per ammirare l’opera. Emily si sentì vinta dall’emozione quando si accorse che era il primo albero che addobbava insieme a sua madre da quasi vent’anni. Patricia si era ritirata dal rituale poco dopo la morte di Charlotte. Però adesso, con attorno una nuova famiglia, e una nuova bambina che cresceva dentro a Emily, era tornata. Il tempismo era toccante per Emily, come se lo spirito di Charlotte ci avesse messo lo zampino.
“Penso che sia l’albero più bello che abbia mai visto,” disse guardando con gratitudine ciascuno dei membri della sua famiglia.
*
Completato l’albero e bevuta la cioccolata calda, era ora che Patricia li salutasse.
“Vorrei che non te ne dovessi andare,” disse Chantelle stringendo le mani attorno alla vita di Patricia.
Emily osservò la madre restituire l’abbraccio alla bambina, significativamente meno a disagio di come di solito era davanti ad aperte manifestazioni di affetto.
“Possiamo sentirci al telefono, se vuoi,” disse Patricia alla bambina.
“Puoi chiamarci con Face Time?” esclamò Chantelle aprendosi in un largo sorriso.
“Che cosa devo fare adesso?” chiese Patricia con aria sconvolta.
“Videochiamate, mamma,” spiegò Emily. “Chantelle le adora.”
“Ci videochiamiamo sempre con nonno Roy,” le disse Chantelle. “Possiamo? Possiamo? Possiamo?”
Patricia annuì. “Certo. Se è questo che vuoi.”
Sembrava sinceramente toccata, pensò Emily, che Chantelle volesse rimanere in contatto con lei.
“E,” aggiunse Emily, “Per piacere, pensaci su, per Natale. Ci farebbe molto piacere averti qui.”
“Non voglio dare fastidio,” disse Patricia.
A quel punto intervenne Daniel. “Non daresti fastidio,” disse. “Non abbiamo prenotazioni, al momento. Se vuoi un po’ di spazio per te possiamo anche sistemarti nella rimessa.”
“Be’,” disse Patricia come se stesse cercando di nascondere un’espressione commossa. “Prenderò sicuramente in considerazione la cosa.”
Allora arrivò il taxi, che si immise nel lungo vialetto, le gomme che scricchiolavano sul ghiaino. Daniel raccolse la valigia di Patricia e scese i gradini del portico. Il resto della famiglia lo seguì. Persino Mogsy e Rain uscirono a salutarla, scodinzolando all’unisono mentre sbirciavano attraverso i pali.
Daniel mise la valigia nel bagagliaio, poi abbracciò Patricia. Chantelle le si avvinghiò.
“Ti voglio bene, nonna Patty,” esclamò. “Per piacere, torna presto.”
“Sì, tesoro,” disse Patricia accarezzandole la testa. “Tra pochissimo.”
Poi fu il turno di Emily. Abbracciò la madre, sentendosi piena di gratitudine e riconoscenza. Potevano anche esserci voluti anni per arrivare a quel punto – e l’orribile shock della malattia di Roy, che molto faceva pensare – ma sembrava che le cose tra di loro stessero finalmente volgendo al meglio.
“Per favore, fatti sentire,” disse Emily alla madre.
“Sì,” rispose Patricia. “Te lo prometto.”
Si lasciarono e Patricia montò nel taxi. Emily raggiunse la sua famiglia, sentendo il braccio di Daniel attorno alle spalle e le mani di Chantelle stringersi attorno a lei. Si accarezzò il pancione con una mano, e salutò la madre con l’altra. Rimasero lì finché il taxi non fu sparito dalla vista.
Quando si voltarono per tornare dentro alla locanda, Emily udì il telefono suonare. Andò alla reception e rispose. All’altro capo c’era la voce di Amy.
“Em, ho appena visto il bollettino affisso fuori dal municipio,” disse.
Emily stava ancora cercando di abituarsi al fatto che Amy fosse una residente di Sunset Harbor, che prestasse attenzione ai progressi della loro cittadina.
