Блейк Пирс

Il Sorriso Perfetto


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chiamato il nove-uno-uno.”

      Dolan girò per il bagno per qualche altro secondo, l’espressione annoiata.

      “Penso che abbiamo raccolto tutto quello di cui avevamo bisogno qui,” disse, rivolgendosi a Jessie. “Che ne dici se andiamo a trovare Gabrielle Cantu e vediamo se ci può dare un po’ di dettagli in più?”

      Jessie annuì. Aveva la percezione che stesse tentando di trascinare avanti le cose. Se questo caso non era collegato a uno dei suoi eccezionali serial killer, chiaramente l’agente aveva intenzione di stabilirlo rapidamente, in modo da poter scaricare tanto il caso quanto lei nel minor tempo possibile.

      Anche se la cosa le pareva uno sgarbo, Jessie non poteva biasimarlo completamente. Era un agente che inseguiva dei serial killer, non vittime di goffi omicidi messi in atto con un mazzo di chiavi. E anche se odiava ammetterlo, lo era anche lei.

      CAPITOLO CINQUE

      Qualsiasi cosa facesse nella vita il partner di Gabrielle, Carter Harrington, certo era ben pagato. La cartella che Jessie aveva letto mentre si recavano lì lo identificava solo come ‘investitore commerciale’, il che poteva significare praticamente ogni cosa. La sua villa contornata da mura sulla Briar Summit Drive, subito fuori dalla Mulholland Drive, era una casa di tre piani con veduta sia sulla San Fernando Valley che sul lato ovest di Los Angeles. Dopo aver suonato e aver ottenuto l’accesso dal grande cancello d’ingresso, l’auto con Jessie, Dolan, Murph e Toomey percorse il viale fino al posteggio di fronte all’abitazione. Gli altri agenti rimasero fuori dalla proprietà all’interno del loro veicolo.

      Carter Harrington uscì per accoglierli. Un uomo tra i quaranta e cinquant’anni, con i capelli sale e pepe e il fisico atletico che suggeriva avesse tempo a volontà per allenarsi, Harrington indossava un outfit casual, con una maglietta polo, pantaloncini da spiaggia e sandali. Sorrise, ma dai suoi occhi arrossati e annebbiati era chiaro che era stato sveglio tutta la notte.

      “Carter Harrington,” disse porgendo la mano a Jessie prima e poi a Dolan. “Spiacente di fare la vostra conoscenza in circostanze simili.”

      “Certo,” disse Jessie. “Io sono Jessie Hunt del Dipartimento di Polizia di Los Angeles e questo è Jack Dolan dell’FBI. Grazie per aver acconsentito a riceverci così rapidamente.”

      “L’FBI?” chiese Harrington, chiaramente sorpreso. “E i detective con cui ho parlato alla casa?”

      “Oh, loro sono ancora la squadra primaria in questa indagine,” disse Dolan con disinvoltura. “Ma stiamo trattando questo caso come un affare multi-giurisdizionale. Non è cosa insolita.”

      Harrington parve accettare la risposta, anche se a parere di Jessie era completamente priva di significato, il che era probabilmente il motivo per cui Dolan l’aveva data.

      “Dove si trova la signorina Cantu?” chiese Jessie.

      “Oh, giusto,” disse l’uomo, come se avesse ricordato in quel momento il motivo della loro visita. “Gabby è in salotto a guardare la TV. Ha preso una dose di Zoloft per calmarsi, ma è sveglia. Credo siate capitati nel momento giusto. È cosciente, ma non agitata.”

      “Ottimo,” disse Dolan. “Magari potrebbe darci la sua versione degli eventi mentre ci dirigiamo verso di lei.”

      “Certo,” disse Harrington, prima di notare che solo Murph si univa a loro, mentre Toomey restava in auto.”

      “Ehm, che succede al vostro amico lì?” chiese.

      “Oh, è qui per supporto morale,” disse Dolan senza mezzi termini. “Non presti attenzione a lui o a quest’altro tizio. Siamo io e la Hunt a gestire i dettagli del caso.”

      “Ok,” rispose Harrington, facendo loro strada in casa senza aggiungere altro anche se era ovviamente perplesso dall’intera faccenda.

