donna eccitata e sana di mente avrebbe mai rinunciato a masturbarsi se quella fosse stata l’unica opzione.
Poi scrollò le spalle, chiedendosi perché stesse cercando di fare la guerra con l’uomo che le aveva salvato la vita solo poche ore prima. Certo, era prepotente e poteva essere un emerito coglione, ma non era solo questo e lei lo sapeva. Allungò lentamente una mano e aprì l’acqua fredda, alzando il viso verso il getto.
Ren aprì gli occhi quando sentì l’eccitazione di Lacey iniziare a svanire, e si ritrovò con la mano già pronta sulla maniglia della porta. Sapeva bene che la propria forza di volontà avrebbe ceduto se lei fosse uscita nuda come Storm aveva detto. Si girò e fissò le buste piene di vestiti.
Lacey rabbrividì e chiuse l’acqua, poi guardò l’abito da sera bagnato. Non lo avrebbe certo indossato di nuovo. Per come la vedeva lei, uscendo da lì nuda c’erano soltanto due possibilità... o finiva sdraiata sul letto, o Ren le avrebbe prestato qualcosa da indossare.
Immaginava già la sua espressione e sogghignò, chiedendosi perché, ogni volta che decideva di fare la brava, il destino le dava l’occasione perfetta per fare la cattiva.
Uscendo dalla doccia, vide alcune buste sul lavandino di marmo e si accigliò. Le ci volle solo un istante per frugare all’interno e rendersi conto che avrebbe comprato le stesse identiche cose se fosse andata lei a fare shopping.
Rimase a bocca aperta quando capì chi era stato ad impedirle di mostrarsi nuda davanti a Ren. Si affrettò a vestirsi immaginando che, se Storm la voleva vestita e non nuda, probabilmente c’era una buona ragione. Finalmente vestita e un po’ più sicura di sé, guardò la porta del bagno attraverso lo specchio e ripensò all’uomo che la stava aspettando di là.
Doveva smetterla di irritarlo in quel modo. Non c’era neanche granché da divertirsi, visto che la spuntava sempre lui. Quella doccia fredda improvvisa era stata un po’ esagerata ma lei non era una stupida... aveva sentito il calore della sua rabbia quando lo aveva provocato.
Ripensò alle sue stesse parole: “Visto che sei stato tu a darmi il potere di eccitarmi così all’improvviso... vuoi aiutarmi anche a spegnere le fiamme, o devo cercare qualcun altro che sia disposto ad essere il mio pompiere?».
L’aveva detto solo per autodifesa, Ren l’aveva rifiutata quando lei, invece, avrebbe voluto fare sesso con lui. Ma, in tutta onestà, stava scherzando solo per metà, sperava che lui accettasse di essere il suo pompiere. Vincent aveva sempre gestito bene le sue provocazioni e contrattaccava, ma Lacey si rese conto che questo accadeva perché erano amici piuttosto che amanti... avrebbe dovuto ricordarselo.
Ren le aveva dato una parte di sé per salvarle la vita e lei sentiva il forte legame che adesso li univa... più di quanto fosse mai accaduto con Vincent. Lacey voleva soltanto Ren e sapeva che per lui era lo stesso... la sua possessività era una prova schiacciante. Fece un respiro profondo e si sistemò i capelli... se lo voleva davvero allora lo avrebbe sedotto finché non avrebbe ceduto. Mandandosi un bacio allo specchio, si voltò e si diresse verso la camera da letto.
La sua teoria sulla necessità di uscire dal bagno vestita si rivelò veritiera quando la camera iniziò a svanire.
Capitolo 4
Angelica sgattaiolò nella sua camera da letto e chiuse subito la porta. Fece scorrere il chiavistello e appoggiò la fronte sul legno massiccio, desiderando che fosse qualcosa di più resistente... magari titanio.
Sospirando, si accigliò e si scostò dalla porta, fissando il chiavistello come se fosse la sua unica speranza. E, in un certo senso, lo era. Quella piccola serratura era l’unico ostacolo tra lei e l’ardente desiderio di vedere Syn adesso che lui non era lì a guardarla... a perseguitarla.
Si strofinò le tempie con movimenti circolari, cercando di schiarirsi le idee sul fatto di essere appena fuggita da quell’uomo e di sentire la sua mancanza al punto da provare dolore al petto.
