a quello che ti ho detto.”
“Lo farò.”
Riappese con il cuore pesante. L’euforia che aveva provato prima era completamente evaporata. Ormai c’era solo una persona che avrebbe potuto ridarle il sorriso, ed era Bryn. Trovò rapidamente il numero della sorella maggiore e la chiamò.
“Ehi, ciao sorellina,” disse Bryn non appena rispose. “Ti sei persa il brunch.”
“Stavo lavorando,” replicò Keira. “Joshua ci ha richiamati tutti in ufficio, credo per mettersi in mostra davanti a Elliot per quel pezzo sull’Irlanda che avrebbe dovuto scrivere. Solo che è scivolato e… beh, si è rotto una gamba.”
“Stai scherzando?” esclamò Bryn, scoppiando in una risata isterica. “Ma come si fa?”
Già Keira sentì l’infelicità che iniziava a svanire, tale era il potere di Bryn.
“È stato assurdo,” continuò. “Ho visto l’osso. E poi si è messo a urlare che si era rovinato i suoi pantaloni costosi!”
Le due sorelle risero insieme.
“E poi cosa è successo?” chiese Bryn, il pubblico rapito che Keira avrebbe voluto fossero anche Zachary e sua madre.
“I paramedici lo stavano portando via in barella, io mi sono resa conto la riunione stava per iniziare, e Elliot odia quando la gente è in ritardo, quindi sono andata e mi sono seduta. E così credo di aver catturato la sua attenzione, quindi mi ha affidato l’articolo sull’Irlanda.”
“Incredibile!” esclamò Bryn. “Mi prendi in giro? La mia sorellina scriverà l’articolo di prima pagina?”
Keira sorrise. Sapeva che Bryn non capiva del tutto quanto quella fosse un’opportunità importante per lei, e che stava fingendo almeno un venti percento dell’entusiasmo, ma lo apprezzava. Era il tipo di reazione che avrebbe voluto ricevere da Zach.
“Sì, è fantastico. Ma domani devo già partire per l’Irlanda e mi perderò il matrimonio di Ruth.”
“Oh, pfft. E quindi?” replicò Bryn. “Questo è molto più importante. E comunque non credevo che Ruth ti piacesse.”
“E infatti non mi piace. Ma mi piace Zach,” disse Keira, cercando di farle capire per quale motivo volare in Irlanda da un momento all’altro potesse non essere la cosa più semplice del mondo. “Questa volta l’ho davvero fatto arrabbiare.”
Bryn sospirò. “Senti, sorellina, lo so che è difficile. E mi piace quel ragazzo, credimi, mi piace davvero. Ma tu devi partire! Lo devi fare. Detesto dirlo ma non dovresti stare con un uomo che cerca di limitarti. Ce l’avrai con lui se cederai alle sue richieste.”
“E lui odierà me se non lo farò.”
“Già. È una triste verità, ma a volte la vita e l’amore non vanno d’accordo. Due persone possono essere giuste l’una per l’altra ma il momento può essere quello sbagliato.”
Keira si sentì stringere il cuore al pensiero di lasciare Zach per la sua carriera. Ma forse Bryn aveva ragione. Forse non era il momento giusto per loro.
“Quindi cosa farai?” chiese Bryn, strappandola dalle sue riflessioni.
Keira fece un respiro profondo. “Lo sai, ne ho passate di tutti i colori per fare carriera e non posso arrendermi all’ultima difficoltà. Non posso tirarmi indietro.”
Sentì ritornare la sua energia. Era triste all’idea di lasciarsi indietro Zachary, ma non aveva altre possibilità. Rifiutare quell’opportunità avrebbe significato la fine della sua carriera. Non poteva fare altrimenti.
Doveva partire.
CAPITOLO TRE
Il mattino seguente la svegliò squillò fin troppo presto, rimbombando come una sirena da nebbia. Keira si girò e la spense, poi si rese conto che l’altro lato del letto era vuoto. Zach non aveva dormito lì la notte precedente.
Si alzò, strofinandosi via il sonno dagli occhi, e sbirciò in soggiorno. Niente Zach. Quindi, esattamente come aveva predetto, la notte prima non era tornato. Doveva essere rimasto da Ruth.
