PROLOGO
Quando Gabrielle tornò al suo bilocale in affitto a Studio City, erano quasi le cinque del pomeriggio. Aveva passato la maggior parte del tempo alla spiaggia con un tizio con cui stava uscendo. Era stato divertente: il suo tipo aveva affittato una cabina alla Annenberg Beach House di Santa Monica, dove cibo e bevande per adulti non erano mai mancati.
Ma ora aveva la pelle secca e arrossata per il troppo sole e si sentiva un po’ a disagio per aver mangiato troppo. Sapeva di non poter passare tanti pomeriggi del genere se aveva intenzione di mantenere un corpo che portava gli uomini a fare finta di non vederla quando gli passava accanto.
Mentre apriva la porta a vetri dell’ingresso, ammirò il proprio riflesso. Poteva anche sentirsi piena come un pallone, ma era sempre fantastica. I suoi lunghi capelli scuri erano arruffati dal vento per la continua brezza marina. La pelle fortemente abbronzata magari le dava ora un po’ fastidio, ma era lucida e splendente. E con i suoi sandali con le zeppe, era alta più di un metro e ottanta.
Quando fu entrata in casa, poté subito sentire Claire, la sua amica e coinquilina, impegnata in un’accalorata conversazione al telefono. Fece il tentativo di ignorare ciò che stava dicendo, ma poi cedette alla curiosità.
“Non ci possiamo più vedere,” diceva Claire, fermandosi poi per ascoltare l’inevitabile reazione negativa. Dopo qualche secondo di silenzio, rispose a quello che l’altra persona doveva aver detto.
“È solo che non va bene,” disse con calma ma con deciso tono di scusa. “Sarebbe meglio per entrambi se lasciassimo perdere.”
Gabrielle sorrise tra sé e sé. Era piuttosto abituata a queste chiamate di rottura. Ma Claire era davvero un’esperta. Riusciva sempre a scaricare il tipo con facilità, facendogli pensare che era insicura e che non si trattava assolutamente di un altro che si era presentato all’orizzonte.
Ma questa volta sembrava che il meccanismo facesse un po’ più fatica a funzionare. La voce del futuro quasi ex di Claire si sentiva leggermente, anche così da lontano. Dopo quella che parve una tirata durante la quale la sua coinquilina rimase in silenzio, Claire alla fine rispose con voce calma ma decisa.
“Mi spiace che tu ti senta così,” gli disse. “Ma non puoi dire che è una sorpresa. Ho sempre saputo che era una possibilità, dal primo momento che siamo stati insieme. Sono sempre stata diretta e onesta con te. Questa è la mia decisione. Prima la accetti e più facile sarà per te. Ciao.”
Quando fu certa che la telefonata fosse finita, Gabrielle infilò la testa nella camera di Claire.
“Tutto a posto?” chiese. “Sembrava un po’ una sfuriata.”
“È questione di spazio,” rispose Claire con tono stanco. “Lo sai bene quanto me, Gabbi. Alcune persone tendono ad essere un po’… appiccicose.”
“A me è sembrato sul confine tra essere appiccicoso e fare lo stalker. Ne vuoi parlare?”
“A dire il vero no,” ammise Claire. “C’è uno che viene a prendermi alle sette. Quindi mi restano solo due ore per prepararmi. Meglio se mi concentro su questo.”
“Sia tu che io,” disse Gabrielle. “Non dovrei fissarmi due appuntamenti per lo stesso giorno. Sono scappata via dalla spiaggia e ora ho la disco fino alle 2 di mattina. Avrò i polpacci che urlano domani.”
“Che vita dura che conduciamo,” disse Claire con un sorriso sghembo.
Gabby le sorrise a sua volta. La sua amica le piaceva un sacco quando era così: scherzosa e autoironica. Era difficile essere gelosi, anche se Claire era uno schianto: una piccola dea californiana baciata dal sole, con i capelli biondi e il seno prosperoso. Era poco più di un metro e cinquanta per quarantacinque chili di peso: come dinamite in una piccola confezione. Ma era quando abbassava la guardia che il suo fascino davvero trapelava fuori. Ed erano pochi quelli che arrivavano a vedere quell’aspetto di lei.
“Ascolta,” disse Gabrielle. “E se domani ci prendessimo una pausa? Solo io e te, un paio di mimosa e qualche cosa di buono con cui abbuffarsi?”
“Mi pare una figata,” disse Claire. “Un po’ di tempo libero mi potrebbe proprio far bene. Sembra tutto così amplificato in questi giorni. Vorrei che la gente si desse una calmata, non ti pare?”
“Sono d’accordo. Allora domani è ufficialmente la giornata di Gabby e Claire che si riposano. Affare fatto?”
“Affare fatto,” confermò Claire. “Almeno fino alle sei. Poi ho una cena.”
Gabby la guardò incredula, ma non riuscì a restare seria e tutte e due scoppiarono a ridere.
CAPITOLO UNO
Per forse la quarta volta nell’ultima ora, lo stesso pensiero passò per la mente di Jessie Hunt.
Odio questo posto.
‘Questo posto’ era un’ufficiale casa di sicurezza inserita nel programma di protezione testimoni. Sebbene Jessie odiasse trovarsi in quella sterile casetta a schiera con agenti federali ovunque, non poteva effettivamente obiettare sostenendo che non fosse necessario. Del resto non erano passate neanche due settimane da quando era sfuggita all’attacco omicida del suo padre serial killer, Xander Thurman, che le stava dando la caccia da mesi.
E solo pochi giorni dopo, il suo più focoso ammiratore, un altro assassino di nome Bolton Crutchfield, era scappato da un carcere psichiatrico insieme ad altri quattro pericolosi prigionieri. Due erano stati catturati. Ma oltre a Crutchfield, altri due erano ancora a piede libero.
Quindi Jessie non si era trovata nella posizione di poter sporgere obiezioni quando il capitano Roy Decker, il suo capo al Dipartimento di Polizia