“Quale bollettino?” chiese Emily.
“La locanda di Raven! L’assemblea è domani. Quella che hanno posticipato a dopo il Ringraziamento.”
“Domani?” esclamò Emily. “È un preavviso un po’ piccolo! E un rinvio decisamente modesto!”
“Lo so. Che cosa credi che voglia dire il fatto che sia così presto?”
“Posso solo presumere che il consiglio urbanistico sia giunto a una decisione rapida e unanime,” le disse Emily riportando alla mente il processo attraverso cui era passata lei per ottenere il proprio permesso.
“Un sì unanime o un no unanime?”
“Lo scopriremo presto.”
Amy sembrava incredibilmente stressata da tutta la faccenda, cosa che Emily trovò un po’ strana considerando che era lei quella che sarebbe stata più toccata dalle conseguenze della decisione.
“Dobbiamo andare all’assemblea,” disse bruscamente. “Riesci a trovare un po’ di tempo?”
“Forse. Non sono sicura del perché dovrei, però. Io ho già detto la mia.”
Riusciva a sentire l’impazienza nella voce di Amy. “Emily, ci devi andare. Devi bocciare la cosa! Se Raven apre una locanda a Sunset Harbor i tuoi affari ne risentiranno.”
“Dovresti avere più fiducia in me,” le disse Emily. “La competizione non mi dispiace.”
“Be’, dovrebbe dispiacerti, invece,” le disse Amy. “Soprattutto se viene da Raven Kingsley. Ti distruggerà.”
Emily pensò ai momenti che aveva trascorso con Raven. Non avevano legato, di per sé, ma erano rimaste in termini amichevoli. Raven l’aveva aiutata quando Daniel aveva avuto l’incidente in barca, ed era anche venuta alla cena del Ringraziamento data per la città da Emily. Percepiva la locanda di Raven come una competizione amichevole.
“Che cosa te lo fa dire?” disse Emily scuotendo la testa. “Raven è come qualsiasi altro imprenditore. Vuole lavorare sodo e aver successo. Lo so che in passato è stata un po’ un avvoltoio, ma vuole sistemarsi qui. Suo marito l’ha lasciata e vuole solo che i bambini rimangano nello stesso posto per un po’ di stabilità.”
“Penso che tu sia un’ingenua,” disse Amy. “Il lupo perde il pelo ma non il vizio.”
“Amy, mia madre ha appena bevuto cioccolata calda con panna e marshmallow e ci ha aiutati a tagliare un albero di Natale. I lupi, come i draghi, possono sì perdere il vizio.”
Ma Amy non cedeva. “Raven ti farà lasciare l’attività e poi punterà alla prossima città. È quello che fa. L’ha già fatto; distrugge zone locali con i suoi grossi hotel appariscenti. Sono aziende pure, zero anima. L’ultima cosa di cui la città ha bisogno. E ne ha così tanti che terrà i prezzi delle camere schifosamente bassi, tanto per cominciare. Anche se per i primi cinque anni andasse in perdita lo farà lo stesso, solo per eliminare la competizione!”
Emily non riusciva ad accettare che la Raven di cui stava parlando Amy fosse la stessa con cui aveva fatto conoscenza lei. Ma sentire quel che Amy aveva da dire cominciò ad agitarla.
“Vieni all’assemblea,” disse Amy.
“Okay,” disse Emily.
Mettendo giù il ricevitore, si chiese se Amy avesse ragione. Magari Raven era davvero così spietata. Ma se Emily non avesse avuto la locanda, che cosa ne sarebbe stato di lei? O della sua famiglia? Improvvisamente le parve che il terreno le si facesse instabile sotto ai piedi. E se fosse venuto fuori che la vita da sogno che stava vivendo era dopotutto temporanea?
CAPITOLO TRE
Il giorno dopo, lasciata Chantelle a scuola, Daniel accompagnò Emily a casa