      “Allora,” disse Jessie, cercando di spostare l’attenzione altrove. “Cosa stavate facendo in casa ieri notte?”

      “Giusto. Quello,” disse, improvvisamente a disagio mentre percorrevano un corridoio con le pareti rivestite di legno. “Io e Gabby eravamo stati fuori la sera. Era il nostro primo appuntamento e siamo andati a ballare in un paio di locali. Lei mi ha invitata a casa sua e io ho accettato. Mi stavo… accomodando in camera sua mentre lei andava un attimo in bagno. Di colpo l’ho sentita gridare e sono corso dentro. Ho trovato quello che hanno visto poi i vostri colleghi. La sua coinquilina era distesa nella vasca. Ho chiamato subito il nove-uno-uno. Ci siamo messi in salotto e siamo rimasti lì fino a che non sono arrivati gli aiuti.”

      “Non aveva mai incontrato Claire prima?” chiese Dolan.

      Harrington si fermò davanti all’ingresso di una grande stanza che Jessie ipotizzò essere il salotto. Poteva sentire il rumore della TV di sottofondo.

      “No. Non sapevo neanche che Gabby aveva una coinquilina. Come ho detto, era il nostro primo appuntamento. Avevamo solo parlato al telefono e ci eravamo scambiati dei messaggi.”

      “Come ha conosciuto Gabby?” chiese Jessie, cercando di assumere un tono il più indifferente possibile.

      “Tramite un sito per appuntamenti,” le rispose lui.

      E tua moglie lo sa?

      Jessie era tentata di fare la domanda, ma decise di trattenersi per più tardi, se ce ne fosse stato bisogno. Il cerchio di pelle chiara sul dito altrimenti abbronzato di Harrington suggeriva che fosse un neo-divorziato o che si fosse tolto la fede per l’occasione.

      “Le spiace presentarci?” chiese Dolan. “Non vogliamo spaventarla entrando così.”

      “Certamente,” disse Harrington, conducendoli nell’ampio salotto, con il soffitto a volta e le finestre a vetri che andavano da pavimento a soffitto.

      “Gabby,” disse l’uomo con voce decisa ma gentile. “C’è qui della gente che vorrebbe vederti.”

      Una donna sdraiata su una chaise lounge alzò la testa. Anche se sembrava esausta e aveva gli occhi rossi, probabilmente per aver pianto per ore, era comunque bellissima. Più esotica e sensuale dell’amica Claire, che aveva un look da perfetta americana, Gabrielle aveva lunghi capelli scuri che le cadevano a cascata oltre le spalle. Mentre si tirava su sedendosi, Jessie vide che aveva quel genere di corpo voluttuoso capace di convincere uno come Carter Harrington a nascondere la propria fede nuziale.

      “Chi sono?” chiese la ragazza, in parte spaventata e in parte sulla difensiva.

      “Mi chiamo Jessie, Gabby,” rispose Jessie con tono gentile, prendendo l’iniziativa. “Questo è Jack. facciamo parte della squadra che indaga su ciò che è successo la scorsa notte. Sappiamo che hai già risposto ad alcune domande, ma ne abbiamo delle altre per te. Pensi di potercela fare?”

      “Immagino di sì,” rispose Gabby con riluttanza.

      “Grazie,” disse Jessie, avvicinandosi e sedendosi sul divano più vicino alla poltroncina. “Cercheremo di fare veloci. So che sarai distrutta.”

      Gabby annuì, poi guardò verso l’angolo della stanza.

      “Quello chi è?” chiese, indicando l’agente federale che si era posizionato tra l’ingresso al salotto e il corridoio che avevano appena attraversato.

      “Quello è Murph,” disse Jessie. “Non è un gran chiacchierone. Ma è davvero intelligente. Per lo più lui ascolta. Saremo io e Jack a fare le domande. Perché non ti siedi, Jack?”

      Lanciò a Jack la sua migliore occhiata da ‘siediti che la stai terrorizzando’. L’agente parve capire e prese posto.

      “Allora, iniziamo con questo, Gabby,” cominciò Jessie. “Sai se qualcuno avesse minacciato Claire recentemente? Magari un ex o un collega con cui aveva bisticciato?”

      Gabby rimase seduta un momento, rovistando nella propria memoria.

      “Niente