Brenda Trim

Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae


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già attirato abbastanza attenzione con il proprio tentativo di fuga, e non gli serviva a nulla aggiungere Maurelle alla lista dei suoi amici intimi per suscitare uno scrutinio più attento da parte della Gullvieg. Ryker sperava di essere riuscito a dissipare ogni dubbio che la spregevole Preside nutriva nei suoi confronti.

      La ragazza rilassò la schiena sulla sedia e tese la mano come per toccare l’ala del ragazzo. Ryker s’irrigidì d’istinto. Maurelle molto probabilmente comprese la ragione della reazione di lui, quindi abbassò la mano. Era meglio se i due fossero restati distanti nonostante l’attrazione veemente che il Fae provava verso di lei.

      “Almeno sei ancora vivo. Temevo che anche tu fossi morto” gli disse giocherellando con il cibo sul piatto con una smorfia in viso.

      La Preside si alzò in piedi tenendo le mani sui fianchi. “Voglio dare il benvenuto a tutti a questo nuovo anno alla Bramble’s Edge Academy. Sono orgogliosa di aver gestito quest’istituzione per trecento anni. Non troverete nessun’altra scuola che vi insegnerà meglio a controllare le vostre abilità. Abbiamo diversi nuovi studenti, i quali verranno valutati dopo domani”.

      Ryker ascoltò la Gullvieg dare indicazioni circa dove si trovavano le classi e le aree per fare pratica. Poi smise di prestare attenzione al discorso della Preside per concentrarsi su Maurelle. Come aveva fatto a sapere del suo tentativo di fuga? L’aveva forse visto cercare di volare da infortunato? I suoi coinquilini si congedarono nel momento in cui la Preside riferì le informazioni più rilevanti, il resto non era importante.

      Ryker avvicinò appena la sedia a Maurelle, poi si piegò verso di lei e le chiese “come facevi a sapere ciò che mi è successo?”

      I suoi occhi grigi erano iniettati di rosso quando ritornarono su di lui. Le si era formato del sudore sulla fronte. “Oh. L’agente che mi ha rapita ha usato un cappio magico…”

      “Catene” la interruppe precisando il nome del vincolo.

      La ragazza gli rivolse un gesto di congedo con la mano. “Ad ogni modo quando l’ho toccato ti ho visto cercare di scappare e poi cadere quando hai sbattuto contro la barriera”.

      “Pratichi la psicometria” disse lui traendo le conclusioni in base a ciò che aveva detto la ragazza. Non lo sorprese nemmeno il fatto che si fosse divincolata quando era stata portata all’Accademia. Ryker si era posto l’obiettivo di non approfondire le cose con lei, ma non riusciva a non preoccuparsi per la sua salute. “Ti hanno ferita quando ti hanno catturata?”

      Gli occhi di lei si riempirono nuovamente di lacrime, e poi abbassò il capo. Il modo in cui rilassò le spalle gli suggerì che la ragazza si era arresa completamente. La vista di lei così fragile gli spezzò il cuore. Ryker si ammonì mentalmente e fece del proprio meglio per non confortarla. “No. Non mi hanno ferita, ma mia mamma…lei era…ha cercato di aiutare”.

      La voce di Maurelle era così bassa che Ryker dovette prestare molta attenzione per comprenderla. “Spero che tua mamma stia bene. La mia non ha fatto niente quando sono volato fuori dalla finestra”.

      “Sei fortunato che ha tenuto la bocca chiusa. Hanno ucciso mia mamma” ribatté la ragazza a denti stretti.

      Ryker era troppo scioccato per apprezzare la scintilla che si era accesa in lei. “Cosa? Come fai ad essere qui adesso? Mi dispiace” aggiunse poi. Il suo commento era completamente insensibile. Non aveva mai sentito di qualcuno che restava ucciso durante un reclutamento. Il fatto che questa bellissima femmina avesse perso la madre gli fece venire voglia di prendersela con chi si trovava ai piani alti. Era fottutamente inaccettabile.

      Non è così che si rimane distaccati, ricordò a se stesso. L’ingiustizia gli pesava nell’animo. Nessun Fae doveva soffrire in tal modo. Non c’entrava niente con lei personalmente, si rassicurò.

      “Se potessi sarei a casa con mio padre e le mie sorelle per mandare la sua anima nell’aldilà. Queste persone sono dei mostri”.

