Блейк Пирс

Se Lei Scappasse


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disponibile per i lavori dell’ultimo minuto. Aveva trascorso molto più tempo con Melissa e Michelle, sua nipote, nell’ultimo mese, e finalmente si erano costruite una cosa per loro – una specie di routine. Una specie di famiglia.

      «Apprezzo che pensi a me» disse Kate. «Ma non so se stavolta posso venire. È davvero una cosa dell’ultimo minuto. E prendere l’aereo… mi fa pensare che sia ben lontano. Non so se sono pronta per un lungo viaggio. Dov’è, comunque?»

      «New York. Kate… sono piuttosto sicuro che sia collegato al caso Nobilini.»

      Il nome le fece scorrere dentro un brivido. Cominciò a sentire un fischio nella testa, e non era causato dal colpo di pochi momenti prima di Margo. Dei flash del caso di quasi otto anni prima le passarono per la testa in una cascata di immagini – maliziose, canzonatorie.

      «Kate?»

      «Sono qui» disse. Poi tornò a guardare il ring. Margo stava facendo stretching e una leggera corsetta sul posto, pronta per il prossimo combattimento.

      Peccato che non si facesse. Perché, non appena ebbe sentito il nome, Kate seppe che avrebbe accettato il caso. Doveva farlo.

      Il caso Nobilini si era allontanato da lei otto anni prima – una delle vere e proprie sconfitte che avesse mai subito nella sua carriera.

      Quella era l’occasione per chiuderlo – di sprangare definitivamente l’unico caso che l’avesse davvero vinta.

      «Quand’è il volo?» chiese a Duran.

      «Da Dulles al JFK, parte fra quattro ore.»

      Pensò a Melissa e Michelle e le affondò il cuore. Melissa non avrebbe capito, ma Kate non poteva rifiutare quell’opportunità.

      «Ci sarò» disse.

      CAPITOLO DUE

      Kate riuscì a fare i bagagli e a lasciare Richmond in meno di un’ora e mezza. Quando incontrò la sua partner, Kristen DeMarco, fuori da uno dei diversi Starbucks dell’aeroporto internazionale di Dulles, avevano solo ancora dieci minuti prima del decollo; i passeggeri dell’aereo erano già stati imbarcati, per la maggior parte.

      Andando veloce verso Kate con il caffè in mano, DeMarco sorrideva e scuoteva la testa. «Se avessi scelto semplicemente di trasferirti a Washington D.C., non dovresti correre ed essere sempre al limite del ritardo.»

      «Non si può fare» disse Kate mentre si raggiungevano e si affrettavano verso il gate. «Già basta che questo cosiddetto lavoro part time mi tenga lontana dalla mia famiglia più di quanto mi vada. Se fosse richiesto che vivessi a Washington, non lo vorrei proprio.»

      «E loro come stanno, Melissa e la piccola Michelle?» chiese DeMarco.

      «Bene. Ho parlato con Melissa venendo qui. Ha detto che capisce e mi augura buona fortuna. E, per la prima volta, penso che dicesse sul serio.»

      «Ottimo. Te l’ho detto che avrebbe cambiato idea. Presumo che sia fighissimo avere una madre così cazzuta.»

      «Sono lontana dall’essere cazzuta» disse Kate mentre raggiungevano il gate. Però pensò a quello che stava facendo quando aveva ricevuto la telefonata e pensò che poteva anche accettare l’appellativo… almeno un po’.

      «L’ultima cosa che ho sentito» disse Kate «è che lavoravi a un triplice caso di omicidio nel Maine.»

      «Sì, vero. L’abbiamo risolto circa una settimana fa – circa sei agenti in tutto sulla cosa. Quando ho ricevuto la telefonata di Duran su questo caso, mi ha detto che aveva pianificato di mandarci te e mi ha chiesto se volevo farti da partner. Io, ovviamente, ho colto l’occasione al volo. Gli ho detto che mi sarebbe piaciuto farti da partner sempre, per quanto possibile, in futuro.»

      «Grazie» disse Kate. Lasciò le cose così, però. Significava molto per lei, ma non voleva fare la sdolcinata con DeMarco.

      Si imbarcarono insieme e presero posto, l’una accanto all’altra. Quando si furono sistemate, DeMarco prese dal bagaglio a mano uno spesso fascicolo con carte e documenti.

