sensazione che Shane stesse per darle una pessima notizia.
“Cosa c’è…?” sussurrò la domanda, come se la facesse soffrire.
“Dovrò cancellare il mio viaggio,” annunciò Shane.
Keira capì dal suo tono quanto era devastato. La sua stessa voce si abbassò in un bisbiglio afflitto. “Davvero?”
“Mi dispiace,” continuò lui, “ma devo rimanere qui. Per mamma e le ragazze. Sono a pezzi e io mi sentirei uno stronzo se me ne scappassi a New York e le abbandonassi.”
“Ma manca ancora una settimana,” insistette Keira. “Le cose andranno meglio per allora. Calum sarà di nuovo in forma. E tu non staresti via tanto. Solo una settimana. Non è un mese o un periodo assurdo di tempo. Non avranno problemi senza di te per qualche giorno. Voglio dire, riescono a resistere senza la tua presenza una volta all’anno, quando fai il tuo lavoro di guida turistica a Lisdoonvarna.”
Si rendeva conto che stava parlando a vanvera, e che doveva sembrare decisamente disperata. Aveva atteso con tanta ansia il momento in cui avrebbe rivisto Shane, in cui lo avrebbe portato nel proprio mondo come lui aveva fatto in Irlanda. L’attesa era stata così difficile, la sua assenza tanto dolorosa da sopportare. Senza parlare dei soldi che aveva già speso per il suo volo, e tutto il resto per cui aveva speso una fortuna, le attività che aveva prenotato e che non poteva cancellare per farsi rimborsare. Avrebbe potuto usare il bonus in denaro che aveva ricevuto da Elliot per trovare casa invece che rimanere sul divano di Bryn, a rovinarsi la schiena. Sarebbero riusciti a rinviare il viaggio? Shane non aveva molti soldi per contribuire.
“Mio padre è quasi morto, Keira,” disse seccamente Shane. “È una situazione completamente diversa da un viaggio di lavoro di un mese all’anno.”
“Lo so,” rispose umilmente lei. “Non volevo essere egoista. È solo che mi manchi così tanto.”
“Anche tu mi manchi,” replicò Shane, con un profondo sospiro.
A Keira venne un nodo alla gola per l’infelicità. Ma non voleva insistere, specialmente perché a finire all’ospedale non era stato un suo parente. Decise di farsi forza.
“Immagino che non ci sia altro da fare,” dichiarò, con più calma di quanto non provasse. “Decidiamo subito un’altra data così non lasciamo il viaggio in sospeso. Non so come potrei resistere senza fare il conto alla rovescia fino al momento in cui ci rivedremo.” Ridacchiò, cercando di dare l’impressione di stare meglio di quanto non fosse.
Ancora una volta, da Shane non venne alcuna risposta. Al posto della sua voce, Keira sentì solo il suono di una receptionist che spiegava a qualcuno come andare verso il reparto dialisi.
“Shane?” lo chiamò timidamente, quando non riuscì più a sopportare il suo silenzio.
Alla fine lui rispose.
“Non credo di poter fissare un’altra data,” le disse.
“Per via di tuo padre? Shane, si riprenderà in un batter d’occhio. Si rimetterà in piedi e potrà tornare alla fattoria. Ti prometto che per novembre sarà tornato tutto come prima. Oppure se preferisci potremmo fare per dicembre. Così avrà avuto tutto il tempo per tornare a lavoro.”
“Keira,” la fermò Shane.
Lei chiuse la bocca di scatto, interrompendo il flusso di coscienza in cui sapeva si stava buttando come tattica diversiva, per rimandare ciò che temeva sarebbe avvenuto, un modo per fermare la tremenda inevitabilità di quello che stava per dire Shane.
“Non posso venire da te,” affermò. “Mai.”
Keira sentì le mani che iniziavano a tremare. Improvvisamente il telefono le sembrò scivoloso tra le dita, come se non potesse stringerlo adeguatamente.
“Allora verrò io in Irlanda,” disse piano lei. “Per me non è un problema viaggiare, se tu non te la senti. Ho adorato l’Irlanda. Posso tornare da te.”
“Non è quello che volevo dire.”