«Io non ho bisogno di nessuno.» ricordò a se stessa, ma le sue dita si fermarono. Abbassò le mani, sentiva puzza di bugia nelle sue stesse parole. Considerando che sentiva i sintomi dell’astinenza, avrebbe potuto etichettare quell’uomo per ciò che era... una droga.
Allontanandosi ancora di più dalla porta, chiuse gli occhi e i suoi pensieri s’intensificarono. Non serviva uno scienziato per capire che Syn le stava incasinando il cervello e lei prevedeva già le proprie azioni. Era pericoloso superare quella linea perché, se avesse osato farlo, non sarebbe più tornata indietro.
Non sarebbero dovuti esistere i partner... perché Storm non aveva previsto tutto questo? In quel tunnel, Syn non aveva fatto altro che prendersi gioco di lei. Non gli serviva un partner, visto che tutto quello che doveva fare era alzare una maledetta barriera attorno alle uscite e basta.
Il ricordo tornò a perseguitarla come un incubo. Lì sotto aveva provato un forte senso di claustrofobia quando il soffitto era crollato all’improvviso. Era stato inquietante pensare di trovarsi nella propria tomba.
Proprio mentre dei grossi massi iniziavano a staccarsi e a cadere tutt’intorno, aveva visto parecchi demoni correre giù per le scale nascoste, nel tentativo di scappare... e lei si trovava direttamente sul loro cammino. Un’ondata di detriti aveva inghiottito alcuni demoni che non erano stati abbastanza veloci.
Lei, terrorizzata, era rimasta immobile finché non si era sentita afferrare da qualcuno e le scale avevano iniziato ad allontanarsi fino a svanire. Angelica rabbrividì di nuovo ricordando la sensazione del tunnel che crollava, ma la sua vera rovina era stata quello che era successo dopo.
Quando il paesaggio si era stabilizzato, si era resa conto di trovarsi sul tetto di un edificio. Sentendo ancora una leggera vibrazione sotto i piedi, si era girata appena in tempo per vedere il museo collassare sui tunnel sotterranei, dove lei si trovava pochi istanti prima.
Poi si era voltata per guardare il petto contro cui si sentiva schiacciata e si era accorta che stava stringendo la camicia di Syn per la paura e perché aveva bisogno di lui. In quel momento non aveva desiderato altro che abbandonarsi tra le sue braccia forti e restare lì... dove niente poteva farle del male.
Poi aveva commesso l’errore di alzare lo sguardo verso il viso di quel bellissimo uomo a cui era avvinghiata. Le punte dei suoi capelli svolazzavano per lo spostamento d’aria provocato dal crollo ma lui era irragionevolmente tranquillo... o almeno così le era sembrato finché non aveva visto quegli occhi color ametista che la fissavano con desiderio e potere incontrollato.
Quella scena le aveva ricordato la prima volta in cui aveva visto quella bellezza inquietante... nella caverna, la stessa notte in cui le era apparso il simbolo sul palmo della mano.
Aveva guardato le sue labbra sensuali e il respiro aveva iniziato ad accelerare. Rendendosi conto di desiderarlo, aveva fatto un passo indietro in segno di rifiuto. Syn aveva abbassato le braccia nello stesso istante... i suoi occhi erano diventati cupi e meditabondi, quasi pericolosi, e lei aveva represso un brivido.
Destandosi dai ricordi, Angelica si guardò il palmo della mano, non era cambiato niente dal loro primo incontro... il simbolo era ancora lì in ogni suo minimo dettaglio. Ce l’aveva da un po’, ormai. Sussultò tra sé quando si rese conto di non aver mai cercato di rimuoverlo davvero.
Syn aveva detto di averglielo dato per la sua protezione e, per qualche strana ragione, lei gli aveva creduto. Quand’è che aveva iniziato a fidarsi così ciecamente di lui?
In passato avrebbe dubitato di ogni movimento e di ogni motivazione di una creatura potente come lui. Tuttavia, nelle ultime due settimane, la sua natura sospettosa aveva ceduto il passo alla curiosità e al calore che Syn riusciva ad alimentare dentro di lei.
I membri del PIT la descrivevano come una tipa solitaria che non era interessata ad avere amici. Era così che voleva che la vedessero tutti... in questo modo avrebbero mantenuto le distanze. Da quando Syn era comparso nella sua vita, i suoi sentimenti erano rimasti esposti. Stava diventando ossessionata da lui tanto quanto lui sembrava ossessionato da lei, e voleva che la smettesse... o no? Al solo pensiero, il dolore al petto sembrò espandersi.