      Ryker le posò un palmo della mano sulla spalla nel tentativo di consolarla. Maurelle non gli sorrise nemmeno quando alzò il viso, quindi il ragazzo sollevò la mano non desiderando avvicinarsi ulteriormente a lei nonostante il lutto la distruggesse. In quel momento il maschio si rese conto che doveva essere appena successo.

      Spiegava il perché indossasse ciò che sembrava un pigiama piuttosto che la divisa nera della scuola con tanto di logo. Come potevano aver ucciso sua madre per poi obbligarla a presenziare ad un banchetto di benvenuto come se non fosse successo niente?

      Ryker si rese quindi conto che forse le voci che giravano circa l’Accademia, specificatamente circa gli umani che la gestivano, erano vere. Dopo tutto ogni storia di paura era basata su fatti realmente accaduti.

      Poteva non trattarsi di un accadimento isolato. Erano troppo preparati per piegare questa ragazza ai loro ordini. La politica del terrore assicurava poche obiezioni. Avrebbero potuto farle degli incantesimi o altre cose per far sì che Maurelle non parlasse, ma non avrebbero alleviato il suo dolore.

      La reazione che aveva avuto quando era stata portata nella mensa aveva attirato l’attenzione di tutti. Senza dubbio alcuni studenti attorno a loro avevano sentito ciò era accaduto. La notizia della morte della madre di Maurelle sarebbe rimasta per un bel po’ al campus.

      “Non sei sola” le promise. “Sfortunatamente sospetto che troverai qualcun altro che condivida ciò che hai passato”. La speranza che lesse negli occhi di lei gli aveva fatto aggiungere l’ultima considerazione per fare in modo che comprendesse il fatto che Ryker non stava parlando di se stesso.

      “So che hai ragione. È per questo che…ugh” disse sussultando come dal dolore e portandosi una mano sulla testa. Il pallore della sua pelle mutò in una sfumatura sul verde.

      “Non sembri molto in forma. Ti sei fatta visitare da un guaritore?”

      Maurelle scosse il capo agitando le sue ciocche rosa. “Non mi sentivo bene quando mi sono venuti a prendere. Sono appena arrivata. Mi hanno fatto venire qui per prima cosa”.

      “L’infermeria si trova al secondo piano dell’ala est” l’informò. Era tutto ciò che poteva suggerirle. Non aveva intenzione di rendersi bersaglio più di quanto lo fosse già.

      “Grazie” mormorò lei alzandosi in piedi.

      Ryker l’accompagnò per qualche metro, desiderava poter fare di più per migliorare la situazione di lei. I due rimasero in silenzio. Si comportò da stronzo e non la salutò nemmeno quando presero strade diverse, lui si diresse verso il quarto piano dove si trovava il proprio dormitorio.

      Gli si agitarono le budella quando le sue parti basse decisero che fosse una bella idea assecondare l’attrazione che provava nei confronti della ragazza. Era il caso che si facesse una doccia fredda, dato lo scompiglio causato dal fatto che aveva trattato Maurelle come una seccatura.

      CAPITOLO QUATTRO

      “Gli orari sono sempre così impegnativi?” domandò Ryker al suo coinquilino. Era all’Accademia da qualche giorno, ed i programmi erano più pesanti del lavoro part-time che aveva prima di venir portato a scuola.

      La maggior parte dei giovani adulti Fae lavoravano per contribuire al sostentamento delle loro famiglie ma s’applicavano raramente più di dieci ore al giorno, informazione in contrasto con quanto presentato durante le lezioni di storia. Gli insegnanti avrebbero dovuto sapere che gli studenti non si sarebbero bevuti le loro fandonie. Erano loro a lavorare veramente fuori dall’Accademia per aiutare le loro famiglie ad arrivare a fine mese.

      Sembrava che ciò che venisse insegnato all’Accademia fosse a favore degli umani. Gli insegnanti raccontavano loro di come gli umani avevano salvato Bramble’s Edge dalla rovina, ed era qualcosa che faceva infuriare ma anche riflettere.

      Appena arrivato all’Accademia, Ryker aveva provato l’impulso di scatenarsi contro chiunque avesse blaterato tali bugie. Con il passare del tempo aveva però compreso meglio il meccanismo. Non credeva comunque al fatto che gli umani li avessero salvati, poiché erano stati loro ad attaccare i Fae.

      Le loro armi surclassavano le abilità dei Fae e debilitavano il loro reame. Sua madre gli aveva detto abbastanza