Sophie Love

Un Amore come Quello


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Zach, ma anche da Shane. Era il suo momento di brillare, di camminare con le sue gambe e diventare indipendente.

      Determinata, cancellò il contatto, guardando il nome scomparire dal suo cellulare. Si sentì forte, potente. Se solo avesse trovato il coraggio di fare lo stesso con quello di Shane, allora sarebbe stata davvero a cavallo. Ma no, non ancora, il dolore della loro rottura era ancora troppo presente.

      Keira alzò lo sguardo sulla sorella.

      “Soddisfatta adesso?”

      Bryn sorrise. “Certo. Sono sempre soddisfatta quando vinco.” Poi aggiunse, sorniona: “E sono pronta a usare ogni tattica per farlo.”

      Shelby gemette. Maxine lasciò cadere la testa tra le mani, scuotendola in maniera teatrale. Keira scoppiò a ridere, felice e sollevata di aver compiuto il primo piccolo passo verso una nuova vita.

      CAPITOLO CINQUE

      Ben presto Keira scoprì che lasciarsi il passato alle spalle era più facile a dirsi che a farsi, e prevedeva molto più della simbolica eliminazione di un contatto dal cellulare.

      Questo perché non appena arrivò all’aeroporto di Newark il mattino seguente, si ritrovò bombardata dai ricordi di Shane e dell’Irlanda.

      Mentre attraversava l’atrio la nostalgia crebbe dentro di lei. Quando consegnò la sua carta d’imbarco al gate, ripensò con assoluta chiarezza alle emozioni provate la volta precedente, l’ansia unita all’ansia e alla speranza. Non era passato molto tempo ma si sentiva già una persona diversa, più triste e amareggiata.

      Salì sull’aereo e si accomodò sulla sua poltrona. Fortunatamente era vicina al finestrino, che le dava una scusa per non interagire con il passeggero accanto. Non aveva voglia di chiacchierare. Sfortunatamente per lei, quello sembrava esattamente l’intento dell’uomo nel sedile vicino al suo. Mentre si alzavano in volo, si chinò verso di lei e si presentò.

      “Mi chiamo Garret. Sei mai stata a Napoli?” le chiese, sorridendo gioviale.

      Era un uomo di mezza età che stava già perdendo i capelli. Sembrava in viaggio da solo. Keira notò che non indossava la fede ma che dove avrebbe avuto l’anello la pelle era più pallida. Divorziato di recente, suppose, e gemette dentro di sé. Sarebbero state otto ore molto lunghe.

      “No,” rispose brevemente.

      “Quindi, come mai sei in viaggio oggi?” aggiunse. “Lavoro o piacere?”

      Keira sprofondò nella sua poltrona. “Lavoro,” spiegò. “Sono…”

      A quel punto si interruppe, ricordando cosa le avevano detto Bryn e Nina al bar a proposito di giocare con le identità finte per divertirsi. Le avrebbe fatto bene un po’ di divertimento. “Sono un’esperta di vini,” disse. “La migliore del mio campo. Sto andando in Italia per trovare qualche gemma nascosta da importare.”

      Garret sollevò le sopracciglia per la sorpresa. “Sembra interessante. Molto di più del mio lavoro, comunque.”

      “Oh?” chiese lei. “Che lavoro fai?”

      “Sono nella contabilità,” rispose. “Beh, non è del tutto vero. È un po’ complicato da spiegare. È più semplice dire che sono un contabile per contabili. Ha senso per te?”

      Ha orribilmente senso, pensò Keira.

      “Sì,” confermò ad alta voce.

      Era proprio da lei trovarsi seduta di fianco a un contabile. Era come se il destino stesse cercando di dirle di smettere di cercare l’Uomo Giusto e di accontentarsi dell’Uomo Noioso!

      “Ma di certo non vorrai sentirmi parlare del mio lavoro,” aggiunse l’uomo. “Il tuo sembra affascinante. Come hai iniziato?”

      “È affascinante davvero,” spiegò Keira, sorprendendo anche se stessa per la facilità con cui mentiva e per quanto lo trovasse spassoso. “Mio padre era un importatore di vini,” disse. “Amava il suo lavoro con tanta passione che io sono stata concepita in un vigneto.”

