essere classificata in F05.S quando si ritiene che anche fattori biologici stanno avendo un ruolo nella eziologia”.
Delirium tremens (indotto dall’alcool)
Precisamente questo delirio, che non si manifesta in tutti gli alcolisti, sarà uno degli stimoli principali al momento di abbandonare questa dipendenza, sebbene in questo processo esistano molti fattori che facilitano il non recupero e la ricaduta nella dipendenza.
Come si sta evidenziando, uno dei principali problemi delle dipendenze sono le ricadute, vale a dire ritornare a consumare alcool, nel caso della dipendenza dal bere.
E infatti, nei programmi di disintossicazione degli Allolisti Anonimi si celebrano gli anni che una persona trascorre senza bere come qualcosa di eccezionale.
Il primo anno sobrio, il secondo…sapendo che, in qualsiasi momento, si può ricadere, sebbene si siano passati anni senza assumere alcool.
Studi precedenti affermano che alcuni fattori della personalità possono aiutare a continuare a non cadere nell’alcool per molto tempo, ma quali fattori della personalità servono per evitare la ricaduta?
In questo studio pubblicato di recente sulla rivista Psychology dall’Università di Montpellier e Saint Etienne sono state analizzate due caratteristiche della personalità, la stabilità emotiva e la capacità di saper mantenere relazioni stabili, sulla base della bibliografia esistente che afferma che erano precisamente questi due fattori della personalità quelli che sono stati accertati come i migliori indicatori dell’assenza di ricadute nell’alcolismo nel corso del tempo.
È stato somministrato a tutti un questionario approfondito della personalità al fine di verificare se esistessero differenze tra i due gruppi, sapendo che l’unica spiegazione di queste ultime sarebbe stata l’aver avuto o no di recente un’esperienza con l’alcool.
I dati mostrano variazioni significative tra i due gruppi per quanto riguarda nevroticismo, cordialità e consapevolezza.
Quelli che avevano appena smesso con l’alcool mostravano livelli significativamente più alti di nevroticismo, relazionati con una maggiore instabilità emotiva, con mancanza di controllo degli impulsi, con stress e pensieri irrazionali.
I membri del gruppo che non bevevano da più tempo mostravano una maggiore cordialità, ossia mostravano una maggiore tendenza all’altruismo e disponibilità ad aiutare gli altri, aspetto fondamentale per interagire in modo positivo con gli altri e per stabilire relazioni sociali durature.
Riguardo alla consapevolezza, presente in misura maggiore nelle persone che non assumono alcool da più tempo, questa è relazionata a livelli più alti di autostima, con un’attenzione all’immagine personale e agendo in modo disinteressato per gli altri, cosa che rende più semplice lo stabilirsi di relazioni durature.
Questi tre aspetti della personalità differenti tra chi ha appena smesso con l’alcool e chi non beve da due anni spiegherebbero le differenze tra le due misure, essendo il gruppo degli astemi di lunga durata quello che mostrava una maggiore stabilità emotiva e relazioni sociali stabili.
Sebbene, come indica lo studio, pochi fattori non vanno a determinare un cambio totale di personalità, se ci si riferisce agli elementi implicati nella facilitazione della stabilità emotiva e delle relazioni sociali durature, che sono stati mostrati in precedenza come buoni indicatori dell’astinenza a lungo termine, questi piccoli cambi in alcuni fattori della personalità fanno comunque sì che non si verifichino ricadute nel caso della dipendenza dall’alcool.
Ciò che lo studio non dice, è se questo fattore di protezione contro la ricaduta delle persone che sono state dipendenti dall’alcool serve per fare una distinzione tra la popolazione a rischio oppure no di essere dipendente, cioè se è possibile sapere rifacendoci a questi fattori della personalità se la persona può essere dipendente dall’alcool molto prima che inizi a bere. Ciò sarebbe importante al momento di stabilire piani di prevenzione quasi personalizzati per la popolazione più portata, a causa dei suoi tratti caratteriali, a cedere di fronte a questo tipo di dipendenza.
Tornando al caso di questo paragrafo, vediamo ora la struttura del C.I.E.-10 in modo da prendere confidenza con questo manuale diagnostico:
La prima cosa che è necessario dire al riguardo è che fu pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Salute (O.M.S.) e che la sua ultima versione è del 1992.
È diviso in 22 capitoli che affrontano tutta la “problematica” della salute che può presentarsi in qualsiasi momento della vita, alcuni dei quali sono separati in base ai sistemi interessati (Gruppo XI. Malattie del sistema circolatorio; Gruppo X. Malattie del sistema respiratorio).
Riguardo alla Psicologia Clinica il paragrafo corrispondente è del codice V: disturbi mentali e del comportamento (F00-F99).
In questo paragrafo è divisa in funzione della problematica di cui si occupa:
–F00-F09. Disturbi neurobiologici, inclusi i disturbi sintomatici.
–F10-F19. Disturbi mentali e del comportamento dovuti al consumo di sostanze psicotrope.
–F20-F29. Schizofrenia, disturbi schizofrenici e deliranti.
–F30-F39. Disturbi dell’umore (emotivi).
–F40-F49. Disturbi nevrotici, disturbi relazionati allo stress e somatoformi.
–F50-F59. Sindromi del comportamento associate ad alterazioni fisiologiche e fattori fisici.
–F60-F69. Disturbi della personalità e del comportamento negli adulti.
–F70-F79. Ritardo mentale.
–F80-F89. Disturbi dello sviluppo psicologico.
–F90-F98. Disturbi emotivi e del comportamento che compaiono abitualmente nell’infanzia o nell’adolescenza.
–F99. Disturbi mentali non specificati.
A loro volta all’interno di questo gruppo vengono inclusi diversi disturbi, ad esempio, all’interno dei disturbi nevrotici, disturbi relazionati allo stress e disturbi somatoformi (F40-F49) è possibile distinguere:
–F40. Disturbi fobici dell’ansia.
–F41. Altri disturbi dell’ansia.
–F42. Disturbi ossessivo-compulsivi.
–F43. Reazione allo stress grave e disturbi di adattamento.
–F44. Disturbo di conversione dissociativo.
–F45. Disturbo somatoforme.
–F48. Altre nevrosi.
A loro volta, all’interno di ogni disturbo, si è soliti sottoclassificarne altri in funzione delle loro caratteristiche, ad esempio nel caso dei disturbi somatoformi (F45):
la manifestazione tipica di questo gruppo di disturbi è la continua presentazione di sintomi fisici, insieme ad una continua richiesta di ricerche mediche, malgrado i risultati negativi e la costante conferma da parte dei medici del fatto che questi sintomi non hanno un’origine biologica. In caso sia presente una qualsiasi infermità somatica, questa non spiega la naturalezza e l’estensione dei sintomi, o il malessere e la preoccupazione del paziente.
A loro volta i disturbi somatoformi (F45) possono suddividersi in:
–F45.0 Disturbo della somatizzazione.
–F45.1 Disturbo somatoforme indifferenziato.
–F45.2 Disturbo ipocondriaco.
–F45.3 Disfunzione vegetativa somatoforme.
–30 Cuore e sistema cardiovascolare.
–31 Tratto gastrointestinale alto.
–32 Tratto gastrointestinale basso.
–33 Sistema respiratorio.
–34 Sistema urogenitale.
–38 Altri organi e sistemi.
–F45A Disturbo del dolore persistente somatoforme.
–F45.8 Altri disturbi somatoformi.
–F45.9