miglia (86,410 leghe). Ma, se ogni mese la Luna passa al suo perigeo, essa non si trova sempre allo zenit in tal momento. Non presentasi in queste due condizioni che a lunghi intervalli. Bisognerà dunque aspettare la coincidenza del passaggio al perigeo ed allo zenit. Ora, per una fortunata circostanza, il 4 dicembre dell’anno prossimo, la Luna offrirà queste due condizioni: a mezzanotte sarà nel perigeo, cioè alla più breve distanza dalla Terra, e passerà al tempo stesso allo zenit.
Sulla quinta domanda: Qual punto del cielo si dovrà mirare col cannone destinato a lanciare il proiettile?
Ammesse le precedenti osservazioni, il cannone dovrà essere appuntato allo zenit[22] del luogo; in tal guisa il tiro sarà perpendicolare al piano dell’orizzonte, ed il proiettile si sottrarrà più rapidamente agli effetti dell’attrazione terrestre. Ma, affinchè la luna salga allo zenit d’un luogo bisogna che questo luogo non sia più alto in latitudine della declinazione di questo astro, o per dire altrimenti, che sia compreso fra lo 0° ed il 28° di latitudine settentrionale o meridionale[23]. In qualsiasi altro luogo, il tiro dovrebbe essere necessariamente obliquo, ciò che nuocerebbe alla riuscita dell’esperimento.
Sulla sesta domanda: Qual posto occuperà la Luna nel cielo al momento in cui partirà il proiettile?
Nel momento in cui il proiettile sarà lanciato nello spazio, la Luna, che ogni giorno s’avanza tredici gradi, dieci minuti e trentacinque secondi, deve trovarsi lontana dal punto zenitale quattro volte questo numero, ossia cinquantadue gradi, quarantadue minuti e venti secondi, spazio corrispondente al cammino che ella farà durante tutto il tragitto del proiettile. Ma siccome vuolsi parimenti tener conto della deviazione che farà subire alla palla il movimento di rotazione della Tera, e siccome la palla non giungerà alla Luna che dopo aver deviato di una distanza uguale a sedici raggi terrestri, che contati sull’orbita della Luna fanno circa undici gradi, devonsi aggiungere questi undici gradi a quelli che esprimono il già menzionato ritardo della Luna, ossia sessantaquattro gradi, cifra tonda. E però, al momento del tiro, il raggio visuale diretto alla Luna farà colla verticale del luogo un angolo di sessantaquattro gradi.
Tali sono le risposte alle domande state fatte all’Osservatorio di Cambridge dai membri del Gun-Club.
Riassumendo:
1.° Il cannone dovrà essere posto in un paese discosto fra 0° e 28° di latitudine settentrionale o meridionale.
2.° Dovrà essere appuntato allo zenit del luogo.
3.° Il proiettile dovrà essere animato di una velocità iniziale di dodici mila iardi al secondo.
4.° Dovrà essere lanciato il 1.° dicembre del prossimo anno, alle undici ore, meno tredici minuti e venti secondi.
5.° Incontrerà la Luna quattro giorni dopo la sua partenza, il 4 dicembre a mezzodì preciso, nel momento in cui essa passerà allo zenit.
I membri del Gun-Club devono dunque incominciare senza ritardo i lavori necessari per una impresa simile ed essere pronti ad operare al momento prefisso, chè, se lasciassero trascorrere il 4 dicembre, non ritroverebbero la Luna nella medesima condizione di perigeo e di zenit che diciott’anni e undici giorni dopo.
L’ufficio dell’Osservatorio di Cambridge si pone interamente a loro disposizione per le questioni d’astronomia teorica, e colla presente unisce le sue felicitazioni a quelle dell’America intera.
Per l’Osservatorio:
I. M. BELFAST
"Direttore dell’Osservatorio di Cambridge."
Capitolo 5 Il romanzo della Luna
Un osservatore dotato di vista acutissima, e posto in quel centro sconosciuto intorno al quale gravita il mondo, avrebbe veduto miriadi d’atomi riempire lo spazio nell’epoca antica dell’universo. Ma a poco a poco, coll’andare dei secoli, avvenne un cambiamento: una legge di attrazione si manifestò, alla quale obbedirono gli atomi erranti fino allora; questi atomi si combinarono chimicamente secondo le loro affinità, si fecero molecole e formarono quelle masse nebulose di cui sono cosparse le profondità del cielo.
