Джек Марс

Obiettivo Primario


Скачать книгу

e rimanere di guardia davanti alla casa. Saranno anche gli ultimi uomini a uscire. Tenete gli occhi aperti e guardatevi intorno. Nessuno deve fare una mossa contro di noi. Eliminate ogni resistenza e ogni possibile mossa ostile. Il posto sarà più bollente dell’inferno. Il vostro lavoro è gelarlo.”

      Tutti lo guardarono.

      “È chiaro?”

      Un coro di voci si alzò, ognuna con diversa profondità e timbro.

      “Chiaro.”

      “Chiaro.”

      “Chiaro.”

      Luke si abbassò su una bassa panca nella zona del personale. Percepiva il vecchio brivido di paura, di adrenalina e di eccitazione. Aveva mandato giù una destroanfetamina subito dopo il decollo, e stava iniziando a fare effetto. All’improvviso si sentiva più sveglio e vigile di prima.

      Conosceva gli effetti della droga. La sua frequenza cardiaca era più rapida. Gli si stavano dilatando le pupille, facendo penetrare più luce e rendendo migliore la sua visione. Il suo udito era più acuto. Aveva più energia, più resistenza, e poteva rimanere sveglio più a lungo.

      Gli uomini di Luke erano seduti in avanti sulle panche, con gli occhi su di lui. I suoi pensieri erano più veloci della sua capacità di esprimerli.

      “I bambini,” disse. “State attenti ai bambini. Sappiamo che ci sono donne e bambini nel campo, alcuni membri della famiglia dell’obiettivo. Non spareremo a donne e bambini questa notte. Ricevuto?”

      Voci rassegnate risposero.

      “Ricevuto.”

      “Chiaro.”

      Era un’inevitabilità di quelle missioni. L’obiettivo viveva sempre tra donne e bambini. Le missioni avvenivano sempre di notte. C’era sempre della confusione. I bambini tendevano a fare cose imprevedibili. Luke aveva visto uomini esitare a uccidere bambini e poi pagarne il prezzo quando quegli stessi bambini si rivelavano soldati che non esitavano ad ammazzarli. A rendere peggiore la situazione, i loro compagni di squadra finivano per uccidere i soldati bambini, dieci secondi troppo tardi.

      La gente moriva in guerra. Moriva all’improvviso e spesso per i motivi più assurdi, come il desiderare di non uccidere bambini, che comunque sarebbero morti lo stesso qualche secondo più tardi.

      “Detto questo, non morite là fuori. E non lasciate morire i vostri fratelli.”

      L’elicottero continuò ad avanzare, lottando contro l’oscurità urlante e sibilante. Il corpo di Luke ondeggiava e sobbalzava insieme al velivolo. Fuori, tutto intorno a loro, schizzavano sabbia e polvere. Ci si sarebbero trovati in mezzo di lì a poco.

      “Se becchiamo i nostri uomini mentre stanno dormendo, potremmo farcela con facilità. Di certo questa notte non ci aspettano. Voglio entrare, acquisire l’obiettivo entro dieci minuti e tornare sull’elicottero entro quindici.”

      L’elicottero si scuoteva e caracollava. Lottava per rimanere in aria.

      Luke si fermò e fece un profondo respiro.

      “Non esitate! Cogliete l’occasione e fate quello che dovete. Respingeteli. Fategli paura. Fate quello che vi viene naturale.”

      Quello, subito dopo avergli detto di stare attenti ai bambini. Gli stava mandando segnali contrastanti, lo sapeva. Doveva attenersi al copione, ma era difficile. Una notte buia, una tempesta di sabbia pazzesca e un ufficiale al comando che non aveva intenzione di ritirarsi.

      Un pensiero gli attraversò la mente, veloce come un lampo, tanto che quasi non lo comprese.

      Fermati. Interrompi la missione.

      Guardò le due file di uomini. I soldati lo fissarono a loro volta. Il normale entusiasmo che quegli uomini mostravano di norma era visibilmente assente. Qualcuno lanciò uno sguardo fuori dai finestrini.

