Dawn Brower

Baia Di Kismet


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eh? – scherzò – Se dopo ci vediamo, magari ce lo beviamo assieme!”

      Leilia sorrise. “Può essere un’idea. Che progetti hai per stasera?”

      Era proprio la domanda che aveva intenzione di farle lui, poco prima. Al danno si aggiunge la beffa… Nicchiò. “Nulla di speciale. Penso che starò a casa da solo…”

      “Hai intenzione di vedere qualcosa in tv?” chiese ancora la ragazza.

      “Non lo so. Non so nemmeno se starò in piedi a mezzanotte.” Guardò di sbieco Caprecia, che cercava di rendersi invisibile. Evidentemente, si sentiva un po’ di troppo.

      “Ora devo andare…” aggiunse Nash, precipitosamente. E sgattaiolò fuori della porta, con il cuore che gli martellava furiosamente nel petto…

      CAPITOLO SECONDO

      Nash si era praticamente dileguato dall’enoteca. Leilia avrebbe voluto seguirlo. Si stava comportando in modo strano. Di sicuro qualcosa lo aveva infastidito, ma non le aveva detto niente. Leilia non capiva cosa avesse. Se solo non avesse promesso a Percival Wright di passare la notte di Capodanno con lui! Ma che cosa le era frullato per il capo? Percival era un bel ragazzo, ma Leilia non lo vedeva come probabile compagno della sua vita.

      “Io vado a casa – disse a Caprecia – Ci vediamo domani in vigna.”

      L’enoteca sarebbe rimasta chiusa a Capodanno, ma per le due sorelle sarebbe stata una giornata di lavoro qualsiasi. La loro proprietà, Prosperity Vineyard, si trovava distante da casa circa trenta miglia, e inoltre c’era anche una piccola fattoria all’interno a cui badare, con letti già pronti per le sorelle, quando erano costrette a pernottarvi.. O meglio, quando gli affari lo permettevano. Il che non accadeva spesso.

      Leilia si diresse verso la sua vettura, accese il motore e lo fece scaldare per qualche minuto; poi si avviò verso il suo monolocale. Una volta a casa, si fece una doccia e poi si preparò per il suo appuntamento. Si augurò di non doversene pentire. Percival voleva portarla a una specie di festa che si sarebbe tenuta al Witch’s Brew quella sera, di cui sua cugina Esmeralda era per metà proprietaria. Per l’evento, avevano ordinato anche parecchie casse di Spumante Rosè, proprio da Grape Flavours. Sarebbe servito per brindare al Nuovo Anno.

      Si asciugò i capelli e li spazzolò finché non divennero belli lucidi. Poi indossò una gonna blu con una spaccata laterale, e un top nero a maniche lunghe di pizzo. Infine un paio di sandali abbinati con tacco a spillo. A Leilia piaceva essere elegante, quando ne aveva l’occasione. Peccato che non capitava quasi mai!

      Un sommesso bussare la distolse dai suoi pensieri. Andò ad aprire la porta, e si trovò davanti un bellissimo Percival in abito scuro e cravatta verde, che ben si abbinava al colore dei suoi occhi. Lui le porse un’unica rosa dallo stelo lungo.

      “Spero che ti piaccia. Non conosco ancora i tuoi gusti.” disse.

      Leilia prese la rosa e l’annusò: le piacevano tutti i fiori, anche se le rose non erano proprio le sue preferite. Ma lui non poteva saperlo.

      “Grazie, è bellissima.” gli disse.

      “Come te.” esclamò lui, galante. Avrebbe dovuto farle piacere ma, chissà perché, a Leilia quel complimento diede quasi fastidio.

      “Sei pronta?” chiese Percival.

      “Certo!” rispose lei. Forse avrebbe dovuto mettere la rosa nell’acqua, ma non lo fece. Ma allora, che stava uscendo a fare con quello? Eppure, sapeva bene che Percival non era il suo tipo! Comunque, si rassegnò all’idea di passare la serata con lui; ormai aveva accettato e non poteva certo tirarsi indietro! Prese il cappotto e seguì Percival fuori dell’appartamento.

      In un baleno arrivarono al The Witch’s Brew. Appena entrata, appese il cappotto all’appendiabiti e ammirò l’illuminazione: questa volta, Tristan ed Esmeralda si erano proprio superati! C’erano minuscole luci al led dappertutto, perfino nell’angolo bar, e palloncini ovunque.

      “Oh, sei arrivata! – esclamò Esmeralda, abbracciandola – Che ti porto?”

