anni con loro. La White Knight nega qualsiasi conoscenza delle sue attività e della sua posizione. Disconoscono ogni responsabilità per le sue azioni.”
Una nuova immagine apparve solo schermo. Mostrava forse una dozzina di corpi stesi in una qualche piazza del mercato. I corpi quasi non erano riconoscibili come umani: erano stati fatti a brandelli da una bomba o un’arma a ripetizione di alto calibro.
“Parr sta operando nel nord ovest dell’Iraq, in quello che è noto come il Triangolo Sunnita, fuori dalla portata delle truppe della coalizione. Opera insieme ad almeno una decina di appaltatori ex Marine o Marine ancora in servizio, oltre a un paio di quelli che riteniamo essere uno o due Marine disertori. È ritenuto responsabile di aver ordinato un massacro di civili nel bel mezzo del mercato all’aperto di Falluja, e pensiamo che questa sia una foto scattata subito dopo il massacro. Almeno quaranta persone devono essere morte nell’attacco.”
Luke era interessato. “Perché avrebbe dovuto farlo?”
Una nuova immagine apparve sullo schermo. Mostrava due torsi bruciati e senza testa appesi a un ponte.
“I corpi che vedete sono stati identificati come i resti degli ex appaltatori dell’esercito americano Thomas Calence, di trentun anni, e Vladimir Garcia, di trentanove anni. La loro jeep è stata attaccata da ribelli sunniti. Sono stati catturati, decapitati e bruciati. Al momento della loro morte, nessuno dei due uomini era sul libro paga dell’esercito. Il massacro della foto precedente sembra essere la vendetta per le morti di Calence e Garcia, e parte di una serie di ritorsioni. Calence e Garcia erano stati colleghi di Parr.”
“Che cosa stavano facendo?” chiese Luke.
Apparve un’altra immagine, una mappa del così detto Triangolo Sunnita.
“Il Triangolo Sunnita era la roccaforte di Saddam Hussein in Iraq. Il sud del paese è principalmente sciita, e Saddam si è dato un gran da fare per sopprimerli, anche con frequenti massacri. Il nord è soprattutto curdo, e semmai loro hanno ricevuto un trattamento persino peggiore degli sciiti. Ma l’Iraq centro-settentrionale e nord-occidentale è sunnita. Saddam è nato lì, e la gente lì gli è leale. L’esercito americano ha fatto molta fatica a pacificare questa regione, e la maggior parte è ancora una zona proibita. Crediamo che Parr operi là perché è in quell’area che è nascosto il grosso delle ricchezze di Saddam.
“Sembra che Parr stia scoprendo sistematicamente denaro, armi, diamanti, oro e altri materiali preziosi nascosti, oltre anche ad auto di lusso. Si fa dire i luoghi dei nascondigli tramite l’uso della tortura e dell’omicidio sugli ex luogotenenti di Saddam e l’intimidazione della popolazione locale. La gente del luogo detesta Parr, e stanno cercando attivamente di farlo fuori.
“Ma Parr ha messo insieme un piccolo esercito di uomini duri: consulenti militari, tra cui diversi ex agenti delle forze speciali, e come ho già detto probabilmente un paio di disertori del corpo dei Marine. Tutti i suoi uomini sono agguerriti, e Parti li sta rendendo ricchi, almeno fino a quando riusciranno a rimanere vivi. A questo proposito, stanno prendendo misure sempre più estreme per garantire la loro sicurezza. Attualmente stanno rapendo donne e bambine delle tribù locali. Crediamo che le stiano usando come scudi umani. È anche possibile che ne stiano vendendo alcune ad Al Qaeda, e a membri di tribù sciite del sud.”
Trudy fece una pausa.
“Sta saccheggiando il tesoro sepolto di Saddam il più rapidamente possibile e non lascia che nessuno si metta sulla sua strada.”
“E noi che ruolo abbiamo?” disse Luke.
Don scrollò le spalle. “Siamo l’FBI, figliolo. Andremo là, salveremo chiunque sia tenuto contro la propria volontà, e arresteremo Edwin Parr per rapimento e omicidio.”
“Arrestarlo…” ripeté Luke. “Per omicidio. In una zona di guerra. Dove centinaia di migliaia di persone sono già morte.”
Si permise di riflettere sulla questione per un minuto.
