.
Alle persone piaceva Judy Brubaker.
Si stava muovendo rapidamente intorno al letto vuoto, sistemando lenzuola e cuscini. Nel frattempo sorrideva alla donna che era seduta sulla comoda poltrona.
Judy non aveva ancora deciso se ucciderla oppure no.
Il tempo sta per scadere, Judy pensò. Devo decidermi.
La donna si chiamava Amanda Somers. Judy la trovava una piccola creatura strana, timida e introversa. Era sotto le cure di Judy sin dal giorno prima.
Continuando ad occuparsi