      La sabbia si abbatteva contro l’elicottero. Era come se la macchina fosse un sottomarino sotto l’acqua, a parte che l’acqua era fatta di sabbia.

      Luke poteva interrompere la missione. Poteva scavalcare Heath. Quegli uomini avrebbero seguito lui invece del tenente colonnello—erano i suoi uomini, e non di Heath. La sua vendetta sarebbe stata infernale, ovviamente. Heath lo avrebbe punito e Don avrebbe cercato di proteggerlo.

      Ma Don sarebbe stato solo un civile.

      Le accuse sarebbero state di insubordinazione nel migliore dei casi, ammutinamento nel peggiore. La corte marziale sarebbe stata quasi una certezza. Luke conosceva i precedenti: un ordine folle e suicida non era necessariamente un ordine illecito. Avrebbe perso qualsiasi caso davanti alla corte marziale.

      Stava ancora fissando gli uomini. I soldati lo guardavano a loro volta. Lo vedeva nei loro occhi, o almeno credeva di vederlo.

      Interrompila.

      Luke allontanò quel pensiero.

      Guardò Wayne. L’amico inarcò un sopracciglio, scrollandosi piano.

      Sta a te.

      “Va bene, ragazzi,” disse Luke. “Stanotte colpiamo duro e veloce. Non perdiamo tempo. Entriamo, facciamo il nostro lavoro e usciamo immediatamente. Fidatevi di me. Andrà tutto bene.”

      CAPITOLO DUE

      10:01 p.m. Afghanistan Time (1:01 p.m. EDT)

      Vicino al confine pakistano

      Distretto di Kamdesh

      Provincia del Nuristan, Afghanistan

      “Andate!” gridò Luke. “Muoversi! Muoversi! Muoversi!”

      Due grosse corde calarono dal portellone dell’elicottero. Gli uomini scivolarono lungo esse per poi svanire nella sabbia turbinante. Avrebbero potuto essere a decine di metri da terra, oppure a meno di tre.

      Il vento ululava. La sabbia pungente e la polvere roteavano. Il volto di Luke era coperto da una maschera con il respiratore. Lui e Heath furono gli ultimi a uscire dal portellone. Heath portava una maschera simile, sembravano due sopravvissuti a una guerra nucleare.

      Il tenente colonnello lo guardò. La sua bocca si mosse sotto la maschera.

      “Diventeremo delle leggende, Stone!”

      Luke premette il pulsante verde di AVVIO sul cronometro. Dovevano fare in fretta.

      Lanciò uno sguardo sotto di sé. Non riusciva a vedere nulla laggiù, né da nessun altra parte. C’era solo da fidarsi. Si lanciò lungo il lato e cadde in un’oscurità desolante. Due secondi più tardi, forse tre, arrivò violentemente a terra. L’atterraggio gli mandò una scarica di dolore su per le gambe.

      Lasciò andare la corda e si guardò attorno, cercando di ambientarsi.

      Heath atterrò un istante più tardi.

      Uomini in maschera emersero dalle ombre. Martinez, Hendricks. Quest’ultimo fece un gesto dietro di sé.

      “C’è un muro!”

      Qualcosa di grosso incombeva alle loro spalle. Okay, quello era il muro del complesso. In cima brillavano un paio di luci fioche.

      Hendricks stava dicendo qualcosa, ma Luke non riusciva a sentirlo.

      “Cosa?”

      “Lo sanno!”

      Lo sanno? Chi? E sapevano cosa?

      Sopra le loro teste, il suono dei motori dell’elicottero cambiò, mentre iniziava a riprendere quota. All’improvviso, una luce brillante lampeggiò sopra al muro.

      Qualcosa sfrecciò su di loro, ululando nell’aria.

      Un mortaio.

      “Siamo sotto attacco!” gridò Luke. “In arrivo!”

      Tutto intorno a lui, vaghe ombre si gettarono al suolo.