di Lisdoonvarna, in Irlanda.”
Keira annuì; sapeva già tutto. “Il Festival dell’Amore,” disse sardonica.
Elliot sogghignò. “Quindi sei una cinica?”
Improvvisamente nervosa, Keira temette di aver detto la cosa sbagliata, di aver lasciato trapelare il suo disprezzo per errore. Ma poi notò che l’espressione di Elliot in realtà esprimeva approvazione.
“È esattamente la prospettiva che stavo cercando,” disse lui.
Attorno al tavolo sembrò che tutti avessero mangiato un limone. Lisa le lanciò uno sguardo di aperta gelosia.
“La verità,” aggiunse Elliot, con gli occhi che brillavano per l’eccitazione improvvisa. “è che voglio che smitizzi questa sciocchezza del romanticismo in Irlanda. Sfata il mito che si può trovare la propria anima gemella solamente grazie a un festival smielato. Ho bisogno che tu sia coraggiosa e che dimostri che sono tutte sciocchezze, che l’amore non funziona così nel mondo reale. Voglio tutti i dettagli, nel bene o nel male.”
Keira annuì. Era una cinica newyorkese, e la prospettiva dell’incarico le si adattava bene. Era come se le fosse caduta tra le braccia l’opportunità giusta al momento giusto. Era la sua occasione per dimostrare quanto valeva, di sfoggiare la sua voce e il suo talento, di far vedere che meritava il suo posto al Viatorum.
“La riunione è finita,” annunciò Elliot. Mentre Keira si alzava, aggiunse: “Non per te, signorina Swanson. Dobbiamo discutere i dettagli con la mia assistente. Prego, andiamo nel mio ufficio.”
Mentre gli altri uscivano dalla sala conferenze, Nina colse il suo sguardo e sollevò i pollici in segno di vittoria. Poi Keira attraversò tutto l’ufficio, fianco a fianco con Elliot, seguita dal ticchettio dei tacchi e dagli sguardi invidiosi del resto dello staff.
*
Non appena la porta dell’ufficio di Elliot si richiuse, Keira capì che stava per iniziare il lavoro vero e proprio. L’assistente di Elliot, Heather, si era già accomodata. Si accigliò confusa quando capì che era stata scelta lei per l’incarico, ma non disse niente.
Farò ricredere anche te, pensò Keira.
Si sedette e così fece Elliot. Heather le tese una cartella.
“I tuoi biglietti dell’aereo,” spiegò. “E i dettagli su dove alloggerai.”
“Spero che tu sia mattiniera perché dovrai partire molto presto,” aggiunse Elliot.
Keira sorrise, anche se le vennero in mente tutti gli eventi che aveva in programma, eventi che avrebbe dovuto cancellare o perdersi. Le venne in brivido quando si rese conto che si sarebbe persa il matrimonio di Ruth, la sorella di Zachary, che sarebbe stato proprio il giorno seguente. Il suo fidanzato si sarebbe infuriato!
“Non è un problema,” disse, abbassando lo sguardo sui biglietti nella cartella, che erano per il volo delle 6 del mattino. “Assolutamente nessun problema.”
“Ti abbiamo prenotato una stanza in un caratteristico Bed & Breakfast a Lisdoonvarna,” spiegò Elliot. “Niente fronzoli. Vogliamo che ti godi ogni esperienza.”
“Fantastico,” rispose lei.
“Non fare stupidaggini, va bene?” disse Elliot. “Sto correndo un grosso rischio a fidarmi di te. Se sbagli questo incarico i tuoi giorni qui sono finiti. Hai capito? Ho cento altri scrittori in lizza per il tuo lavoro.”
Keira annuì, cercando di non lasciare trapelare l’ansia nella propria espressione, e di apparire audace, sicura di sé e con i piedi per terra, mentre dentro si sentiva tutta sottosopra.
CAPITOLO DUE
Più tardi quella sera, quando Keira ritornò all’appartamento che condivideva con il suo fidanzato, si ritrovò ancora fremente per l’eccitazione e l’incredulità. Le tremavano le mani mentre cercava di infilare la chiave nella serratura della porta.