Accantonando la delusione e la tristezza, si fece una rapida doccia lottando per evitare che l’acqua calda la facesse riaddormentare, e indossò abiti comodi in previsione del lungo viaggio.
Afferrata la borsa, controllò per accertarsi di avere i biglietti e l’itinerario che le aveva dato Heather. Soddisfatta di scoprire che i documenti e il passaporto erano ancora in suo possesso, uscì di casa e saltò sul sedile posteriore del taxi che l’aspettava.
Mentre sfrecciava per le strade di New York di prima mattina, Keira si prese un istante per fare il punto della situazione. Stava succedendo sul serio. Stava davvero per andare all’estero per lavoro, come aveva sempre sognato di fare. Avrebbe voluto solo che Zach avesse scelto di condividere con lei quel momento, piuttosto che tenersi a distanza.
L’aeroporto di Newark era trafficato come l’ora di punta in metropolitana. Una partenza alle 5:00 del mattino era del tutto nomale per molte persone in carriera, e Keira provò un improvviso slancio d’orgoglio a considerarsi una di loro. Imbarcò i bagagli sull’aereo sentendosi come una super star all’aeroporto di Los Angeles, e tenendo la testa alta allo stesso modo. Poi trovò un baretto per la sua dose mattutina e per perdere un po’ di tempo prima che il suo volo fosse pronto alla partenza.
Seduta nel bar affollato, controllò ripetutamente il telefono. Anche se sapeva che Zachary doveva essere ancora addormentato, desiderava disperatamente qualsiasi genere di comunicazione da lui. Sapeva di aver fatto la cosa giusta accettando l’incarico e sperava che alla fine anche lui sarebbe arrivato alla stessa conclusione. O forse la loro relazione era condannata come pensava Bryn. Forse le loro opposte priorità erano davvero un blocco che non potevano superare.
Inviò un messaggio spensierato a Zachary, evitando qualsiasi riferimento al loro litigio, sperando che se si fosse svegliato con qualche parola dolce si sarebbe sentito più ben disposto nei suoi confronti.
Il suo telefono squillò e lei fece un balzo per l’eccitazione, sicura che fosse la risposta di Zach. Invece era Heather, per controllare che fosse andato tutto secondo i piani e che lei fosse pronta a prendere l’aereo. Delusa, Keira le rispose, rassicurandola che stava andando tutto bene.
Proprio in quel momento sentì la chiamata d’imbarco per il suo volo. Bevuta rapidamente l’ultima sorsata di caffè, Keira si diresse verso il cancello, giurando di chiamare Zachary non appena fosse atterrata. Tra New York e l’Irlanda c’era una differenza di cinque ore che avrebbe dovuto tenere a mente durante il suo soggiorno.
A bordo dell’aereo Keira si accomodò nel suo posto, controllando un’ultima volta se c’erano messaggi da Zach. Ma non aveva ricevuto niente, e l’assistente di volo le lanciò un’occhiataccia di disapprovazione vedendola usare il cellulare dopo la richiesta di spegnere tutti i dispositivi elettronici. Sospirando, Keira spense il telefono e lo infilò in tasca.
Esattamente in quel momento, un gruppo chiaramente in partenza verso una festa di addio al celibato salì sull’aereo, chiacchierando allegramente. Keira mugolò. Sarebbe stato un lungo volo. Sette ore, in effetti, fino a Shannon a County Clare. Sarebbe stato buio quando fosse atterrata, ma il suo corpo sarebbe stato convinto che fosse mezzogiorno. Aveva sperato di riuscire a riposarsi durante il volo, ma quel gruppo di uomini chiassosi sarebbe stato gliel’avrebbe impedito.
L’aereo si mise in moto sulla pista. Tentando di isolarsi dal frastuono dell’addio al celibato, si infilò gli auricolari e chiuse gli occhi. Ma non era neanche lontanamente sufficiente per soffocare le loro rumorose battute.
L’aereo prese il volo e Keira si rassegnò al piano B: la caffeina. Fece un cenno allo steward e ordinò un caffè, sapendo che sarebbe stato il primo di molti. Lo sorseggiò, irritata, sul sottofondo dei rumori dell’addio al celibato.
Mentre