      “Niente, grazie.” rispose Leilia.

      Esmeralda si rivolse a Percival. “Tristan ti stava cercando. Puoi andare a vedere che vuole?”

      “Sì, ora vado.” disse il ragazzo, aguzzando lo sguardo per cercare di vedere Tristan.

      “Ok, divertitevi. Io vado a salutare gli altri ospiti!” esclamò Esmeralda. E se ne andò a fare quattro chiacchiere con la gente che era appena entrata. Eh, sua cugina Esmeralda era fatta così. Sempre la testa tra le nuvole!

      “Ti prendo qualcosa da bere? “ chiese Percival. Leilia ebbe un moto di stizza: non l’aveva sentita, quando Esmeralda le aveva fatto la stessa domanda? Ma si trattenne. Non poteva trattarlo male per una cosa così stupida.

      “No, grazie. Magari più tardi.” rispose gentilmente.

      “Beh, se non ti spiace, io invece ho voglia di bere. Torno subito.” disse Percival, e la lasciò lì da sola. Leilia lo vide avvicinarsi a Tristan che in quel momento stava parlando con un tizio. Non appena lo vide, Tristan gli fece un bel sorriso. Si salutarono come se non si vedessero da tempo! Nulla di strano, ma Leilia si sentiva sempre più di cattivo umore. Erano appena arrivati al locale, e già Percival l’aveva piantata in asso per andare dal suo migliore amico! Ma non poteva biasimarlo: se Nash fosse stato nei paraggi, forse anche lei avrebbe fatto lo stesso! Con la differenza che Percival, in teoria, avrebbe dovuto comportarsi da cavaliere e lei no.

      Non che lei se lo aspettasse: un cavaliere con la sua lucente armatura… roba da matti! E Percival non aveva l’aria di voler mollare l’amico. Magari, avrebbe potuto fare come lui e andare a scambiare quattro chiacchiere con un’amica…ma più ci pensava, più s’innervosiva. C’era una sola persona di cui avrebbe gradito la compagnia, e proprio quella non era venuta. Forse, avrebbe dovuto eclissarsi prima di prendere un ennesimo palo. Che stronzo! Percival l’aveva delusa prima ancora di cominciare!

      Afferrò il cappotto e uscì dal locale. Molto meglio starsene rintanati a casa in compagnia di una ciotola di popcorn e un bel bicchiere di vino! Avrebbe potuto fare una telefonata a Nash e vedere se lui era disponibile a farle compagnia. Più ci pensava, più le sembrava un’ottima idea.

      Lanciò un’occhiata a Percival, chiedendosi se doveva dirgli o no che voleva tornare a casa. Infine decise di inviargli un sms sul telefonino, adducendo la solita scusa che non si sentiva molto bene. Poi, si rimise il cellulare in tasca e si avviò verso casa di Nash. Moriva dalla voglia di rivedere il suo migliore amico!

      CAPITOLO TERZO

      Nash arrivò a casa e posò sul tavolo la bottiglia di vino che Leilia gli aveva regalato. Si scrollò la neve di dosso dal cappotto e lo gettò su una sedia…o almeno ci provò, perché non prese bene la mira e la giacca finì a terra. Rimase a fissarlo per qualche attimo, riflettendo se gli conveniva appenderlo al suo posto nell’armadio o lasciarlo lì per terra. Alla fine, con un sospiro lo raccattò e lo ripose.. Non era colpa di nessuno se la sua intenzione di dichiararsi a Leilia era andata a farsi benedire.

      Guardò la bottiglia di vino, e si chiese se avrebbe dovuto scolarsela da solo per dimenticare, ma poi pensò che probabilmente gli ci sarebbe voluto qualcosa di più forte per affogarsi nell’alcool.

      Andò al suo angolo bar e ne tirò fuori una bottiglia di whiskey, e se ne versò un bicchiere pieno. Se lo scolò d’un botto, e l’impatto del liquore con la sua gola fu così violento che rimase un attimo senza fiato per il bruciore. Se ne versò un altro, e poli un altro ancora. Al terzo bicchiere, la stanza cominciò a vorticargli intorno e non si sentiva più tanto lucido.

      Afferrò la bottiglia di whiskey e si trascinò sul divano. Non c’era motivo di mantenere la compostezza; poteva scolarsi il liquore direttamente dalla bottiglia.

      Più che sedersi, crollò sul divano, tenendosi aggrappato alla bottiglia. Prese il telecomando