interruppe.
“Riley, ne parliamo ogni anno. Il killer di mia figlia non sarà mai consegnato alla giustizia. Non è colpa di nessuno, e non biasimo qualcuno. Tanto meno te. Tanto per cominciare, non era un tuo caso. Non è una tua responsabilità. Gli altri hanno fatto del loro meglio. La cosa migliore che tu possa fare è semplicemente parlare con me. E la cosa migliora di gran lunga la mia vita.”
“Mi dispiace per Justin” Riley disse.
“Grazie. Significa tanto per me.”
Riley e Paula si accordarono per risentirsi l’anno dopo, poi misero fine alla telefonata.
Riley rimase seduta, tranquillamente, da sola nel suo studio.
Parlare con Paula era sempre emotivamente difficile, ma per la maggior parte del tempo faceva sentire meglio Riley.
Quel giorno, Riley si sentiva anche peggio.
Ma perché?
Troppe cose stanno andando male, pensò Riley.
In quel momento, tutti i problemi nella sua vita sembravano essere collegati tra loro.
E, in qualche modo, non riusciva a fare a meno di incolparsi per tutte le perdite, tutto il dolore che stava vivendo.
Almeno, non aveva più voglia di piangere. Piangere certamente non avrebbe risolto nulla. Inoltre, aveva del lavoro di routine da svolgere quel giorno. Si sedette alla scrivania, e provò a lavorare.
*
Più tardi, quel pomeriggio, Riley guidò da Quantico alla Brody Middle School. Jilly stava ancora aspettando sul marciapiede, quando Riley accostò.
Jilly entrò in auto, accanto a lei.
“Ti sto aspettando da un quarto d’ora!” la rimproverò. “Presto! Faremo tardi alla partita!”
Riley rise sommessamente.
“Non faremo tardi” la donna rispose. “Faremo giusto in tempo.”
Riley guidò fino al liceo di April e, intanto, cominciò a preoccuparsi di nuovo.
Ryan era andato in casa durante il giorno a raccogliere le sue cose?
E quando e come avrebbe dato la notizia alle ragazze, rivelando loro che se n’era andato?
“Che cos’hai?” Jilly domandò.
Riley non si era resa conto che il suo viso esprimesse il suo vero stato d’animo.
“Niente” rispose.
“Non è vero” Jilly disse. “Lo so.”
Riley soffocò un sospiro. Come April e lei stessa, Jilly era dotata di spirito d’osservazione.
Doveva dirglielo ora? Riley si chiese.
No, non era quello il momento giusto. Stavano andando ad assistere alla partita di calcio di April. Lei non voleva rovinare il pomeriggio con cattive notizie.
“Non è niente, dico davvero” disse.
Riley parcheggiò davanti alla scuola di April, pochi minuti prima dell’inizio della partita. Lei e Jilly si diressero agli spalti, che erano già piuttosto affollati. Riley comprese che Jilly aveva ragione, forse avrebbero dovuto arrivare prima.
“Dove ci sediamo?” Riley domandò.
“Laggiù!” Jilly disse, indicando dei posti in alto, dove c’era ancora spazio disponibile. “Sarò in grado di stare appoggiata alla ringhiera posteriore e vedere tutto.”
Raggiunsero le tribune e occuparono i loro posti. Nell’arco di pochi minuti, la partita iniziò. April era una centrocampista e svolgeva molto bene il proprio ruolo. Riley notò subito che era una giocatrice aggressiva.
Mentre guardavano, Jilly commentò: “April dice che vuole davvero migliorare nello sport nei prossimi due anni. E’ vero che il calcio potrebbe portarla ad ottenere una borsa di studio per il college?”
“Se si impegna davvero” Riley le spiegò.
“Accidenti. E’ bellissimo. Forse posso farlo anch’io.”
Riley sorrise. Era meraviglioso che Jilly avesse una tale prospettiva per il futuro. Nella vita che si era lasciata alle spalle, aveva avuto ben poco in cui sperare. I suoi progetti erano stati cupi. Quasi sicuramente non avrebbe potuto completare il liceo, né tanto meno pensare al college. Un intero mondo di possibilità si stava aprendo per lei.
Immagino di poter aggiustare qualcosa, pensò Riley.
Mentre Riley guardava, April penetrò nelle maglie della difesa e fece uno splendido goal, gonfiando la rete della squadra avversaria. Aveva segnato il primo goal della partita.
Riley saltò in piedi, esultando ed applaudendo.
In quel momento, riconobbe un’altra ragazza della squadra. Era l’amica di April, Crystal Hildreth. Riley non la vedeva da molto tempo ormai. Il solo vederla le suscitò delle emozioni complicate.
Crystal e suo padre, Blaine, prima vivevano alla porta accanto a Riley ed alla sua famiglia.
Blaine era un uomo affascinante. Riley si era sentimentalmente interessata a lui ed era stata ricambiata. Ma tutto era finito pochi mesi prima, quando qualcosa di terribile era capitato. Poi Blaine e sua figlia si erano trasferiti.
Riley non voleva affatto ricordare quei brutti eventi.
Si guardò intorno nella folla. Visto che Crystal era in campo, senz’altro Blaine doveva essere lì da qualche parte. Ma, al momento, non riusciva a vederlo.
Sperava di non doverlo incontrare.
*
Giunse l’intervallo, e Jilly corse ad andare a parlare con degli amici che aveva visto.
Riley notò di aver ricevuto un sms. Proveniva da Shirley Redding, l’agente immobiliare che l’aveva contattata, relativamente allo chalet del padre.
Diceva …
Buone notizie! Mi chiami subito!
Riley uscì dagli spalti e digitò il numero dell’agente.
“Ho fatto una ricerca di mercato” la donna disse. “La proprietà dovrebbe valere oltre centomila dollari. Forse persino il doppio.”
Riley fu colta da una scintilla di eccitazione. Quella cifra sarebbe stata un enorme aiuto per i piani scolastici delle ragazze.
Shirley continuò: “Dovremmo parlare dei dettagli. E’ un buon momento questo?”
Non lo era, naturalmente, perciò Riley si mise d'accordo per parlare l’indomani. Non appena la telefonata terminò, vide qualcuno farsi largo in mezzo alla folla, avvicinandosi a lei.
Riley lo riconobbe immediatamente. Era Blaine, il suo ex vicino.
Notò che quell’uomo bello e sorridente aveva ancora una cicatrice sulla guancia destra.
Si sentì imbarazzata. La incolpava per quella cicatrice?
Riley non riusciva a perdonarsi.
CAPITOLO SEI
Blaine Hildreth fu investito da una scarica di emozioni contrastanti, mentre passava in mezzo alla folla. Aveva visto Riley Paige, quando si era alzata in piedi ad esultare. Sembrava vitale e sorprendente come sempre, e lui si ritrovò automaticamente a desiderare di raggiungerla durante l’intervallo. Ora anche lei lo stava guardando, mentre si avvicinava, ma non riusciva a capire molto dall’espressione della donna.
Come si sentiva a vederlo?
E come si sentiva lui a rivedere lei?
Blaine non riusciva a fare a meno di ripensare a quel giorno traumatico, più di due mesi prima …
Era