per ognuno di questi sottoparagrafi vengono specificati i criteri di inclusione e di esclusione, come la sintomatologia prevedibile e la sua durata ed evoluzione, per poter stabilire in modo chiaro la relativa diagnosi. Ad esempio riguardo al disturbo della somatizzazione (F45.0):
“I tratti principali sono sintomi fisici multipli, ricorrenti e spesso mutevoli di almeno due anni di durata. La maggior parte dei pazienti hanno una lunga e complessa storia di contatti con servizi sanitari di cure primarie e specializzate, durante i quali sono state condotte diverse prove negative e operazioni espolrative infruttuose. I sintomi possono fare riferimento a qualsiasi parte o sistema del corpo. Il corso del disturbo è cronico e fluttuante, e spesso è associato ad alterazioni nella vita sociale, familiare e interpersonale. I quadri con sintomi di breve durata (meno di due anni) o poco appariscenti devono essere classificati all’interno del disturbo somatoforme indifferenziato (F45.1).
Disturbo psicosomatico multiplo
Esclude: infermità simulata (simulatori consapevoli) (276.5).
A. Deve avere precedenti di almeno due anni di segnalazioni di sintomi multipli e variabili, che non possono essere spiegati da nessun disturbo fisico rilevabile. (Qualsiasi disturbo fisico che si scopra coincidente non spiegherebbe la gravità, l’estensione, la varietà e la persistenza delle rimostranze fisiche o della disabilità sociale). Se sono presenti alcuni sintomi chiaramente dovuti ad una iperattività vegetativa, questi non costituiscono la caratteristica principale del disturbo, nel senso che non sono particolarmente persistenti e fastidiosi.
B. La preoccupazione per i sintomi provoca un malessere persistente e conduce il paziente alla ricerca di ripetute consulenze (tre o più) e controlli, tanto nei servizi di cura primaria come in quelli specializzati. In assenza di servizi medici, per motivi di accessibilità o economici, il paziente si cura da solo continuamente o effettua diverse consulenze presso guaritori locali o personale paramedico.
C. Vi è un rifiuto continuo ad accettare la riassicurazione da parte dei medici sul fatto che non esiste una causa biologica che spieghi i sintomi somatici (l’accettazione di tali precisazioni nel corso di un breve periodo, ad esempio poche settimane durante o immediatamente dopo i controlli, non esclude questa diagnosi).
D. Bisogna avere un totale di sei o più dei sintomi della seguente lista, che si verificano in almeno due gruppi differenti:
Sintomi gastrointestinali:
1. Dolore addominale;
2. Nausea;
3. Sensazioni di pienezza addominale o di meteorismo;
4. Amaro in bocca o lingua saburrale;
5. Avvisaglie di vomito o rigurgitazione di alimenti;
6. Avvisaglie di movimenti intestinali rapidi o diarrea mucosa o liquida.
Sintomi cardiovascolari:
7. Respiro affannoso senza aver compiuto sforzi;
8. Dolore toracico.
Sintomi urogenitali:
9. Disuria o segni di minzione frequente;
10. Sensazioe sgradevole ai genitali o intorno ad essi.
11. Segni di secrezioni vaginali eccessive o inusuali.
Sintomi cutanei e di dolore:
12. Segni di macchie o di decolorazione della pelle;
13. Dolore ad arti, estremità o articolazioni;
14. Sensazione sgradevole di formicolio o di arti addormentati.
E. Il criterio di esclusione utilizzato con più frequenza. I sintomi non si verificano solo nel corso di un qualche disturbo schizofrenico o collegato (F20-F29), di un disturbo dell’umore (emotivo) (F30-F39), o di un attacco di panico (F41.0).
Riguardo al D.S.M., l’ultima versione, la V, è stata pubblicata nel 2013, ed è stato redatto dall’Associazione Statunitense di Psichiatria. A differenza del C.I.E.-10 che tratta di altre patologie, il D.S.M. tratta esclusivamente la problematica relativa alla salute mentale.
Viene qui impiegata una classificazione simile, con l’indicazione del tipo di disturbo, la sua definizione, i sintomi, la prevalenza(il numero di casi per ogni mille), le conseguenze, la diagnosi differenziale, la comorbilità (presenza di altri disturbi nello stesso tempo), criteri di diagnosi.
Un’informazione più dettagliata e completa di quella offerta dal C.I.E.-10, che alcuni Paesi hanno aggiornato creando la loro “propria” versione.
Continuando con l’esempio precedente riguardo al disturbo dei sintomi somatici 300.82 (F45.1):
A. Uno o più sintomi somatici che provocano malessere o danno luogo a problemi significativi nella vita quotidiana.
B. Pensieri, sentimenti e comportamenti eccessivi relazionati a sintomi somatici associati alla prepccupazione per la salute, come viene messo in evidenza da una o più delle seguenti caratteristiche:
1. Pensieri sproporzionati e persistenti sulla gravità dei propri sintomi.
2. Grado persistentemente elevato di ansia riguardo alla propria salute o sintomi.
3. Tempo ed energia eccessivi dedicati a questi sintomi e alla preoccupazione per la salute.
C. Sebbene qualche sintomo somatico può non essere presente di continuo, lo stato sintomatico è persistente (di solito per più di sei mesi).
Uno dei vantaggi del D.S.M.-V è che riporta un paragrafo di corrispondenze dove viene specificato quale determinato disturbo corrisponde a quello del C.I.E.-10. Si parla così dei disturbi di sintomi somatici e dei disturbi relazionati (309):
300.82 (F45.1) Disturbo dei sintomi somatici (311)
300.7 (F45.21) Disturbo di ansia da infermità (315)
300.11 Disturbo di conversione (disturbo dei sintomi neurologici funzionali) (318) Specificare il tipo di sintomo:
(F44.4) Con debolezza o paralisi
(F44.4) Con movimento anomalo
(F44.4) Con disturbi di deglutizione
(F44.4) Con disturbi del linguaggio
(F44.5) Con attacchi o convulsioni
(F44.6) Con anestesia o perdita dei sensi
(F44.6) Con sintomi sensoriali speciali
(F44.7) Con sintomi misti
316 (F54) Fattori psicologici che influiscono su altri disturbi medici (322)
300.19 (F68.10) Disturbo artificiale (include il disturbo artificiale applicato a sé stessi e il disturbo artificiale applicato agli altri) (324)
300.89 (F45.8) Altro disturbo dei sintomi somatici e disturbi relazionati specifici (327)
300.82 (F45.9) Disturbo dei sintomi somatici e disturbi relazionati non specificati (327).
Capitolo 2. Il paziente in consultazione, gestione del colloquio clinico
Sebbene il termine di intervista clinica non si limita esclusivamente all’ambito della psicologia, noi lo intenderemo in questo modo. Detto questo, si può definire l’intervista clinica come il luogo di incontro tra lo psicologo clinico e il paziente, in cui possono inoltre intervenire altri professionisti come oseervatori o i parenti del paziente.
Bisogna tenere in considerazione che, quando si tratta di un minore, deve essere presente in tutti i casi un familiare o un tutore dello stesso, dal momento che questi è colui che sarà responsabile dello svolgimento del trattamento.
Riguardo agli accompagnatori del paziente, di solito questi variano in funzione del rapporto di parentela, ma anche dell’età del paziente, che può presentarsi con il suo partner, con i genitori, o anche con qualche amico.
Bisogna tenere in considerazione che nell’intervista clinica si cerca di compiere determinati obiettivi a seconda della tappa in cui questa si trovi:
– Nella prima intervista, avviene l’esplorazione della persona, prestando particolare