Tali masse furono tosto animate da un movimento di rotazione intorno al loro punto centrale. Questo centro formato di molecole vaghe, cominciò a girare sopra sè stesso condensandosi progressivamente; del resto, secondo le leggi immutabili della meccanica, di mano in mano che il suo volume diminuiva per la condensazione, il suo moto di rotazione acceleravasi, e col persistere di questi effetti ne risultò una stella principale, centro delle masse nebulose.
Guardando attentamente, l’osservatore avrebbe allora veduto le altre molecole della massa comportarsi come la stella centrale, condensarsi a lor modo con un moto di rotazione progressivamente eccelerato, e gravitare intorno ad essa sotto forma di stelle innumerevoli. La nebulosa, di cui gli astronomi contano attualmente quasi cinquemila, era formata.
Tra queste cinquemila nebulose, ve ne ha una che gli uomini hanno chiamato la Via lattea[24], che contiene diciotto milioni di stelle, ciascuna delle quali è diventata il centro di un mondo solare.
Se l’osservatore avesse allora specialmente esaminato, tra questi diciotto milioni d’astri uno dei più modesti e meno brillanti[25], una stella di quarto ordine, quella che orgogliosamente si chiama il Sole, tutti i fenomeni ai quali è dovuta la formazione dell’universo si sarebbero successivamente compiuti a’ suoi occhi.
Infatti questo Sole, ancora allo stato gazoso e composto di molecole mobili, esso l’avrebbe veduto girante sopra il suo asse per compiere il suo lavoro di concentrazione. Questo movimento, fedele alle leggi della meccanica, sarebbesi accelerato colla diminuzione di volume, e sarebbe giunto un momento in cui la forza centrifuga l’avrebbe vinta sulla forza centripeta, che tende a respingere le molecole verso il centro. Allora un altro fenomeno sarebbe accaduto dinanzi agli occhi dell’osservatore, e le molecole situate nel piano dell’equatore, sfuggendo come la pietra di una fionda la cui corda si spezzi d’improvviso, sarebbe andata a formare intorno al Sole parecchi anelli concentrici, simili a quello di Saturno. A loro volta, questi anelli di materia cosmica, presi da un movimento di rotazione intorno alla massa centrale, si sarebbero spezzati e decomposti in nebulosità secondarie, cioè in pianeti.
Se l’osservatore avesse allora concentrata tutta la sua attenzione sopra questi pianeti, e’ li avrebbe veduti comportarsi esattamente come il Sole e dare origine ad uno o più anelli cosmici, origini di questi astri di ordine inferiore che si chiamano satelliti.
Così dunque risalendo dall’atomo alla molecola, dalla molecola alla massa nebulosa, dalla massa nebulosa alla nebulosa, dalla nebulosa alla stella principale, dalla stella principale al Sole, dal Sole al pianeta, e dal pianeta al satellite, si ha tutta la serie delle trasformazioni subìte dai corpi celesti nei primi giorni del mondo.
Il Sole sembra perduto nelle immensità del mondo stellare, e tuttavia è riunito dalle teorie attuali della scienza alla nebulosa della Via lattea. Centro d’un mondo, per quanto piccolo sembri in mezzo alle regioni eteree, nullameno è enorme, giacchè il suo volume è trecentocinquantamila volte quello della terra. Intorno a lui gravitano otto pianeti, usciti dalle sue viscere fino dai primi tempi della creazione. Sono questi, incominciando dal più vicino di tali astri al più lontano, Mercurio, Venere, la Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Inoltre, fra Marte e Giove circolano regolarmente altri corpi meno considerevoli, forse gli avanzi erranti di un astro frammentato in più migliaia di pezzi, de’ quali, fino ad oggi, il telescopio ne ha riconosciuti novantasette[26].
Tra questi servitori che il Sole mantiene nella loro orbita elittica mediante la gran legge della gravitazione, alcuni possedono a loro volta de’ satelliti. Urano ne ha otto, Saturno otto, Giove quattro, Nettuno tre, forse, la Terra uno; quest’ultimo, uno dei meno importanti del mondo solare, si chiama Luna, ed è lui che il genio audace degli Americani pretendeva di conquistare.
L’astro delle notti, per la sua vicinanza relativa e lo spettacolo rapidamente rinnovato delle sue fasi diverse,