      «Questo è tutto sul file Nobilini» disse. «Sulla base della tua storia, immagino che tu lo conosca alla perfezione, no?»

      «Probabilmente sì» disse Kate.

      «È un volo veloce» fece notare DeMarco. «Preferirei sentire le cose da te piuttosto che da appunti e file.»

      Kate l’avrebbe pensata alla stessa maniera. La cosa che la sorprendeva era quanto fosse impaziente di condividere i dettagli del caso con DeMarco. Era stato come un assillante prurito nei recessi della mente nel corso degli anni, ma era sempre riuscita ad allontanarlo, volendo evitare di concentrarsi sull’unico vero fallimento della sua carriera.

      Perciò, mentre l’aereo si metteva in posizione sulla pista, Kate riandò alle specifiche del caso. Nel frattempo, fermandosi per il fastidio degli annunci pre-volo, si accorse che ora sembrava tutto nuovo. Forse per via di tutto il tempo trascorso dall’ultima volta in cui ci aveva davvero rimuginato su, o per il quasi pensionamento (o entrambe le cose), però adesso il caso sembrava vivo e attivo.

      Raccontò a DeMarco i dettagli riguardanti un esclusivo sobborgo appena fuori New York City. Solo un corpo, ma il caso era stato spinto da qualcuno al Congresso, in quanto la vittima gli era intimamente collegata. Nessuna impronta, nessun indizio. Il corpo, di un certo Frank Nobilini, era stato trovato in un vicolo nel distretto di Midtown. L’ipotesi più probabile era che stesse recandosi al lavoro, attraversando a piedi l’unico isolato dal parcheggio coperto al suo ufficio. Un’unica ferita d’arma da fuoco alla nuca. Un’esecuzione.

      «Come può essere un’esecuzione se qualcuno chiaramente l’ha sequestrato e trascinato nel vicolo?» chiese DeMarco.

      «Quella è un’altra domanda priva di risposta del caso. È stato presunto che Nobilini sia stato picchiato, messo a forza in ginocchio, e poi che gli abbiano sparato alla nuca. Sono stati trovati sangue e pezzi di cranio dappertutto sulla parete dell’edificio accanto al corpo. Le chiavi della sua BMW ce le aveva ancora in mano.»

      DeMarco annuì e permise a Kate di proseguire.

      «La vittima veniva da una cittadina, un piccolo sobborgo agiato che si chiama Ashton» disse Kate. «È il tipo di città che attira i turisti per i suoi pretenziosi negozi di antichità, le cenette dal prezzo esagerato e gli immobili immacolati.»

      «E questa è la cosa che non capisco» disse DeMarco. «In un posto così la gente tende a chiacchierare, no? Verrebbe da pensare che qualcuno abbia saputo qualcosa o abbia sentito delle voci sull’identità dell’assassino. Ma in questi file non c’è niente.» Disse l’ultima frase facendo tamburellare le dita sul fascicolo.

      «Questo mi ha sempre inquietata» disse Kate. «Ashton è un luogo esclusivo. Però, a parte questo, è una comunità strettissima. Si conoscono tutti. Per la maggior parte sono tutti cortesi gli uni con gli altri. I vicini aiutano i vicini, grande affluenza alle vendite di torte della scuola, tutto il pacchetto. Quel posto è pulitissimo.»

      «Nessun movente per il killer?» chiese DeMarco.

      «Nessuno di cui io sia mai venuta a conoscenza. Ashton ha una popolazione di poco più di tremila abitanti. E certo, anche se attira la sua giusta dose di newyorchesi e di gente dei dintorni, ha un tasso di criminalità incredibilmente basso. Quindi anche se nulla è accaduto ad Ashton, l’assassinio di Nobilini otto anni fa ha fatto grande scalpore.»

      «E non c’erano mai stati altri omicidi come questo?»

      «No. Non fino a oggi, apparentemente. La mia teoria è che l’assassino abbia notato la presenza dell’FBI e abbia preso paura. In una cittadina di quelle dimensioni sarebbe facile notare la presenza dell’FBI.» Kate fece una pausa e prese il fascicolo da DeMarco. «Quanto ti ha detto Duran?»

      «Non molto. Ha detto che eravamo di fretta e mi ha chiesto di leggere i file.»

      «Hai