lottò, ma non era abbastanza forte per spostare Kate. Con la forza che la fontana le aveva dato, Kate poteva tenere facilmente al suo posto il cuscino. Poteva sentire la giovane che lottava per trovare uno spazio per respirare, o gridare, o combattere, ma Kate tenne il peso sul cuscino, senza permettere il minimo passaggio d’aria.
Avrebbe voluto rassicurare Gertrude che sarebbe andato tutto bene, dirle che in un secondo Siobhan l’avrebbe fermata. Avrebbe voluto dirle che per quanto sembrasse brutto ora, sarebbe andato tutto bene. Ma non poteva. Se l’avesse fatto c’era il rischio che Siobhan capisse che non stava trattando questa situazione come reale, costringendola quindi ad andare avanti. C’era troppo rischio che Siobhan gettasse la sua anima nelle profondità infernali della fontana.
Doveva essere forte. Doveva continuare.
Kate tenne il cuscino sul viso di Gertrude mentre la ragazza si dimenava e si avvinghiava a lei. Tenne il cuscino fermo su di lei anche quando gli sforzi iniziarono a farsi più deboli. Quando rimase immobile, Kate si guardò attorno, aspettandosi in parte che Siobhan apparisse dal nulla per congratularsi con lei, ridare vita a Gertrude Illiard e dichiarare la cosa fatta.
Ma c’era solo silenzio.
Kate tirò via il cuscino dal volto della giovane, e sorprendentemente lo vide ancora pacifico nonostante la violenza dei secondi precedenti. Non c’era vita in quell’espressione, niente dell’animazione che Kate vi aveva visto quando l’aveva seguita nella città.
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