Don annuì. “Esatto. Poi lo riporteremo qui, dove sarà processato e chiuso in gabbia. Questo tizio, Parr, è un casino, e deve essere rimesso a posto. È un assassino, un bugiardo e un ladro. È là fuori, lontano dalla portata di chiunque, libero da ogni catena di comando, a dettare legge. È lui che sta commettendo le atrocità di cui gli iracheni accusano gli americani. Se continua così, provocherà un incidente internazionale, uno che rovinerà la reputazione dei nostri sforzi in Iraq, in Afghanistan e in tutto il mondo.”
Luke fece un profondo respiro. “Come credete che andrà questa missione?”
Don e Trudy lo fissarono.
Trudy parlò. “Se accetti il caso, la CIA ti fornirà l’identità di un ambizioso appaltatore militare corrotto,” spiegò. “Tu e un partner entrerete da soli nel Triangolo Sunnita, troverete il quartier generale di Parr in mezzo a una mezza dozzina di presunte localizzazione, vi infiltrerete nella sua squadra, lo arresterete e poi chiamerete un elicottero per l’estrazione.”
Luke grugnì. Quasi rise. Guardò la giovane e incantevole Trudy, laureata in una università d’élite dell’East Coast. Per qualche motivo, si concentrò sulle sue mani. Erano piccole, immacolate, persino belle. Era improbabile che avesse mai stretto una pistola. Sembrava che non avessero mai sollevato niente di più pesante di una matita, né fossero mai state sporcate da una briciola di polvere in tutta la loro vita. Le sue mani avrebbero potuto essere in una pubblicità della Palmolive. Avrebbero dovuto avere uno spettacolo televisivo tutto loro.
“Mi sembra perfetto,” disse. “Lo hai deciso tu? Posso dirti che la mia ultima estrazione in elicottero è andata bene. Il mio migliore amico è morto, il mio ufficiale in comando è morto, in realtà quasi tutti sono morti. Gli unici sopravvissuti siamo stati io, un uomo che è uscito di testa, e un altro che ha perso sia le gambe che il cervello. E… lo sai, la sua capacità di…”
Luke si interruppe. Non voleva finire la frase.
“Quell’uomo non mi parla più perché mi ha chiesto di ucciderlo, e io mi sono rifiutato.”
Trudy fissò Luke con i suoi begli occhioni. Gli occhiali li facevano sembrare più grandi di quanto non fossero. Sembrò, per un istante, una scienziata che stesse fissando un insetto attraverso un microscopio.
“È spiacevole,” replicò lei.
“È una storia vecchia,” aggiunse Don. “O risali a cavallo, oppure non lo fai.”
Luke annuì. Sollevò le mani. “Lo so. Mi dispiace. Questo lo so. Okay? Quindi diciamo che mi infiltro. Cosa succede se Parr non vuole seguirmi pacificamente? Se passare il resto della sua vita in prigione non gli andasse a genio?”
Don scrollò le spalle. “Se resiste all’arresto, allora termini il suo comando e la capacità del suo gruppo di operare, con qualsiasi mezzo ti sia disponibile al momento.”
“Ti rendi conto che stiamo parlando di americani?” disse Luke.
Entrambi lo fissarono. Nessuno dei due gli rispose. Un lungo momento passò. Era una domanda sciocca. Era ovvio che se ne rendevano conto.
“Accetti?” domandò Don.
A Luke servì un minuto per rispondere. Voleva farlo? Certo che lo voleva. Che scelta aveva? Che cosa altro avrebbe fatto? Stare seduto in quell’ufficio a impazzire? Rimane lì a rifiutare missioni fino a quando Don non avesse capito l’antifona e l’avesse licenziato? Era quello per cui l’aveva assunto. In confronto alle cose che aveva fatto in precedenza, non era neanche una missione particolarmente complessa. Era quasi un weekend di vacanza.
Un’immagine di Rebecca, ormai molto incinta, nel cottage della sua famiglia, gli apparve davanti agli occhi. Suo figlio stava crescendo dentro di lei. Presto sarebbe nato. Nonostante il suo lavoro d’ufficio, nonostante il lungo tragitto fino al lavoro, nonostante il fatto che fosse lontano da casa cinque giorni alla settimana, l’ultimo mese era stato il periodo più felice che avessero mai passato insieme.
Che cosa avrebbe pensato Becca di quel lavoro?
“Luke?”