Джек Марс

Obiettivo Primario


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lasciare che dimentichino chi è al comando. Io verrei con te, ma sono bloccato dalle riunioni. Tu sei il mio rappresentante. Per quel che riguarda questo viaggio, tu sei me.”

      Luke annuì. “Okay, Don.”

      Stavano attraversando un lungo e ampio corridoio diretti al terminale. Frotte di persone, quasi tutte in uniforme di qualche tipo, camminavano attorno a loro, muovendosi avanti e indietro. Alcuni erano fermi a mangiare ai vari Taco Belle e Subway. Uomini e donne si abbracciavano. Pile di bagagli venivano spinte avanti e indietro su carrelli. Il posto era frenetico. C’erano due guerre in contemporanea, e in tutte le forze armate il personale era in movimento.

      “Un nuovo assunto si unirà a te. È il tuo partner, ma tu sei il partner senior. Si chiama Ed Newsam. Mi piace. È grosso, arrogante da morire, ed è giovane. L’ho rubato alla Delta, anche se è stato con loro solo un anno.”

      “Un anno? Don…?”

      “In un anno, si è subito fatto apprezzare. Credimi, sarai felice che lo abbia assunto. È uno tosto. Una belva, come eri tu alla sua età.”

      A trentadue anni, Luke stava già iniziando a sentirsi vecchio. Nelle ultime settimane era tornato in palestra, e all’improvviso tornare in forma era stata una lotta. Era stato un brusco risveglio. Si era lasciato andare durante la sua permanenza in ospedale.

      “Trudy e Swann viaggeranno con voi, ma non entreranno nella zona di guerra insieme a voi. Rimarranno nella Zona Verde dove saranno al sicuro, e vi garantiranno assistenza e informazioni. In nessuna circostanza dovrete metterli in pericolo. Non sono personale militare, né lo sono mai stati.”

      Luke annuì. “Ricevuto.”

      Don si interruppe. Si voltò verso Luke. Il suo sguardo severo si addolcì leggermente. Era come se fosse suo padre, il padre che non aveva mai avuto. Don era proprio un padre grosso, dai capelli grigi, dal petto ampio e una faccia come il granito.

      “Andrà tutto bene, figliolo. Hai già avuto posizioni di comando. Sei già stato in zone di guerra, e sei già stato in missioni difficili, anche impossibili. Non è una di quelle. Questa sembra solo tosta, okay? Paparino Cronin seguirà questa operazione in tutto e per tutto. Vi guarda le spalle e si accerterà che abbiate tutte le persone che vi servono sopra e dietro di voi.”

      Luke era felice di saperlo. Bill Cronin, detto Paparino, era un agente speciale della CIA. Era nel giro da parecchio, e aveva molta esperienza nel Medio Oriente. Luke aveva servito sotto di lui due volte in passato, una quanto la Delta lo aveva prestato alla CIA, e un’altra durante un’operazione speciale congiunta.

      Don continuò. “Sono convinto che voi arriverete lì e Parr getterà a terra le armi e alzerà le mani in aria. Sarà sollevato che non siete di Al Qaeda. Ci serve subito una vittoria per mostrare al congresso che siamo seri, quindi ho imbottito il tuo programma di ritorno con una missione facile. Ma non dirlo agli altri. Credono che questa sia una situazione serissima.”

      Luke sorrise e scosse la testa. “Okay, papà.”

      “Ti scompiglierei i capelli, ma sei troppo vecchio,” disse Don.

      Davanti a loro c’era una piccola sala d’attesa per il loro cancello d’imbarco. Tre file di cinque sedili ciascuna erano strette davanti a un bancone, e dietro, c’era la porta che dava sulla pista d’atterraggio. Il bancone era abbandonato, e nessuno era seduto sui sedili. Era un’area vuota del terminale.

      Attraverso le grandi finestre, Luke vide un piccolo jet blu del Dipartimento di Stato parcheggiato e in attesa di decollare. Una scala su ruote portava alla porta aperta della cabina dell’aereo.

      Tre persone si aggiravano lì attorno. Due di loro erano Trudy Wellington e Mark Swann. Trudy era minuta, e si notava anche da lontano. Swann era alto e magro, ma era completamente sovrastato dal terzo membro del gruppo, un uomo di colore in jeans e giacca di pelle. Quest’ultimo se ne stava in disparte, a una certa distanza da Trudy e Swann. C’era uno zaino di tela verde a terra ai suoi piedi.

      “Quello è il tizio?” domandò Luke. “Newsam?”

      Don annuì. “Proprio lui.”

      Luke lo studiò mentre si avvicinavano. Sembrava alto poco meno di due metri. Le sue spalle erano larghe, così come il suo petto. Sotto la giacca di pelle indossava una maglietta bianca che aderiva al suo fisico possente. Sembrava quasi che qualcuno gliel’avesse dipinta addosso. Le braccia erano coperte dalla giacca, ma i suoi pugni erano enormi. Portava scarponi da lavoro gialli sui grandi piedi. Sembrava la rappresentazione animata di un super eroe.

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