Keira sapeva che cosa aveva voluto dire, ma non voleva crederci. Non aveva intenzione di rinunciare a Shane alla prima difficoltà. Il loro amore era più forte di così, più importante e più speciale. Doveva fargli cambiare idea, anche se significava sembrare disperata o diventare, per usare le parole di Bryn, troppo dipendente da lui.
Ascoltò Shane che prendeva un lungo e triste sospiro. “C’è bisogno di me alla fattoria, e con la famiglia. L’Irlanda è la mia casa. Non mi posso trasferire da un’altra parte.”
“Nessuno ha mai parlato di trasferirsi,” rispose Keira.
“Ma lo dovremo fare, presto,” disse Shane. “Se vogliamo che la nostra relazione funzioni, a un certo punto dovremo vivere nello stesso paese. Io non posso trasferirmi lì da te, e tu non ti trasferirai qui da me.”
“Potrei farlo,” balbettò Keira. “Sono sicura che potrei. A un certo punto.”
Pensò al magnifico paese di cui si era innamorata. Era certa che avrebbe potuto vivere lì se fosse servito per stare insieme a Shane.
“In una fattoria?”
“Certo!”
L’incantevole cottage pieno di amore e vita familiare la attirava moltissimo. La sua famiglia era frammentata, con Bryn sempre impegnata, sua madre a miglia di distanza e suo padre completamente assente dalle loro vite. Che cosa c’era di meglio della famiglia istantanea che Shane poteva darle?
“Con i miei parenti? Le mie sorelle? I miei genitori?” Le domandò Shane. “E tutte quelle pecore?”
Keira ripensò alle feci di pecore in cui si era trovata immersa fino alle ginocchia. Pensò alle sei sorelle di Shane, che erano tutte adorabili ma vivevano ancora a casa. Sarebbero stati stretti. Sarebbe stato molto diverso da quello che aveva voluto per sé, ma lo era anche dormire sul divano di Bryn. Se poteva sopportare di vivere con sua sorella, avrebbe potuto decisamente resistere vivendo con tutte e sei quelle di Shane! E non era forse quello il senso della vita, riuscire a superare le sfide che lanciava? Il punto non era proprio accogliere ogni assurdità a braccia aperte?
“Shane,” rispose Keira, cercando di sembrare rassicurante. “Non dobbiamo decidere tutto proprio adesso. La vita cambia. Chi lo sa, le tue sorelle potrebbero sposarsi e trasferirsi altrove. I tuoi genitori potrebbero decidere di vendere la fattoria e viaggiare per il mondo su uno yacht. Non puoi prevedere il futuro quindi smettiamo di preoccuparcene.”
“Ti prego, ascoltami,” disse Shane, con voce rotta dall’emozione. “Sto cercando di farla finita adesso, così in futuro non diventerà ancora più doloroso di quanto non sia già.”
Le parole farla finita rimbombarono nella mente di Keira, come un martello sul ferro. Sussultò, e il groppo doloroso che aveva in gola diventò più grande di prima.
Per la prima volta si rese conto che Shane aveva già preso la sua decisione. Non avrebbe fatto marcia indietro. Niente che poteva dire gli avrebbe fatto cambiare idea.
“Non farlo,” supplicò Keira. All’improvviso stava piangendo, singhiozzava apertamente, inconsolabilmente, mentre si rendeva conto che Shane non avrebbe ceduto. Che la stava davvero lasciando. Il Vero Amore. L’uomo della sua vita.
“Mi dispiace,” anche lui stava piangendo. “Devo farlo. Ti scongiuro, devi comprendermi. Se non ci fosse stato un oceano tra di noi, io sarei voluto rimanere con te per sempre. Ti avrei anche sposata.”
“Non dirlo!” singhiozzò Keira. “Così rendi tutto più difficile.”
Shane esalò bruscamente. “Ho bisogno che tu sappia quanto sei importante per me, Keira. Non devi pensare che io abbia avuto paura. Se non ci trovassimo in una situazione del genere non lo farei mai. Non è quello che voglio. Neanche lontanamente. Lo capisci?”
“Sì,” rispose Keira, mentre le scendevano lacrime amare lungo le guance. Lo capiva bene. L’uomo dei suoi sogni,