      Provò un piccolo brivido d’eccitazione quando la bugia le emerse dalle labbra. Stava entrando nello spirito del gioco. Il suo vero padre l’aveva abbandonata quando era piccola e non era stato per niente coinvolto nella sua vita, quindi inventare un personaggio per lui era facile. Inoltre, decise che tutti quegli artifici le sarebbero tornati comodi nel corso dell’incarico, dato che avrebbe dovuto fingere di credere ancora nell’amore.

      “Oh, cielo,” disse l’uomo accanto a lei.

      “Lo so. Si è anche sposato lì. Ma purtroppo è morto in quello stesso vigneto.” Sospirò con fare drammatico. “Non abbiamo avuto altra scelta che seppellirlo lì.”

      Keira notò il modo in cui l’uomo si spostò per aumentare la distanza tra di loro. Stava perdendo la voglia di parlare con lei, probabilmente per via della piega macabra che aveva dato alla conversazione. Rise tra sé e sé quando lo sconosciuto cercò di spostare la sua attenzione sul film proiettato durante il volo.

      L’aereo si alzò ancora più in alto. Presto si ritrovarono al di sopra delle nuvole.

      Avendo finalmente un po’ di pace e tranquillità, Keira colse l’opportunità di dare un’occhiata all’itinerario che Heather aveva preparato per lei. Subito, i ricordi del suo ultimo incarico la travolsero. Heather aveva usato lo stesso font, la stessa impaginazione clinica e organizzata, con i punti e i titoli separati. Durante il mese in Irlanda Keira lo aveva maltrattato, coprendolo di Guinness e di gocce d’olio delle abbondanti colazioni irlandesi che si era goduta con Shane. Quella volta non sarebbe successo. Percepiva già quanto sarebbero state diverse le cose durante quell’incarico. Si sentiva più vecchia. Più cinica.

      Poi, con l’itinerario in grembo, Keira notò una parola che le fece balzare il cuore in gola. Guida turistica.

      Era ovvio che ne avrebbe avuta una, se ne rese conto solo in quel momento. Solamente perché si era perdutamente innamorata della sua ultima guida turistica, che poi le aveva spezzato il cuore in mille pezzi, non significava che non avrebbe avuto bisogno di supporto durante quell’incarico! Ma le sembrava pericoloso. È solo per colpa di ciò che è successo l’ultima volta? si chiese. O perché nutriva la minuscola speranza che potesse succedere di nuovo?

      Allontanò quei pensieri e piuttosto si concentrò sulle sue destinazioni. L’arrivo a Napoli, e una notte lì prima di prendere un treno per la Costiera Amalfitana. Un traghetto per Capri. Un viaggio in gondola fino a un posto chiamato la Grotta Azzurra. Roma e il Vaticano.

      Se fosse stata una vacanza, Keira sarebbe stata esaltata dall’itinerario. Cercò sull’iPad le foto dei posti che avrebbe visitato e scoprì che erano tutti magnifici. Era praticamente la fuga romantica definitiva. Ma era proprio quello il problema. Avrebbe visitato alcune delle più belle location del paese più romantico al mondo e lo avrebbe fatto senza Shane.

      E per aggiungere al danno la beffa, avrebbe dovuto scrivere di qualcosa che non provava più. Sarebbe stato come sbattersi in faccia l’amore e il romanticismo un giorno dopo l’altro, sfregando sale sulla ferita del suo cuore, sapendo di aver perso l’uomo della sua vita. Non era giusto. Un’ingiustizia poetica, o così la definì tra sé e sé. Non riusciva a trovare gioia in quel viaggio.

      Rendendosi conto di essere sul punto di sprofondare nella depressione, Keira chiamò lo steward e ordinò qualcosa da bere. Poi mise via i documenti del lavoro e controllò i suoi account di social media, che era sempre un ottimo modo per distrarsi.

      Il suo drink arrivò e Keira lo sorseggiò mentre guardava Instagram, trovando un milione di immagini di gatti, le foto di Bryn del disastroso doppio appuntamento da Gino e la recente maratona per beneficenza a cui Maxine aveva partecipato. Poi notò che Shelby aveva pubblicato qualcosa che aveva ricevuto migliaia di like. Era la semplice foto della sua mano, e all’anulare portava un anello.

      “Non ci credo!” esclamò ad alta voce, quasi rovesciando il drink.

      Garret,