Alla fine riuscì ad aprire ed entrò. L’aria era pervasa dai profumi della cucina, insieme all’odore dei detergenti per la casa. Zachary si era dato alle pulizie. Significava che era furioso.
“Lo so, lo so, lo so,” iniziò a dire ancora prima di vederlo. “Sei arrabbiato. E mi dispiace.” Lanciò le chiavi nel vassoio a fianco della porta e la richiuse con una spinta. “Ma, piccolo, ho delle grandi notizie!” Si sfilò le scarpe con il tacco e si massaggiò i piedi doloranti.
Zachary apparve all’ingresso del soggiorno, con le braccia incrociate. I suoi capelli erano scuri quanto la sua espressione.
“Ti sei persa il brunch,” esordi. “Dall’inizio alla fine.”
“Mi dispiace!” lo implorò Keira. Gli gettò le braccia attorno al collo ma si accorse che le resisteva, quindi decise di cambiare tattica. Tirò fuori la sua voce più sensuale. “Che ne dici se ne discutiamo e poi mi faccio perdonare?”
Zachary si scrollò violentemente le sue braccia di dosso e si diresse a passo pesante verso il soggiorno, dove si lasciò cadere sul divano. La stanza era pulita. Persino la Playstation era stata spolverata. Keira si accorse che quella volta doveva essere più arrabbiato del solito.
Si sedette accanto a lui e gli appoggiò delicatamente una mano sul ginocchio, accarezzando la stoffa ruvida sotto la punta delle dita. Zachary puntò lo sguardo sulla televisione spenta.
“Che cosa vuoi che faccia, Zach? ” gli chiese dolcemente. “Devo lavorare. Lo sai.”
Lui sospirò e scosse la testa. “Capisco che tu debba lavorare. Anche io lavoro. Tutto il mondo lavora. Ma non tutti hanno un capo che schiocca le dita e fa accorrere il suo staff come dei robot!”
Non aveva tutti i torti.
“Aspetta, non sarai geloso di Josh, vero?” domandò Keira. La sola idea era ridicola. “Se solo l’avessi visto!”
“Keira,” esplose Zachary, guardandola finalmente. “Non sono geloso del tuo capo. Almeno non in quel senso. Sono geloso di tutto il tempo, dell’energia e della concentrazione che ottiene da te.”
A quel punto fu il turno di Keira di sospirare. Da una parte capiva il punto di vista di Zachary, ma dall’altra desiderava che il suo ragazzo la incoraggiasse di più nella sua scalata verso il successo. Avrebbe voluto che lasciasse correre quel momentaccio in cui si trovava al gradino più basso. Poi le cose sarebbero diventate più semplici, non appena avesse fatto un passo avanti nella sua carriera.
“Anche io preferirei che non fosse così,” concordò Keira. “Ma non smetterò di dedicare tutto il tempo e la mia energia alla carriera. Almeno non nel prossimo mese.”
Zachary si accigliò. “Che cosa vuoi dire?”
Keira avrebbe voluto contenere la sua eccitazione per rispetto verso Zach, ma non riuscì a trattenersi. Quasi strillò annunciando: “Andrò in Irlanda!”
Ci fu una lunga, lunghissima pausa mentre Zach assorbiva la notizia.
“Quando?” chiese con calma.
“È questo il punto,” rispose lei. “È una sostituzione dell’ultimo minuto. Josh si è rotto una gamba. È una lunga storia.”
Lei parlava a ruota libera e Zach la fissava corrucciato, come in attesa del colpo di grazia.
Keira si strinse tra le spalle sul divano, cercando di apparire più piccola possibile. “Parto domani.”
L’espressione di Zachary mutò con la velocità di un cielo estivo. Se prima c’erano state solo le avvisaglie di una tempesta, ora regnavano tuoni e lampi.
“Ma il matrimonio è domani,” disse.
Keira gli strinse le mani tra le proprie. “Il momento non è dei migliori, sono la prima a dirlo. Ma ti giuro che a Ruth non importerà.”
“Non